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Recensione

Zombi U

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Avatar di FireZdragon

a cura di FireZdragon

Pubblicato il 28/11/2012 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

7.5

Nintendo porta sulle spalle da ormai troppo tempo il peso di essere tacciata come una casa in grado di regalare solo esperienze per giovani e imberbi fanciulli, lontanissima da quel mondo di hardcore gamer che ormai da anni pascolano e si fraggano a volontà su PC, PS3 e Xbox 360.
I giocatori più navigati sanno bene invece che nella storia più recente lo stesso Wii ha saputo regalare titoli dai temi maturi e dedicati a un target ben diverso dagli sfegatati scuotitori di controller, con il violentissimo Madworld e il profondo Monster Hunter a farne da portabandiera, senza dimenticare ovviamente gdr d’alta scuola arrivati sul finire del ciclo vitale della bianca console come Xenoblade e Pandora’s Tower.
Con Nintendo Wii U l’aria che si respira sembra essere estremamente diversa e il passaggio in HD, con il conseguente arrivo di tutta una serie di brand di altissimo richiamo, vedrà la casa di Kyoto tentare di riconquistare parte di quel mercato lasciato per strada durante gli anni, decisa a prendere di petto le critiche ricevute dai giocatori e pronta a combattere Sony e Microsoft sul loro stesso campo.
Se da una parte quindi la grande N dimostrerà durante i prossimi mesi cosa è in grado di fare, il compito di arrivare a un pubblico differente spetta in prima battuta agli sviluppatori coinvolti nel progetto, prima fra tutte Ubisoft, che con Zombi U ha deciso di gettarsi nella mischia con un survival di altri tempi. Il gioco vuole riportarci in parte alle atmosfere tetre e cariche di tensione dei primi Resident Evil, esplorate questa volta in prima persona. Esperimento riuscito?
Benvenuti a Londra, inferno sulla terra
Zombi U è completamente ambientato in una Londra ormai distrutta da un’epidemia devastante che ne ha decimato la popolazione, lasciando i pochi sopravvissuti a doversi scontrare con migliaia di non morti mangia cervello ormai riversatisi senza controllo per le strade.
All’interno di una stanza messa in sicurezza, una voce misteriosa e sconosciuta ci guiderà durante i nostri primi passi. La storia prende forma così a grandi linee senza una struttura narrativa dalla solida spina dorsale, lasciando il giocatore spiazzato in un primo istante, con le idee confuse e un’aria di smarrimento che, in maniera probabilmente involontaria, ci avvicina al protagonista della nuova avventura (o meglio ai protagonisti).
Durante i primi minuti di gioco impersoneremo infatti un perfetto sconosciuto, un sopravvissuto qualunque che si fiderà ciecamente della voce guida, unico spiraglio a una sopravvivenza che ormai sembra un miraggio lontano. Armati di coraggio e di ben poco altro, inizieremo dunque a muovere i primi passi in un mondo oscuro pieno di pericoli, nel quale morire non è un’ipotesi poi così remota. L’atmosfera è di quelle toste: angoli ciechi, rumori improvvisi che squarciano il silenzio che ci avvolge e quella costante sensazione di essere braccati da un nemico invisibile che potrebbe celarsi davvero ovunque. Tale atmosfera porta il giocatore a lasciarsi rapire e a soprassedere alla mancanza di un solido filo conduttore alle vicende. Seguirà anche lui, quasi come se non avesse alternative, la voce onnipresente, in grado di regalare una falsa sensazione di sicurezza e controllo sulle diverse zone di Londra, grazie alla possibilità di osservare qualsiasi movimento attraverso le decine di telecamere di sicurezza sparse in ogni dove.
Sebbene i livelli tentino di presentare il mondo di gioco come una città girovagabile in libertà, in realtà, ad eccezione di rarissimi casi, la strada da percorrere sarà sempre piuttosto lineare e la necessità di partire da un dato punto per raggiungere l’obiettivo marcato sulla mappa di gioco ci seguirà per tutta la durata dell’avventura, limitando l’esplorazione pura a poche stanze nascoste e a rari percorsi secondari.
