Football Manager 2020, frittatona di cipolle e rutto libero per tutti - Recensione
Sarristi vs Contiani vs figli di Klopp
a cura di Gianluca Arena
Senior Editor
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Sports Interactive
- Produttore: SEGA
- Piattaforme: PC , SWITCH , MOBILE
- Generi: Gestionale
- Data di uscita: 19 Novembre 2019 - 10 dicembre 2020 Switch
Siamo giunti di nuovo a quel periodo dell’anno: quello in cui si gioca in finestra in ufficio, quello in cui si cercano talenti ai quattro angoli del globo, quello in cui, finalmente, si può mettere alla porta quel giocatore che proprio non si sopporta. Novembre è giunto, gente, e con esso l’immancabile, immarcescibile edizione annua di Football Manager.
Lasciate ogni speranza voi ch’entrate, perché, anche quest’anno, c’è da spendere centinaia di ore per vincere tutto.
Pianificare is da way
Nel desolante panorama delle novità introdotte, che, giocoforza, non possono che essere più di una o due per edizione, si erge a protagonista una delle migliori aggiunte alla serie degli ultimi anni, ovvero la pianificazione pluriennale. Esattamente come nella realtà, dove non tutti i team perseguono i medesimi obiettivi e percorrono le stesse strade, ognuna delle migliaia di squadre selezionabili in Football Manager 2020 (tra cui manca la Juventus, tristemente rinominata “Zebre”) si pone traguardi personalizzati a lungo termine, spesso più importanti di quelli sul breve e medio periodo.
L’Ajax (con cui, immancabilmente, abbiamo giocato una delle due carriere per questa recensione), ad esempio, pone dinanzi a tutto la crescita dei suoi giovani e la valorizzazione di un sistema di scouting e di strutture di allenamento eccellenti, premiando i mister che decideranno di dare spazio alle promesse provenienti dall’Under 19, mentre il Chievo si prefigge di tornare quanto prima in serie A senza mai sforare né il budget né il tetto ingaggi.
Similmente, accedere alle sterminate risorse economiche di squadre come il PSG o lo United significherà mettere a segno anche dei colpi mediatici, al di là della reale utilità tecnica dei giocatori, per placare le ire di piazze assai esigenti anche in termini di immagine.
Insomma, oltre a diversificare ulteriormente l’esperienza di gioco, aumentando esponenzialmente il già elevatissimo fattore rigiocabilità, la pianificazione a lungo termine aggiunge una dose di sano realismo alla simulazione, e consente di entrare in sintonia con le dirigenze come mai prima: ci è capitato di farci sfuggire uno scudetto praticamente già vinto in una delle stagioni con l’Ajax, ma l’aver portato in squadra ben cinque elementi del vivaio ha salvato la nostra panchina, lasciando immutata la stima del presidente nei nostri confronti.
Al contrario, anche a discapito dei risultati, ignorare le richieste della società o non cercare almeno un punto di accordo con essa può portare molto più facilmente all’esonero rispetto al passato, rendendo la vita ancora più difficile ai sessanta milioni di allenatori virtuali che abitano nel Belpaese.
Inoltre, come già evidenziato dal nostro Daniele Spelta in sede di anteprima, Sports Interactive ha lavorato molto per abbattere le barriere d’ingresso per i nuovi appassionati, consentendo di delegare praticamente tutte le attività al vice, così da entrare in punta di piedi in un mondo tanto affascinante quanto complesso: i veterani non si accorgeranno nemmeno di questa possibilità e, verosimilmente, la ignoreranno, ma la sua inclusione può portare nuove leve a godersi questa profonda simulazione.
Nuovi cerotti e vecchie magagne
Durante le lunghissime ore di test abbiamo apprezzato l’introduzione del responsabile del settore tecnico e di quello dei prestiti, l’uno sempre pronto a consigliare nuovi ingressi nello staff e segnalare eventuali problematiche e l’altro capace di condensare in una sola schermata la situazione dei prestiti di tutta la squadra – ma nessuna di queste due ha significativamente cambiato la nostra esperienza di gioco.
