Immagine di Dead Rising Deluxe Remaster | Recensione - Zombie pigri
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Dead Rising Deluxe Remaster | Recensione - Zombie pigri

Dead Rising Deluxe Remaster è un rifacimento quasi da zero del classico Capcom con Re Engine, ma finisce col dimenticare più di qualche particolare.

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

In sintesi

  • Un rifacimento che abbraccia molti aspetti differenti dell'opera.
  • Intelligenza artificiale ancora insufficiente nonostante gli interventi effettuati.
  • La versione migliore del gioco, ma non mancano comunque le problematiche.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Dead Rising Deluxe Remaster
Dead Rising Deluxe Remaster
  • Sviluppatore: Capcom
  • Produttore: Capcom
  • Testato su: PS5
  • Piattaforme: PS5 , XSX , PC
  • Generi: Action Adventure
  • Data di uscita: 19 settembre 2024 (digitale) - 8 novembre 2024 (retail)

Frank West ha un posto nel cuore di tutti i videogiocatori più stagionati, è inutile negarlo. Sarà l'aria da bravo ragazzo, l'inseparabile fotocamera sempre appesa al collo o l'irresistibile alternanza tra buone azioni e sguardi da canaglia, ma il reporter freelance ideato da Capcom ormai nel 2006 ha saputo conquistarsi un posto nell'Olimpo dei personaggi videoludici più influenti e riconoscibili, e questo nonostante uno iato di otto anni dall'ultimo capitolo del franchise di cui è il cuore.

Per ovviare a questa prolungata assenza, Capcom sta per pubblicare su PS5 (versione recensita), Xbox Series X e S e PC Dead Rising Deluxe Remaster, riproposizione in RE Engine del primissimo titolo della serie.

Noi lo abbiamo già giocato per voi: scopriamo insieme com'è andata.

Il sapore unico della provincia

Willamette, Colorado. Una tranquilla cittadina della provincia americana che conta poco più di cinquantamila anime.

Questa spianata di cemento alla statunitense passa dall'anonimato più assoluto, dalla sera alla mattina, a diventare il centro nevralgico delle notizie nazionali, con una quarantena militare in atto e un massiccio spiegamento di forze apparentemente ingiustificato, se non fosse per le colonne di fumo che si alzano dal centro cittadino, visibili a chilometri di distanza.

Frank West, prode reporter freelance, si catapulta sulla scena a caccia di uno scoop, e si fa lasciare sul tetto del centro commerciale della cittadina, apparentemente l'epicentro degli strani ed inquietanti avvenimenti in corso: la deadline è fissata dopo appena 72 ore, quando il suo operatore tornerà a prenderlo.

Non ci dilunghiamo oltre sul comparto narrativo perché non è mutato rispetto all'originale e, nonostante risulti un po' risaputo, con vari media che negli anni hanno affrontato l'apocalisse zombie da più punti di vista, esso riesce ancora ad intrattenere e a calare il giocatore nei panni dell'indomito reporter.

Non abbiamo approvato l'idea di Capcom di mettere mano solo marginalmente ai problemi di gameplay dell'originale.
In questa sede, piuttosto, ci concentreremo sulle novità introdotte in questa Deluxe Remaster, che segue la rimasterizzazione pura e semplice già disponibile per le console della scorsa generazione da qualche anno.

L'elenco delle modifiche operate dal team di sviluppo è sostanzioso – sebbene, come vedremo, non includa alcuni dei punti più critici della produzione.

Tra le maggiori aggiunte a livello di ribilanciamento e miglioramento della quality of life, segnaliamo l'aggiunta di ulteriori libri collegati a nuove skill da imparare, l'introduzione di un moderno sistema di controllo che rende Frank più agile e facile da controllare (che include la possibilità di muoversi mentre si punta, tanto con un'arma da fuoco, quanto con la fida fotocamera di Frank).

Troviamo inoltre la presenza di un indicatore chiaro che segnala il livello di consumo delle armi corpo a corpo, la nuova e più generosa distribuzione dei PP utili a passare di livello, l'opportunità di avanzare il tempo a piacimento, ma soprattutto l'introduzione di una comoda funzione di autosalvataggio, una delle feature più richieste dai fan della prima ora – molti dei quali avevano perso ore di gioco in seguito a stupide morti accidentali durante il loro primo playthrough.

Problemi irrisolti

Sebbene dal punto di vista narrativo e storico il ritorno di Frank West rappresenti una buona notizia per il mercato videoludico, e il gioco in sé rimanga un piccolo classico imperfetto, dal punto di vista delle meccaniche il tempo non è stato altrettanto clemente con Dead Rising, e questa Deluxe Remaster – che pure ammoderna il titolo sotto tutti gli aspetti meramente tecnici – si limita ad un compitino appena sufficiente dal punto di vista del gameplay.

