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Dragon's Dogma 2 | Recensione - Il viaggio è la destinazione

Dragon's Dogma 2 è un'opera senza compromessi, con la grande libertà di esplorazione di un mondo pieno di sorprese e un combat system adrenalinico.

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

In sintesi

  • Offre un mondo davvero aperto e sempre prodigo di sorprese.
  • Caratterizzato da scelte di game design da abbracciare per godersi il gioco a pieno.
  • I combattimenti sono rapidi e frenetici, ma non privi di strategia

Informazioni sul prodotto

Immagine di Dragon's Dogma 2
Dragon's Dogma 2
  • Sviluppatore: Capcom
  • Produttore: Capcom
  • Distributore: Capcom
  • Testato su: PS5
  • Piattaforme: PC , PS5 , XSX
  • Generi: Gioco di Ruolo
  • Data di uscita: 22 marzo 2024

Tra i titoli più attesi di questo 2024, Dragon's Dogma 2 rappresenta il ritorno di un franchise che contava fin qui un solo episodio, il quale, pur non privo di difetti, seppe lasciare un marchio indelebile sull'industria, scavandosi una nicchia di appassionati e diventando, col tempo, un piccolo classico.

La Capcom in stato di grazia degli ultimi anni ha d'altronde preso fiducia nella forza delle sue IP, e con un timoniere esperto come Hideaki Itsuno al comando, eravamo fiduciosi che la barca giungesse in porto senza troppi problemi.

Ma tra il dire ed il fare c'è sempre di mezzo il mare, e nell'attuale mercato videoludico nulla si può dare per scontato. 

Vediamo allora com'è andato il nostro lungo viaggio nelle terre di Vermund e di Battahl.

Vivere in un mondo altro

Sin dai primissimi istanti della corposa campagna principale appare evidente come Dragon's Dogma 2 abbia maggiormente a cuore, pur nei limiti dettati dalla sua struttura principalmente votata all'azione e all'esplorazione, il comparto narrativo, più elaborato e godibile di quello, piuttosto generico, del suo diretto predecessore.

Se i primi momenti mettono il giocatore in prima persona nei panni del sovrano di Vermund, accolto ad uno sfarzoso ricevimento medievale da numerosi astanti, basta davvero poco perché la situazione precipiti in maniera inattesa ed inspiegabile.

In linea con lo spirito del franchise, siamo dinanzi ad un titolo in cui la storia e la caratterizzazione dei personaggi sono asserviti al gameplay, vero protagonista del prodotto.

Eppure l'accresciuto numero di cinematiche, peraltro tutte di ottima qualità (complice la potenza del RE Engine che muove questa seconda iterazione) e il maggiore taglio cinematografico dato alle interazioni tra personaggi e agli snodi fondamentali della campagna di certo non guastano, e denotano un passo avanti nello sviluppo da questo punto di vista.

Se nel primo gioco l'impressione era che la trama fosse stata inserita come mero pretesto per giustificare il viaggio dell'Arisen, in questo seguito Capcom ha dotato la sua creatura di una sceneggiatura meglio scritta e meglio recitata da un buon cast di NPC, pur mantenendo il focus sulla libertà di esplorazione concessa al giocatore e sulle sue interazioni libere con il mondo di gioco, la cui mappa è all'incirca quattro volte più estesa di quella del capostipite.

Ogni anfratto potrebbe nascondere una quest, ogni centro abitato un'opportunità di essere avvicinati da qualcuno, ogni grotta dei tesori e piccole storie degne di essere raccontate.
Il worldbuilding e la lore generale sono tra gli elementi a cui è stata destinata la maggiore attenzione, evidentemente, ed i risultati si vedono, visto che l'immersione nel mondo di gioco sarà pressoché totale: il risentimento degli umani verso i Feridi, gli ibridi uomo/felino che popolano il mondo di Dragon's Dogma 2, e quello dei Feridi stessi verso le pedine, viste come meri burattini dell'Arisen e trattati alla stregua di animali, sono solo alcuni degli elementi che contribuiscono a rendere credibile il mondo in cui il giocatore è chiamato a perdersi.

Ogni anfratto potrebbe nascondere una quest secondaria, ogni centro abitato un'opportunità di essere avvicinati da individui (loschi e non) interessati al nostro alter ego ed ogni grotta inesplorata può nascondere tesori e piccole storie degne di essere raccontate.