Il fatto che il protagonista non sia in grado di saltare amplifica la sensazione di staticità generale, caricata anche dall’impossibilità di interagire con qualsivoglia oggetto dello scenario, siano esse semplici sedie o monitor, e attenuata solo in parte dalla possibilità di arrampicarsi sopra alcune casse, strisciare sotto determinate recinzioni o scavalcare basse staccionate, il tutto ovviamente con movimenti precalcolati.
Ho una mazza e non ho paura di usarla!
Per combattere le orde di non morti il nostro alter ego potrà utilizzare diverse armi da fuoco, tra cui pistole, fucili ma anche torrette e postazioni fisse di quelli che una volta erano gli ultimi baluardi difensivi dell’esercito inglese. Nessuna paura però, l’impronta di Zombi U non è assolutamente votata all’azione e infatti il ridotto numero di munizioni che troverete in giro vi porterà a evitare di far fuoco all’impazzata. Sebbene per far fuori uno zombie normale un colpo ben piazzato potrebbe essere sufficiente, riuscire a centrare in pieno la testa di un nemico barcollante non è proprio semplicissimo e a meno di non arrivare a portata di morso il vostro caricatore dovrà sputare ben più piombo del necessario prima di abbattere i nemici, obbligandovi a scegliere con cautela come eliminarli. Se le armi tuttavia sono la vostra passione troverete sparsi per la mappa anche tutta una serie di potenziamenti applicabili alle bocche da fuoco sugli appositi tavoli da lavoro, che, in maniera similare a quanto visto in Dead Rising, ne aumenteranno la portata, il rateo di fuoco, la potenza e il numero di colpi nel caricatore. Una feature marginale che regala al gameplay veramente poco in più. Uccidendo nemici a raffica con una determinata arma, inoltre, il nostro personaggio diverrà più abile nel suo utilizzo, migliorandone ovviamente l’efficacia e rendendola ancor più letale. Tale esperienza verrà tuttavia persa in caso di morte rendendo indispensabile tentare di sopravvivere il più a lungo possibile con lo stesso protagonista.
Terminate le munizioni tuttavia non sarete un semplice pasto con le gambe ma potrete fare affidamento sull’inglesissima mazza da cricket in dotazione, arma per il corpo a corpo devastante se usata in maniera intelligente. Purtroppo il sistema di combattimento è uno dei punti deboli della produzione e richiederà la pressione dei dorsali del pad per caricare il colpo e rilasciarlo sulla testa dei nemici. La risposta dei cadaveri ambulanti all’impatto è altamente deludente e la maggior parte delle volte che li centrerete questi barcolleranno all’indietro, permettendovi di sferrare altri colpi in rapida successione fino alla loro morte. Poco importa se avanzando nei livelli incontrerete zombie swat corazzati, guardie reali o poliziotti, la vostra mazza li potrà abbattere instancabilmente con la stessa semplice routine.
L’unica reale preoccupazione arriverà quindi solo quando sarete circondati da tre o più zombi, dato che se anche solo uno di questi dovesse arrivare a brancarvi, la scritta game over troneggerà sullo schermo.
Rinasco nel corpo di una donna e non noto differenze…
Dopo la morte verrete riportati direttamente al punto di partenza, nei panni però di un protagonista completamente nuovo e spogliato di tutto l’equipaggiamento raccolto fino a quel momento.  Di nuovo senza speranze, demotivati ma sempre con la vostra fida mazza da cricket dovrete farvi largo fino al punto della vostra uccisione e recuperare il vostro zaino stretto avidamente nelle mani del protagonista precedente, diventato ora uno zombi. Per raggiungerlo potremo sfruttare i vari checkpoin per i viaggi veloci sbloccati durante la precedente run e presentati qui sotto forma di tunnel della metropolitana, attivati tappando sul nostro paddone il tombino relativo una volta scovato.