Purtroppo, con una mossa che ci ha sorpreso (e non in positivo...), e per la quale non regge la giustificazione della preservazione dell'originale, Capcom ha deciso di non mettere mano, se non marginalmente, alle problematiche più gravi che affliggevano il gameplay di Dead Rising già al tempo della prima pubblicazione, tra cui l'intelligenza artificiale degli NPC (soprattutto alleati) e la gestione quantomeno approssimativa delle hitbox, lasciando da parte il limite temporale che divise il pubblico già su Xbox 360.

Se diciotto anni or sono la (mancanza di) intelligenza artificiale dei personaggi non giocanti era già evidente, ma non così grave se confrontata alla media delle produzioni dell'epoca, oggi, tenuto conto degli enormi passi in avanti fatti dall'industria nel frattempo, avere a che fare con automi affetti da gravi mancanze in termini tanto motori quanto di comprensione risulta francamente inaccettabile.

Dalla mamma che ha perso la sua bambina e va portata a spalle fino al rifugio, che appena messa giù non trova di meglio da fare che tuffarsi in mezzo ad un branco di zombie, ai due ragazzi intrappolati in una gioielleria che hanno gravissimi problemi di pathfinding, il salvataggio dei numerosi sopravvissuti diventa un incubo spesso ben peggiore di quello in cui Frank West sprofonda quando scende su Willamette.

La sensazione, ovviamente non confermata ma tangibile, è che molte delle routine comportamentali originarie degli NPC siano state copiate ed incollate senza alcuna modifica, con risultati disastrosi sul gameplay e sulla riuscita delle numerose quest secondarie sparse per il centro commerciale, che presto si finirà per evitare per non guadagnarsi l'inferno a suon di improperi.

Altro tasto dolente è rappresentato dalle hitbox e dal feeling delle armi da fuoco in particolare: l'imprecisione dei colpi inferti è palese, tanto quanto risulta casuale il trigger delle prese da parte degli zombi. Spesso, pur circondati da sette o otto non-morti brancolanti la si scampa miracolosamente, laddove in altri casi basta un singolo zombie, dalla cui portata il nostro alter ego sembra apparentemente salvo, per abbrancarci e costringerci al quick time event atto a liberarsi.

Siamo molto soddisfatti del comparto audiovisivo, con RE Engine in grande spolvero.
Non sappiamo se la consueta, benedetta patch del day-one porrà rimedio a questa problematica, ma la momento di redigere questo articolo la situazione non è delle più rosee.

Le armi da fuoco, dalle pistole in su, risultano poi di una leggerezza imbarazzante, proprio come nel titolo originale oltre tre lustri fa: sparare a ripetizione con una pistola restituisce la sensazione di fare fuoco con un'arma giocattolo o con un fucile ad acqua di quelli usati dai bambini in spiaggia.

Il feeling e il peso dei colpi sono quasi inesistenti e, se non fosse per il minimo effetto sulla barra vitale dei nemici, opportunamente resa sempre visibile, non ci sarebbe alcun tipo di feedback per accertarsi che i colpi vadano a segno, fatta eccezione per gli headshot.

Qualcuno tra i più nostalgici tra i nostri lettori potrebbe obiettare che ognuna di queste problematiche fosse presente anche al lancio sul mercato diciotto anni fa, e a ragione, ma da parte nostra ci aspettavamo che il revamp coinvolgesse anche tutti i (conclamati) difetti del titolo originale e non si limitasse ad adattare l'avventura di Frank West al RE Engine.

Ovviamente ci sono anche aspetti del gioco invecchiati meglio, come la possibilità di utilizzare praticamente qualsiasi oggetto come arma, dai carrelli della spesa ai sex toys (?!?), o il rinnovato Infinity Mode, che aggiunge un tocco survival all'avventura.

Rimuovendo il timer di settantadue ore e costringendo il giocatore a procurarsi continuamente del cibo per contrastare il lento ma costante consumo della barra della salute, questa modalità offre un'esperienza di gioco molto differente, e in questa versione è stata ribilanciata al fine di renderla meno ostico tramite una funzione di salvataggio, assente nell'originale.

Siamo convinti che queste meccaniche funzionerebbero bene anche in un eventuale nuovo episodio e, quindi, una volta giunti ai titoli di coda di uno dei numerosi finali disponibili, rimane l'amaro in bocca per quello che poteva essere e non è stato.

