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Recensione

Yomawari: Night Alone

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Avatar di Domenico Musicò

a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

Pubblicato il 20/10/2016 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

7

Inserire Yomawari: Night Alone nell’albo dei survival horror non è un’operazione semplice, perché nonostante il titolo di Nippon Ichi abbia tutti gli elementi giusti al proprio posto e proponga una struttura in linea coi canoni del genere, il modo di raccontare la sua storia e di proporsi al giocatore lo avvicina più a una sorta di fiaba oscura; a un innocuo incubo di bimbo che ciascuno di voi, in forme variabili e in un tempo perso ormai in qualche anfratto della coscienza, ha a suo modo testimoniato. Per sua stessa natura, dunque, non potrete essere terrorizzati o travolti dall’ansia o muovervi a passo incerto lungo il filo immaginario della follia, poiché le mostruosità sono frutto di una trasfigurazione della realtà dai tatti innocenti e fanciulleschi, benché certamente grottesca.
Soli
Yomawari: Night Alone si apre con un prologo sconcertante, con una bambina che perde il proprio cane in modo terribile e che, dopo essere tornata a casa sotto shock, vede la propria sorella smarrirsi d’improvviso nel buio della notte. La piccola protagonista si trova dunque da sola, senza nessuno che possa darle manforte, nel silenzio apparente di una città che pare disabitata, costretta ad affrontare i suoi primigeni terrori. È dalla sua abitazione (in cui potrete salvare) che parte la disavventura della piccola, che nell’arco di circa sei ore s’incamminerà lungo strade infestate da fantasmi, oscure e sgraziate figure, mostruosità terrorizzanti e minacce in grado di avvilirla e ucciderla in un istante. Non potrete in alcun modo affrontarli o farli fuori (solo distrarli con degli oggetti da lancio); al contrario, potrete solo scappare a gambe levate o nascondervi tra i cespugli di rose o dietro i cartelloni. Quando lo farete, lo schermo diventerà completamente nero, con sprazzi rossastri, e udirete i battiti del cuore della bimba che diverranno accelerati quando un mostro sarà molto vicino e si stabilizzeranno quando sarete in relativa sicurezza, pronti a uscire allo scoperto e dileguarvi.
Lo stato di paura vi accompagnerà anche quando sarete vicini a una presenza, limitando la vostra capacità di corsa. Premendo il grilletto destro per la fuga vedrete un indicatore lineare che si restringe ai due margini, come un elastico teso che ritorna lentamente al suo stato originario; al centro, una minuscola sfera indica lo stato di pericolo, il quale – se effettivo – aumenta la fatica e consente di correre per meno tempo. È una meccanica con la quale dovrete prendere confidenza sin da subito, perché non tutti i mostri sono visibili su schermo e le entità spiritiche devono essere illuminate con la torcia. Ed è proprio per questo motivo che esplorare le strade con noncuranza vi condurrà spesso a morte certa. A essere sinceri, talvolta, il gioco riesce a essere scorretto, facendo apparire senza preavviso dei nemici dai quali non avrete nemmeno il tempo di fuggire; alcuni di essi, tra l’altro, sono semplicemente più veloci di voi e dovrete sottostare a questa regola fino a quando non avrete appreso come superare la zona in questione. In tal senso, Yomawari: Night Alone sposa pienamente lo spirito da survival horror, facendovi controllare un personaggio svantaggiato nei confronti dei nemici, travolto e soggiogato da eventi sui quali non ha il minimo controllo. Per tutto il resto, rimane un titolo senz’altro particolare dal punto di vista artistico, ma anche sin troppo lineare e piuttosto debole narrativamente.
Tutta mia la città
La città lungo cui vi muoverete è di discrete dimensioni, soprattutto se rapportate a un progetto così piccolo. Nella mappa, realizzata con lo stile tipico dei disegni delle elementari (così come l’inventario e i menù) sono sin da subito visibili i punti d’interesse, ma non le strade che conducono a essi. Il tragitto verrà disegnato man mano che lo percorrerete, lasciando ai giocatori il piacere di risolvere alcuni elementari passaggi per raggiungere le aree principali, senza obbligarlo sempre a seguire la strada indicata. Yomawari: Night Alone è prima di tutto un gioco fortemente improntato sull’esplorazione, che si lascia scoprire lentamente ed è incline a un po’ di backtracking, necessario quando bisognerà attraversare più di una volta le aree già visitate. Anche se il gioco vi indicherà di volta in volta l’obiettivo da portare a termine, si può insomma fare incetta di oggetti prima del previsto, tra cui anche delle preziose monetine, essenziali per effettuare dei quicksave presso le statue di Jizo (non a caso, protettore dei viaggiatori e dei bambini sfortunati). Queste statue possono essere usate anche per gli spostamenti rapidi, ma bisogna “riaccenderle” tutte le volte che la situazione precipita – e ve lo assicuriamo, capita non poche volte. 
Sebbene Yomawari: Night Alone si presenti con una visuale isometrica (scelta inconsueta per il genere d’appartenenza), dal punto di vista strutturale condivide molto con le produzioni classiche a tema horror, costringendo il giocatore all’esplorazione e al reperimento di oggetti chiave per far progredire la narrazione. Ciononostante, non mancano degli episodi di frustrazione, che si verificano in particolar modo quando si visitano per la prima volta le nuove aree. In Yomawari: Night Alone è consuetudine un po’ di trial and error, la cui percentuale diminuisce quando si apprendono le posizioni nemiche e si comprende davvero che il pericolo può essere in agguato in qualunque istante.
Buono il lavoro artistico di NIS, che si distingue per il design unico e originale dei mostri e della protagonista, stilizzata e dolcissima, che comunica una sensazione di tenerezza sin da subito. E buone sono anche le scelte adottate per le musiche e gli effetti sonori, che si propongono con discrezione, lasciando spesso spazio al sottofondo ambientale o al silenzio, che in un survival horror è sempre d’oro. Ma Yomawari: Night Alone è troppo carino per incutere timore o impaurire sul serio, ed è forse questo il suo tratto distintivo più evidente.

– Design unico e particolare

– Struttura classica da survival horror

– A suo modo intrigante

– Piuttosto lineare

– Narrativamente debole

– Alcune sezioni potenzialmente frustranti

7.0

L’orrore visto attraverso gli occhi di un bimbo è sempre interessante e apre a una quantità di soluzioni di game design impressionante. Nonostante un paio di buone idee e una resa estetica un po’ fuori dagli schemi, Yomawari: Night Alone paga lo scotto di una trama a larghi tratti inconsistente, una linearità di fondo evidente e diverse sezioni frustranti, da ripetere in seguito a delle morti inaspettate ed evitabili.

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