Immagine di Highrise City | Recensione - Uno strano city builder
Recensione

Highrise City | Recensione - Uno strano city builder

Highrise City è una interessante variazione sul tema dei city builder, ma non tutte le sue idee sono perfettamente calibrate.

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a cura di Daniele Spelta

Redattore

In sintesi

  • Un po' city builder, un po' gestionale economico
  • Mette a dura prova le capacità di pianificazione del giocatore
  • Meccaniche di gioco molto sfaccettate
  • Le interfacce sono il principale nemico

Informazioni sul prodotto

Immagine di Highrise City
Highrise City
  • Sviluppatore: Fourexo Entertainment
  • Produttore: Deck13
  • Distributore: Deck13
  • Testato su: PC
  • Piattaforme: PC
  • Generi: Strategico , Gestionale
  • Data di uscita: 4 settembre 2023

SimCity ha lasciato un vuoto incolmabile e non veniteci a parlare delle sue versioni mobile o della sua ultima incarnazione nonché pietra tombale per tutta la serie. La lacuna è stata per fortuna colmata dall’ottimo Cities Skyline e siamo certi che l’oramai prossimo capitolo farà fare un nuovo passo in avanti a tutto il genere dei city builder.

L’offerta sul mercato è però davvero scarna, soprattutto se si escludono varianti storiche come il recente remake di Pharaoh o qualche altra piccola produzione indipendente.

L’attesa di mettere le mani su Cities Skyline 2 può per fortuna essere ingannata con Highrise City. Il titolo sviluppato da Fourexo Entertainment non si vergogna di mettere in evidenza i suoi chiari rimandi alla serie di Colossal Order, ma allo stesso tempo cerca di avere una sua anima prendendo ispirazione dalla serie Anno e da quei simulatori più vicini al mondo dell’economia rispetto a quello dell’urbanistica.

Il risultato è decisamente soddisfacente, anche se non mancano spigoli davvero rigidi e qualche evidente limite dovuto ad un budget ben lontano da cifre astronomiche.

Un tiepido benvenuto

I limiti di Highrise City emergono sin da subito. Già dal menù di avvio, il titolo appare infatti decisamente grezzo e tagliato con l’accetta, manca del tutto uno stile e la carenza di personalità traspare da ogni singolo tasto.

Le scelte iniziali sono poi molto limitate e le mappe messe a disposizione del giocatore per costruire la sua città casa dopo casa si contano sulle dita di una mano. Accanto a questi scenari preimpostati, ciascuno dotato di risorse e caratteristiche morfologiche già predefinite, c’è spazio anche per la classica partita sandbox, dove non ci sono reali vincoli economici e l’unico vero scopo è dar vita a città perfetta dal punto di vista stilistico.

Un’operazione che però resta solo sulla carta delle planimetrie immaginarie, perché Highrise City non fa del colpo d’occhio una delle sue carte principali.

Anche una volta avviata la partita, l’UI risulta di nuovo mal realizzata, sia dal punto di vista estetico che per la user experience. Prendiamo ad esempio il tutorial, composto da una serie di indicazioni vaghe e mai troppo precise.

Una volta terminata l’azione richiesta, semplicemente non sapevamo quale tasto premere per andare all’istruzione successiva, spesso tutto lo schermo era invaso da pop-up e menù invasivi – e la barra delle costruzioni posta nella parte bassa del monitor appariva e spariva in modo fastidioso, era composta da icone che ci abbiamo messo un bel po’ a comprendere e, senza troppi giri di parole, era davvero vicina a quella di un titolo degno forse del solo mercato PC della Germania appena riunificata negli anni ‘90. 

Qualche déjà-vu

Il primo impatto con Highrise City non è dei migliori e se cercate un’esperienza zen dove costruire un piccolo diorama in movimento avete sbagliato posto. Per fortuna, una volta prese le misure dell’interfaccia e messo da parte un tutorial quasi ingiustificabile, il titolo diventa tutto d’un tratto un interessantissima variante in tema di city builder

Pur con la sua UI del tutto da rivedere, il gioco riesce a essere interessante come city builder.
Sulle prime sembra di trovarsi al cospetto di clone da discount del già citato Cities Skyline. Innanzitutto occorre tracciare il reticolo delle strade, facendo attenzione a non creare ingorghi e utilizzando la giusta tipologia di carreggiata a seconda del quartiere.

Una volta creata questa griglia di partenza bisogna poi colorare le celle da cui è composta la mappa con le varie tonalità che contraddistinguono le abitazioni e gli uffici, stranamente indicate con i colori verdi e blu, esattamente – guarda caso – come in Cities Skyline.

Come ultimo passo, il piccolo paese necessita dei servizi basilari, come l’energia elettrica, dell’acqua potabile e anche un inceneritore dove scartare i propri rifiuti.