Lo ha fatto, piuttosto, e qui entriamo nel vivo dell’analisi del gameplay e delle cose che funzionano (e di quelle che funzionano meno), il lavoro del team di sviluppo sull’annosa questione degli infortuni, che segnalavamo nella recensione della scorsa edizione. Rispetto al massacro del 2019, Football Manager 2020 è tornato ad essere un gioco estremamente bilanciato dal punto di vista degli infortuni: la frequenza si è considerevolmente abbassata, avvicinandosi a quella di una normale squadra nel corso della stagione, e l’incidenza degli stessi non è tale da costruire rose dagli infiniti petali, con relativi mal di pancia e lamentele.
Ci è successo di perdere giocatori anche per diverse settimane, sono capitate rotture o problemi muscolari che hanno fatto saltare la gran parte della stagione, ma tutto nell’alveo di una normale gestione di un team impegnato su più fronti.
Molto bene anche il calciomercato, sempre più frizzante e con sempre più variabili: adesso, in fase di contratto, è possibile fare delle promesse al giocatore, con il rischio che, non mantenendole negli anni a venire, si generi del malcontento. In compenso, quasi a voler bilanciare l’introduzione di questa nuova variabile, i mal di pancia relativi al minutaggio dei giocatori meno utilizzati sono calati, ed il turnover, pratica necessaria quando si gioca ogni tre giorni, sembra essere meglio digerito dai giocatori. Andare a scovare, grazie anche all’ottima simulazione del lavoro degli scout, quel talento semi-sconosciuto per portarlo alla ribalta delle cronache e rivenderlo a peso d’oro ha sempre quel retrogusto dolcissimo a cui tutti gli appassionati di questa longeva saga non si abitueranno mai.
Ci sono, però, anche cose che non vanno, e che andrebbero svecchiate quando non eliminate del tutto: parliamo innanzitutto (di nuovo!) delle conferenze stampa, ma anche di alcune dinamiche di spogliatoio sinceramente forzate.
Delle prime abbiamo detto quasi tutto già in sede di recensione dell’edizione di dodici mesi fa: obsolete, con pochissime domande che si ripetono all’infinito, le conferenze stampa pre e post gara sono probabilmente la prima cosa che finirete con il delegare all’allenatore in seconda, per non essere tediati da una stampa mai così banale ed uguale a sé stessa nel corso degli anni.
Alle soglie del 2020, con il calcio sempre più globalizzato e sempre più carrozzone mediatico, il franchise di Football Manager non riesce a mettersi al passo sotto questo aspetto, ma, come per gli infortuni, la speranza è che gli ineffabili ragazzi di Miles Jacobson ci mettano mano a partire dalla prossima edizione.
Segnaliamo poi delle dinamiche di spogliatoio forzate, probabilmente mirate ad elevare il livello di sfida per i mister più capaci: quando un giocatore di primo piano chiede la cessione, magari per ambizione o perché ha perso gli stimoli dopo tanti anni di militanza nel medesimo team, è inaccettabile (ed irrealistico) che alcuni suoi compagni di squadra si lamentino con il mister della cosa.
Nel calcio, quello vero, come ci hanno insegnato decine di casi, opporsi alla volontà di cambiare aria di un giocatore significa solo guastare l’armonia dello spogliatoio, eppure, anche dinanzi a scelte conclamate del singolo, in Football Manager 2020 ci sono altri compagni che, inspiegabilmente, se ne hanno a male, pretendendo di essere ceduti o, peggio ancora, rimanendo da scontenti.
Facciamo un esempio, giusto per chiarire: dopo una sola stagione, giocata alla grande e conclusa con tre titoli vinti, Van de Beek (carriera all’Ajax di cui sopra) chiede, legittimamente, di essere ceduto ad un club più blasonato, senza forzare le mano, in seguito all’interessamento di molti top club. Decido di assecondarne la volontà e lo cedo allo United per un bel gruzzolo, attirandomi le ire di almeno altri tre compagni di squadra (Tadic, Ziyech e Promes) che si lamentano per la cessione di un membro importante del team e chiedono di seguirlo (pur non avendo richieste), lasciandomi dinanzi a due opzioni ugualmente infelici.