L’idea di base è notevole e mai nessuno prima d’ora aveva pensato di buttare in un videogame infiniti protagonisti casuali, ognuno pronto a divenire eroe e sopravvivere alla pandemia o perire nel tentativo di riuscirci. Un vero peccato quindi che il tutto poi si riduca in senso stretto a un mero cambio estetico del protagonista, visto che gli npc non sembreranno curarsi del nostro mutamento trattandoci come se nulla fosse cambiato. Avremmo preferito in tal senso partire da una zona completamente diversa, con reazioni diverse basate su personalità differenti e in generale una maggior cura alle emozioni trasmesse dai personaggi, davvero anonimi. In questo modo l’ottima atmosfera va a cozzare terribilmente con una storia piatta, approfondibile tramite ritagli di giornale e documenti recuperati durante l’esplorazione ma assolutamente poco incisiva. Da questo punto di vista si poteva e si doveva fare molto di più.
Un paddone tra le mani
Zombi U di per sé ha un gameplay riassumibile in poche semplici righe: girare per una città devastata, raccogliere ogni elemento utile alla sopravvivenza e riuscire a portare a casa la pellaccia. A mettere carne sul fuoco questa volta ci pensa il pad che, a differenza di quanto visto in altri titoli per Wii U, non solo è implementato con senso logico ma è essenziale per assolvere alcuni specifici compiti.
Durante le fasi normali di gioco sullo schermo del controller verrà visualizzata la mappa di gioco , con l’obiettivo da raggiungere segnato sempre in modo chiaro, e ci verrà data la possibilità di far partire un impulso sonar per rilevare eventuali minacce prima che queste entrino nel nostro campo visivo. Oltre a ciò si potranno assegnare fino a sei pulsanti tattili a cure, armi o oggetti per un utilizzo rapido degli stessi, pratico e funzionale. 
Premendo il dorsale sinistro il paddone entrerà poi in modalità visore e, tramite i movimenti dello stesso o il semplice uso dell’analogico, si potranno scansionare le varie stanze e analizzare dalla distanza oggetti e contenitori per valutare se valga o meno esplorare zone buie nel tentativo di recuperare qualche risorsa preziosa.
Un buon utilizzo della periferica dunque, che questa volta non viene usata come semplice orpello ma assume un ruolo rilevante all’interno della produzione. Unica pecca è il continuo movimento dello sguardo dalla tv al pad che dopo qualche ora di gioco annoia e distrae, rovinando in parte la tensione.
Bad U, Bad Mii, Bad Wii
Zombi U soffre di gravi difetti tecnici, troppo profondi per essere ignorati nella valutazione finale. I modelli poligonali degli zombie, così come quelli dei personaggi, sono realmente poveri e a poco serve la graduale frantumazione del cranio sotto i nostri colpi per farceli apprezzare di più. Animazioni poco curate e interpolazioni all’ordine del giorno incidono pesantemente su un comparto grafico che, per una console che dovrebbe rappresentare il top sul mercato, non riesce a soddisfare il giocatore più esigente. 
A dimostrazione di quanta poca cura sia stata messa nello sviluppo della parte estetica del titolo vi basti pensare che molte delle texture delle porte sono state riportate con un semplice copia e incolla per fronte e retro, dimenticandosi però di specchiare le scritte che risultano così illeggibili. Buoni i giochi di luci e ombre con un sonoro al top e un’atmosfera, soprattutto durante le uggiose nottate di pioggia rischiarate unicamente dalla nostra torcia traballante, che riesce invece a rapire e ad immergere nell’avventura il giocatore, costretto però a svegliarsi bruscamente davanti alle mancanze di un titolo poco rifinito.

– Grande Atmosfera

– Punitivo

– Ottime idee di fondo

– Utilizzo del pad ragionato

– Diversi problemi tecnici

– Sistema di combattimento troppo semplicistico

– Trama poco incisiva

7.5

Zombi U è un titolo riuscito solo a metà, la grandissima atmosfera che si respira riesce a far pesare meno i molteplici difetti tecnici che il gioco presenta e a immergere il giocatore in un’avventura che saprà tenere sempre alta la tensione. Purtroppo un sistema di combattimento piatto e una storia raccontata in maniera superficiale rovinano in parte quello che la produzione Ubisoft poteva regalare.

Zombi U resta uno dei pochi survival horror punitivi in circolazione e i fan del genere dovrebbero farci un pensierino, consci che le quindici ore per portare a termine l’avventura principale sono ricche di alti e bassi e che difficilmente, una volta portata a termine la storia principale, avrete voglia di riprenderlo in mano.

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