Non siamo ai livelli di mostri sacri come Skyrim, beninteso, eppure Itsuno e compagnia sono riusciti nel non facile intento di rendere credibile, vivo e pulsante il mondo di Dragon's Dogma 2, e questo, al di là dell'accresciuto impegno in ambito narrativo, crediamo sia il più importante tra gli obiettivi raggiunti dal team di sviluppo.

Così è, se vi piace

Dragon's Dogma 2 è un inno al coraggio, un'opera autoriale sulla falsariga dei souls di FromSoftware, e, come tale, un gioco destinato ad essere divisivo: la qualità complessiva è per molti versi ottima, ma Hideaki Itsuno e il suo team non hanno avuto paura di osare, ed alcune delle scelte di game design potrebbero non incontrare i gusti di ogni giocatore.

Ma andiamo con ordine: se ci sono due elementi che metteranno d'accordo tutti e che rappresentano le gambe su cui si regge il titano pubblicato da Capcom, questi sono senza dubbio le fasi esplorative ed il sistema di combattimento.

Quando si esplora, in Dragon's Dogma 2, lo si fa con un senso di meraviglia continuo, che solo la scelta di non rendere disponibile il viaggio rapido, se non in maniera assai limitata, riesce parzialmente ad offuscare all'alba delle sessanta ore di gioco.

Un trionfo di gameplay emergente, dove diversi sistemi semplici coesistono e concorrono a creare un'esperienza avvolgente, che raggiunge il suo apice di notte, quando le luci si spengono ed il giocatore è solo un puntino di luce nell'oscurità.

Ogni grotta, ogni anfratto, ogni strada montana possono nascondere segreti, mostri di ferocia indicibile, tesori rari o, banalmente, una pedina errante che si proporrà al giocatore: abbiamo già citato Skyrim e citeremo più avanti The Legend of Zelda: Breath of the Wild e Tears of the Kingdom, e se scomodiamo dei pesi massimi come questi lo facciamo a ragion veduta.

Il senso di scoperta è il motore del gioco, e vi porterà fuori dal seminato un'infinità di volte, spesso mandandovi incontro ad avventure straordinarie, qualche volta ad una morte infausta.

Quando dalla cartina si passa alle armi, poi, il combat system offre una versione riveduta, più aggressiva e corretta di quello che fece la fortuna del predecessore, con una manciata di classi tra cui scegliere e l'equipaggiamento che passano in secondo piano - laddove l'azione pura, svincolata dai numeri e dalle statistiche di un gioco di ruolo, è la vera protagonista.

Un po' Monster Hunter - per le dimensioni, il numero e la ferocia delle bestie che vi getterà contro - un po' Devil May Cry, con combo semplici ma rapidissime e tattiche di combattimento sempre votate all'offesa, Dragon's Dogma 2 si lascia giocare che è un piacere, grazie anche ad una buona intelligenza artificiale delle pedine, prodighe di consigli verso il giocatore e latrici di conoscenze perdute.

Le prime trenta ore delle sessanta spese in compagnia del gioco sono state le migliori: scoperte meravigliose e combattimenti furibondi ad ogni piè sospinto, con la quest principale messa da parte per lunghi tratti per dedicarci alla mappatura del territorio e al divertimento allo stato puro.

Non è però tutto perfetto, e qui veniamo ad una serie di scelte di game design che, da un lato, rendono Dragon's Dogma 2 quello che è, immediatamente riconoscibile ed orgogliosamente diverso dalla stragrande maggioranza dei congeneri, dall'altro ne frenano un po' le ambizioni, perché risultano rischiose e, in alcuni casi, piuttosto tediose sul lungo periodo.

L'esistenza di un singolo slot di salvataggio, ad esempio, che si auto-sovrascrive con grande frequenza e non permette le sperimentazioni tipiche dei giochi di ruolo moderni. 

In uno specifico caso, in seguito ad un malinteso con una guardia a Bakbattahl, siamo stati identificati dagli NPC come trasgressori ed attaccati a vista, pur senza volerlo né avere colpe apparenti (un bug?); in un altro gioco di ruolo avremmo semplicemente ricaricato il salvataggio più recente, ma nel mondo di Dragon's Dogma 2 questa soluzione non è contemplata.

Le alternative erano massacrare la gran parte degli NPC di uno dei due più grossi centri abitati del mondo di gioco o, come abbiamo scoperto qualche ora dopo, consegnarsi alle guardie pur senza avere colpa, azzerando il livello di allerta e passando una notte in gattabuia.