La prima, quella poi perseguita, è stata una bella epurazione di massa, che però non mi ha fatto realizzare quanto avrei voluto dai cartellini, mentre la seconda sarebbe stata di tenerli in casa scontenti, con effetti deleteri sull’armonia dello spogliatoio e sulle loro prestazioni individuali.
Ecco, rendere più fluide e realistiche situazioni simili, senza mettere per forza il giocatore sulla graticola, può essere un’altra delle sfide a cui il team di sviluppo può far fronte a partire dalla prossima edizione, che, non ne dubitiamo, è già in sviluppo.
A qualcuno interessa il lato tecnico?
Il titolo del paragrafo dice tutto: tra il ciclopico database, la miriade di variabili che si intersecano tra di loro e la profondità dell’esperienza di gioco, vale davvero la pena soffermarsi più di tanto sull’aspetto tecnico della produzione?
Sports Interactive lavora da anni al motore grafico per avvicinarlo il più possibile alle produzioni tripla A, infondendo tempo e risorse per rendere più fluide le animazioni, più realistici i giochi di luce e più naturali i movimenti dei reparti.
Il risultato migliora di edizione in edizione, e quest’anno si notano una maggiore definizione generale e un livello di dettaglio più consistente rispetto all’anno scorso, ma, considerando quanto distante fosse il punto di partenza rispetto alla concorrenza targata Konami ed Electronic Arts, sarebbe una forzatura dire che Football Manager 2020 stia colmando il distacco.
Certo, l’impegno è evidente e ammirevole, ma dopo un paio di stagioni virtuali giocate con la partita in 3D, così da saggiare i miglioramenti all’engine per questa recensione, siamo prontamente tornati alla cara, vecchia visualizzazione bidimensionale, vuoi per un effetto nostalgia, vuoi per la maggiore rapidità che questa consente, permettendo di risparmiare minuti preziosi da dedicare al calciomercato o ad approfondire l’allenamento individuale per ogni singolo componente della rosa.
Da molti punti di vista, questo è sicuramente l’aspetto più debole della produzione, ma l’impatto che questa debolezza ha nell’economia di gioco è minimo, e quindi la speranza è che il team di sviluppo guidato da Miles Jacobson si concentri maggiormente su altri aspetti del gioco invece che sul miglioramento dei frame di animazione, che, soprattutto per quanto concerne i portieri, rimangono bruttini da vedere e spesso irrealistici.
Chiosa finale per la longevità, da lode come ogni anno: la disponibilità di campionati, squadre e giocatori è sconfinata, e, volendo, qui c’è da giocare per mesi, se non per anni.
Se non fosse che, di questi tempi, l’anno prossimo saremo verosimilmente alle prese con Football Manager 2021…
+ La pianificazione a lungo termine aggiunge profondità all'esperienza
+ Infortuni meno impattanti che in passato
+ Calciomercato sempre più realistico
- Qualche dinamica vetusta da rivedere
8.4
Come e più dell’edizione dello scorso anno, che pure non ci era affatto dispiaciuta, Football Manager 2020 avvicina sempre di più la realtà, proponendo un ventaglio di scelte sempre più ampio, nuove figure professionali capaci di aiutare il giocatore e, soprattutto, la pianificazione a lungo termine, senza dubbio una delle aggiunte migliori degli ultimi anni. Ci sono ancora piccole cose che non vanno, dalle conferenze stampa a certe dinamiche di spogliatoio, ma il lavoro svolto sulla frequenza degli infortuni e sullo snellimento dei menu è di ottima qualità e, ancora una volta, le ore perse ad esultare come idioti dinanzi ad uno schermo non si contano.
Ci vediamo l’anno prossimo, Sir Jacobson.
Voto Recensione di Football Manager 2020 - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
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Alleggerito ma non banalizzato
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La pianificazione a lungo termine aggiunge profondità all'esperienza
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Infortuni meno impattanti che in passato
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Calciomercato sempre più realistico
Contro
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Conferenze stampa da delegare quanto prima al secondo
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Qualche dinamica vetusta da rivedere