Questi pochi ingredienti sono sufficienti per attirare i primi abitanti che, una volta superata una certa soglia numerica, daranno via via accesso a strutture sempre più complesse e adatte ad una città vera e propria. Fino a qui nessuna vera novità, ma ecco che sulle case iniziano a spuntare vari allarmi – sempre ovviamente con icone sgraziate – che mettono in luce le richieste dei nostri cittadini. 

A caccia di materie prime

A differenza di molti altri city builder, la domanda di beni è decisamente meno astratta. Ad esempio, sono pretese frutta e verdura e per soddisfare queste esigenze occorre piazzare in campi appositi delle fattorie. A loro volta questi edifici non hanno solo un prezzo da pagare per essere costruiti, ma necessitano di risorse concrete, come legno e mattoni. 

Per accaparrarsi questi materiali ecco allora sorgere una segheria e una cava di argilla.

Le assi prodotte devono poi essere trasportate nel luogo esatto, compito svolto dalle aziende di trasporti, con i camion che però riescono a coprire solo certe zone – e, dunque, vanno piazzati in modo tale da creare una vera rete di distribuzione lungo le principali strade della città, in modo tale da soddisfare ogni domanda di beni.

In quest’ottica, Highrise City si avvicina con forza alla serie Anno ed è molto più simile ad un simulatore economico, dove occorre collegare i numerosi input e output per dare vita a catene di produzione sempre più complicate.

Teoria più che pratica

L’idea di Highrise City è decisamente interessante, ma la realizzazione lascia qualche dubbio, sia a livello di meccaniche di gioco, sia a livello concettuale. Soprattutto per un titolo dalle modeste risorse economiche, è difficile fare tutto bene e, come si suole dire, alle volte è meglio concentrarsi su pochi aspetti cruciali e approfondire bene questi ultimi.

Highrise City alle volte fa invece il passo più lungo della gamba. Infatti, come city builder fatica ad esprimere tutte le potenzialità creative tipiche del genere, anche per un livello tecnico decisamente modesto e per una pesantezza inspiegabile del motore di gioco, che fatica a sostenere lo sviluppo urbano a lungo termine.

Dal lato opposto, preso come gestionale economico, non brilla per le diramazioni delle catene di produzione, che spesso si rivelano un vero e proprio intralcio alla crescita della città.   

Per accedere agli edifici più avanzati e ottenere gli oggetti tecnologici richiesti, occorre infatti estrarre dalla mappa risorse molto rare, disperse in qualche angolo dello scenario ancora non sbloccato – e l’unica soluzione è dunque l’acquisto di svariati lembi di terreno praticamente vuoti, tirare una lunghissima strada e piazzare in fondo a questo tracciato una singola cava.

Questo è un problema che può essere aggirato con la giusta pianificazione e accade solo al termine di una partita. I reali intralci vengono a galla invece proprio nei minuti iniziali, quando ad esempio si faticano a posizionare una scuola, un piccolo ambulatorio e una stazione di polizia perché sempre a corto di risorse, con il malcontento che così cresce e un numero sempre maggiore di abitazioni che restano vuote.

Inoltre, capiamo le richieste materiali per costruire le strutture uniche, ma queste esigenze potevano essere eliminate nella creazione delle semplici zone.  

Un sindaco ingegnere

A questo va poi aggiunto un albero delle ricerche, un ulteriore tassello di un puzzle che alla lunga rischia di diventare più che altro una equazione difficile da risolvere. 

La somma finale data dall’unione di tutte queste meccaniche è un micro-management alle volte eccessivo, che distoglie l’attenzione da quello che dovrebbe essere il focus di qualsiasi city builder, ovvero la gestione del tessuto urbano, il perfetto disegno di una ragnatela fatta di strade dalle diverse dimensioni, il corretto sostentamento energetico e, soprattutto, la flessibilità nella creazione di quartieri specifici – ad esempio poli universitari, parchi, centri a vocazione turistica – che sono del tutto assenti in Highrise City.

In conclusione, il lavoro di Fourexo Entertainment è un interessante spin-off nel suo genere, un ibrido che fatica però a trovare il giusto bilanciamento fra due anime che spesso collidono tra loro.

Voto Recensione di Highrise City | Recensione


7

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Prova a variare quelli che sono i fondamenti di un city builder

  • Gameplay ragionato e meccaniche profonde

  • L'unione delle sue due componenti principali è decisamente interessante...

Contro

  • ... Anche se c'è qualche intoppo di troppo

  • Interfaccia davvero da rivedere

  • Tecnicamente non è proprio uno spettacolo

Commento

Highrise City non è il classico city builder da giocare con le marce automatiche e pretende sempre molta attenzione dal lato della produzione, con richieste sempre più esigenti da soddisfare. Questa attenzione sulle catene di approvvigionamento è una piacevole svolta rispetto ai canoni del genere, una meccanica che però non sempre viaggia con lo stesso passo della città virtuale.