Alcune scelte di design, seppur di personalità, saranno di sicuro divisive, come l'assenza di un lock sui nemici o la (non) gestione del viaggio rapido.
Ma di scelte divisive ce ne sono altre: manca un lock on sui nemici, proprio come nel primo gioco (il che funziona benone contro gruppi di avversari e assai meno bene contro mostri singoli), armi ed equipaggiamento sono rigidamente riservate alle classi di appartenenza e il loot è invece completamente casuale, per cui, giocando con un ladro, potreste imbattervi ripetutamente in ricompense utili solo ad un mago.

Dulcis in fundo, il viaggio rapido: a noi l'idea di limitarlo fortemente, restituendo dignità al viaggio e riservando sorprese continue al giocatore piace molto, ma troviamo che la si sia spinta forse un po' troppo oltre, se è vero che è inevitabile accusare stanchezza alla ventesima volta che si è costretti alla medesima scarpinata, con gli stessi nemici che ci riservano le stesse imboscate nei medesimi punti del tragitto.

Con un tempo di gioco così ampio, l'entusiasmo iniziale tende a scemare con il passare delle ore, e sul finire del gioco, quando abbiamo dovuto sobbarcarci scarpinate considerevoli solo per consegnare un oggetto, ci siamo sorpresi nel trovarci a rimpiangere il caro, vecchio fast travel.

Certo, ci sono i carri con i buoi e le pietre del trasporto, ma gli uni percorrono solo determinate tratte, e possono essere attaccati (e distrutti) dai mostri, costringendo comunque a lunghe camminate (e senza l'ombra di un rimborso!), e le seconde si trovano in numero piuttosto limitato - e possono essere utilizzate solo all'aria aperta.

Come per i Souls, che citavamo poc'anzi, la bontà del prodotto è inficiata solo in minima parte da queste scelte, ed anzi alcune di esse caratterizzano la creatura di Itsuno, ma la rigidità di alcune delle altre potrebbe scoraggiare certa parte di utenza.

E sarebbe un peccato, perché i pregi di Dragon's Dogma 2 sopravanzano nettamente i suoi difetti.

La bellezza ha un prezzo

Ultima, ma non certo in ordine di importanza, tra le scelte divisive vi è quella, discussa già parecchie volte ancora prima del lancio, riguardante il refresh rate dello schermo e le prestazioni del gioco, che sarà immesso sul mercato con un frame rate sbloccato e senza che sia data al giocatore alcuna scelta tra modalità visive multiple, com'è ormai consuetudine per i tripla A in questa generazione di console.

Itsuno e il suo team, spalleggiati evidentemente dal publisher, hanno scientemente deciso di non scendere a compromessi per quanto concerne la resa grafica del prodotto, che, forte della potenza del RE Engine, renderizza a 4K (checkerboard, per quanto possiamo dire) tutto il mondo di gioco, senza alcun tipo di caricamento intermedio se non quelli nascosti da sporadici ascensori qua e là.

Il livello di immersione ne esce potentemente invigorito: i panorami verdeggianti, le foreste mediterranee di Vermund ed i canyon rocciosi di Battahl sono davvero uno spettacolo per gli occhi, con una resa eccezionale su un televisore 4K HDR.

Come dicevamo, peraltro, la mappa di gioco è larga all'incirca quattro volte quella del titolo originale, che già non era esattamente limitata, e quindi il risultato raggiunto in termini di fedeltà visiva e ampiezza del mondo di gioco può dirsi strabiliante.

Come per Breath of the Wild e Tears of the Kingdom dopo di lui, in Dragon's Dogma 2 se il giocatore scorge in lontananza una grotta che solletica la sua curiosità, un forziere apparentemente irraggiungibile o un falò acceso sulla cima di una montagna ci sono ottime possibilità che possa effettivamente raggiungerli, senza barriere invisibili o soluzioni poco eleganti come massi che bloccano la strada, come purtroppo visto altrove.

Le animazioni dei mostri sono incredibilmente dettagliate: a memoria, non ricordiamo dei lupi così verosimili tanto nelle movenze quanto nei comportamenti, con il branco aggressivo che circonda la preda e i singoli componenti che battono in ritirata alla velocità della luce.

Ma fanno un figurone anche i nemici più grossi, che invece correvano il rischio di apparire goffi e tutti uguali tra loro: le movenze di un orco e quelle di un ciclope sono differenti, come lo sono il set di attacchi, le resistenze elementali e le zone di caccia.