Se la memoria non ci inganna, inoltre, abbiamo trovato notevolmente livellato verso l'alto il livello della violenza nel gioco, con più macchie di sangue e schizzi che riempiono lo schermo in occasione dei momenti più affollati della mattanza: se questo rappresenti un plus o meno, dipende dalla sensibilità e dai gusti dell'utenza.

Tutto sotto una nuova luce

Se siamo rimasti piuttosto delusi dall'immobilismo del team di sviluppo lato gameplay, non possiamo invece che dirci molto soddisfatti dal punto di vista audiovisivo perché, ancora una volta, RE Engine offre una prova estremamente convincente e riporta alla modernità un titolo originariamente pubblicato su una console limitata come Xbox 360.

I modelli dei personaggi, il set di animazioni, l'illuminazione, le ambientazioni hanno tutti goduto di un revamp notevole, che restituisce al prodotto un'estetica che potrebbe essere tranquillamente scambiata per quella di un gioco di nuova pubblicazione.

Siamo rimasti piacevolmente colpiti dai nuovi effetti di illuminazione, con tramonti ed effetti di luce notturni degni di nota, dalla stabilità del frame rate, che raramente si è allontanato dai 60 fps promessi da Capcom, e dalla risoluzione, che, pur applicando soluzioni dinamiche per mantenere sempre stabile l'aggiornamento dei frame, su PS5 non ha mai lasciato spazio a texture slavate o a cali troppo drastici nella qualità dell'immagine – che si mantiene sempre su buoni livelli ed arriva ad un massimo di 4K, utilizzando tecniche di upscaling quando lo schermo si fa troppo affollato.

Nonostante qualche sopracciglio si sia sicuramente alzato all'annuncio di questa rimasterizzazione (la seconda per il titolo Capcom), a conti fatti non riteniamo che il prezzo richiesto sia eccessivo per l'operazione, perché il gioco è stato tecnicamente rifatto da zero e la quantità di contenuti è più che buona.

Piuttosto, ad esporre il fianco a critiche, come abbiamo visto, sono la tipologia e la qualità degli interventi, o meglio gli aspetti del gameplay che il nuovo team di sviluppo ha deciso di lasciare immutati, o quasi, rispetto al titolo immesso sul mercato nel lontano 2006.

La rinnovata ed estesa gamma di costumi, molti dei quali siamo riusciti a provare per questa recensione (tra cui quelli dedicati ai franchise di Resident Evil e Street Fighter, altre IP prominenti di mamma Capcom), non porta in dote abilità esclusive per quanto abbiamo visto, ma animazioni dedicate, che vanno ad arricchire la gamma di quelle base di Frank e strappano spesso un sorriso durante l'andirivieni nel Willamette Mall.

La presenza di un doppiaggio diffuso e ben fatto, che include modifiche (perlopiù per il meglio) alle voci originali e, per la prima volta, anche l'italiano, rappresenta sicuramente un plus notevole tanto per la qualità dell'offerta quanto per la piena comprensione della trama e dei dialoghi, sebbene la storia non rappresenti il punto focale della produzione.

Voto Recensione di Dead Rising Deluxe Remaster | Recensione


6.7

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Ottimo ammodernamento visivo

  • Migliorie sparse per entrambe le modalità

  • Un classico imperfetto, ma pur sempre un classico

Contro

  • Intelligenza artificiale degli NPC ancora molto deficitaria

  • Hitbox confusionarie

  • Feeling delle armi da fuoco da rivedere

Commento

Con Dead Rising Deluxe Remaster, Capcom è riuscita a catturare lo spirito della serie e a rinnovarne l'appeal, proprio come avrebbe fatto Frank West con una bella panoramica dall'alto di Willamette.
Dal punto di vista tecnico il lavoro svolto è lodevole e il gioco potrebbe essere facilmente scambiato per una nuova uscita da un occhio meno attento.
A tradire le vere origini del titolo, e a sottolineare impietosamente le quasi due decadi intercorse dalla prima pubblicazione, ci sono però problematiche persistenti, tra cui le più gravi sono rappresentate dalla scarsa intelligenza artificiale degli NPC e dall'imprecisione delle hitbox, a cui il nuovo team di sviluppo ha scelto mettere mano solo in maniera limitata.
Il risultato finale lascia quindi l'amaro in bocca: se le migliorie apportate e l'ennesima, convincente performance del RE Engine lasciano ben presagire per il futuro del franchise, è necessario che, per eventuali prossime uscite, ci si focalizzi su alcune delle mancanze più gravi che questa serie si porta dietro ormai da troppo tempo.
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