I nemici volanti rimangono una spina nel fianco, a meno di reclutare un paio di arcieri nel proprio party, ma la loro presenza spinge a tattiche differenti e mai alla frustrazione, in un titolo che mediamente non si è mai rivelato troppo impegnativo, se non in specifiche situazioni di clamorosa inferiorità numerica.

Purtroppo, il prezzo da pagare per tanta bellezza è un frame rate sbloccato che non piacerà ai puristi dei 60 fps ma, temiamo, nemmeno a quelli che in genere prediligono la modalità Fedeltà: a nostro parere la scelta di non bloccare a 30 fps è un boomerang che si ritorce contro il prodotto tanto nelle situazioni di combattimento più concitate quanto nei centri abitati, popolati da decine di personaggi non giocanti.

La nostra sessantina di ore spese in compagnia di Dragon's Dogma 2 ci ha restituito un frame rate perlopiù stabile, con fluttuazioni che non ci hanno mai impedito (a differenza della telecamera negli spazi angusti) di goderci gli adrenalinici combattimenti, ma che comunque sono presenti ed evidenti anche ad occhio nudo.

Su PS5 diremmo che il range sia grossomodo compreso tra i 25 fps delle situazioni meno felici e i 40 fps toccati nelle rare fasi in cui, immersi nella natura, non eravamo braccati da un qualche tipo di nemico.

Bloccare il frame rate a 30 fps avrebbe azzerato questa forbice e dato più solidità al gioco, che riteniamo comunque godibile anche senza i 60 fps, che pure avrebbero rappresentato una ciliegina sulla torta per un titolo così improntato all'azione.

Non sappiamo se la patch day one o eventuali modifiche successive al codice potranno migliorare questa situazione, o se il team di sviluppo stia lavorando segretamente ad una modalità Prestazioni che preveda il raddoppio degli fps a spese della risoluzione, ma in ogni caso la situazione attuale, pur lungi dall'essere problematica, non è ideale, a nostro avviso.

Non siamo rimasti particolarmente soddisfatti del comparto audio, tanto della colonna sonora quanto del doppiaggio: nessuno dei due combina disastri, sia chiaro, e anzi ci sono un paio di motivi che riecheggiano durante le fasi di esplorazione che ci sono rimasti in mente, ma era lecito aspettarsi di più considerando i valori produttivi del resto e le dimensioni del progetto.

Impossibile muovere qualsivoglia critica alla longevità, invece: se la campagna principale può essere portata a termine in una quarantina scarsa di ore, le dimensioni della mappa, la quantità di segreti e anfratti da esplorare e l'esercito di mostri sparso per il mondo di gioco assicurano una longevità realisticamente tra le ottanta e le cento ore abbondanti per quanti volessero perdersi tra Vermund e Battahl.

Come per Skyrim e per gli ultimi due episodi del franchise The Legend of Zelda, il vero limite in questo caso sembra essere la voglia del giocatore, più che i contenuti creati dal team di sviluppo.

Voto Recensione di Dragon's Dogma 2 | Recensione


8.3

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Mondo aperto pulsante e davvero libero

  • Combat system spettacolare

  • Contenuti a profusione

  • Unico nel panorama dei giochi open world

Contro

  • Parecchie scelte di game design molto divisive

  • Il framerate sbloccato è un'autorete

Commento

Nonostante la rigidità di scelte di game design divisive, Dragon's Dogma 2 è orgogliosamente diverso, tremendamente affascinante e sicuramente meritevole di attenzione da parte di varie categorie di videogiocatori, dagli amanti dell'azione pura a coloro i quali adorano immergersi in un mondo dalla testa ai piedi, passando, ovviamente, per gli appassionati di giochi di ruolo di forte matrice action.
Puntando su un combat system strabordante, un continuo senso della scoperta ed un colpo d'occhio meraviglioso, la creatura di Itsuno e compagnia riesce a scavarsi una nicchia in un genere affollatissimo, rivelandosi una delle conferme più liete di questo 2024.
Se deciderete di sposare la filosofia di gioco che ha portato a questo seguito avrete dinanzi a voi settanta o ottanta ore di divertimento puro.
Solo, non aspettatevi molte delle comodità dei tripla A più recenti e sappiate che, purtroppo, i 60 fps, che tanto avrebbero giovato al sistema di combattimento, sono al momento su console una chimera grossa quanto quelle che affronterete nella seconda parte del gioco.
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