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Recensione

WWE 2K14

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Avatar di Pregianza

a cura di Pregianza

Pubblicato il 31/10/2013 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

7.5

Crescendo, un ragazzo si aspetta di accumulare e raccogliere tra i ricordi felici esperienze di ogni tipo: la prima ragazza, la prima impennata in bicicletta, la prima puntata di Colpo Grosso vista di nascosto all’insaputa dei genitori, o la prima (probabilmente pessima) birra… ma difficilmente chi ha vissuto negli anni 90 avrebbe mai potuto pensare di arrivare ai 20 o 30 anni e di ricordare con amore “le botte”. 

No, non parliamo degli sganassoni ricevuti in tenera età dai vostri genitori, parliamo di botte televisive, di enormi uomini muscolosi addestrati per riempirsi di mazzate e per cadere in modo elaboratissimo su un ring semielastico quadrato. Parliamo di wrestling signore e signori, e per l’esattezza di WWE, uno show che ha sempre saputo mischiare personaggi tanto caricaturali quanto carismatici, prodezze sportive, e rivalità degne della peggior soap opera in un minestrone apprezzabile da grandi e piccini. 
In Italia lo spettacolo della lotta libera televisiva non ha attecchito come negli States, anche a causa di alcuni pessimi commentatori che preferivano fare la telecronaca dei match manco fossero partite di calcio invece che spiegarne le sottotrame, ma nella terra del sol levante ha avuto una certa presa, con tanto di federazioni e combattenti leggendari al pari del buon Hulk Hogan o di Ultimate Warrior. E’ dalle fiamme di questa passione che sono stati forgiati gli Yuke’s, una squadra di sviluppatori dedita ormai da anni alla creazione di titoli con il marchio WWE. 
Dopo il crollo di THQ la serie di titoli creati dal team nipponico sembrava morta e sepolta, in attesa di un salvataggio all’angolo, ma 2K non si è fatta scappare la ghiotta occasione di appropriarsi della licenza, e ha quindi messo in cantiere un nuovo titolo della saga, WWE 2K14. 
Dal punto di vista dei contenuti, gli Yuke’s hanno quasi sempre esaltato i fan, mancando il centro perfetto solo a causa di un comparto tecnico evolutosi poco e male di gioco in gioco, e di un gameplay con alcuni marcati difetti. Questo sarà il capitolo della svolta, o solo la chiusura di un’era?
History of manliness
Partiamo proprio dai contenuti, da sempre il punto di forza della software house giapponese. Bene, sarete lieti di sapere che gli Yuke’s quest’anno si sono superati fino quasi a doppiarsi, inserendo nella loro opera una modalità chiamata 30 Years of Wrestlemania. La nuova opzione non è una semplice raccolta di match in cui usare le grandi glorie del passato: è una fedelissima riproduzione virtuale di alcuni dei momenti più alti e indimenticabili della WWE, dove tutto viene riproposto con una cura maniacale per il dettaglio. I filmati introduttivi sono quelli originali dell’epoca, le arene, la grafica delle scritte di presentazione in sovraimpressione, e persino il filtro granulare televisivo sono riutilizzati durante gli scontri, oltre a una serie di obiettivi da completare per superare le missioni e portare avanti le vicende dei grandi lottatori del passato. Hulk Hogan non era esattamente un attore da Oscar, ma bisogna avere un cuore di pietra per non commuoversi nemmeno un pochino davanti alle sue esultanze, o ai match del mitico Macho Man, o ancora alle spettacolari rivalità che hanno dato forma alla federazione odierna. Per un appassionato, 30 Years of Wrestlemania è una modalità da sogno, non c’è molto altro da dire.
Gli Yuke’s, comunque, non si sono limitati a spingere il pedale sul fattore nostalgia, hanno infatti reinserito il WWE Universe Mode, ampliandolo a dismisura in parallelo alle possibilità di personalizzazione del gioco. Al giocatore è concesso praticamente di tutto, dallo spostamento delle schedule di Raw e Smackdown alla creazione di rivalità più o meno longeve e crudeli. Se siete maniaci del wrestling, poi, avrete a disposizione una suite di creazione dei personaggi elaborata come non mai, con cui potrete creare una vostra versione nerboruta per lanciarvi nei match, o qualunque genere di amenità desideriate. Vi sarà persino possibile personalizzare i cartelloni del pubblico, basarvi sui template di superstar preesistenti, o addirittura creare dei nuovi campionati, con tanto di cinture personalizzate e loghi di federazioni non inserite nel roster.
A tutto questo ben di dio si aggiunge poi un’ulteriore novità, lo Streak. Una modalità dedicata a Undertaker, lo Streak può essere giocato in due modi: o come survival o a mò di poderosa boss fight. Undertaker potrà essere controllato per difendere la sua infinita lista di vittorie a Wrestlemania da una serie di combattenti, oppure andrà affrontato, a una difficoltà chiaramente elevatissima e con statistiche e abilità modificate per dare filo da torcere a chiunque (tanto che a fine partita verrà assegnato un punteggio anche in caso di sconfitta). In versione “boss fight”, lo Streak è un’aggiunta carina, ma i fan di Undertaker probabilmente non apprezzeranno più di tanto la variazione survival della modalità, che poco ha a che fare con il reale record di vittorie del gigantesco lottatore.
Ovviamente, ogni tipo di match potrà essere affrontato anche in una partita veloce. Evitiamo di elencarveli tutti, se seguite il wrestling sapete già che McMahon e compagni sono riusciti a inventarsi eventi di ogni genere durante la loro carriera.
Tempismo o fortuna?
Il gameplay, dal canto suo, non brilla di luce propria quanto i contenuti. La serie WWE è divertente, questo è innegabile, ma il suo sistema di combattimento ha sempre lasciato un po’ a desiderare, per via di scelte non sempre brillantissime di game design. Quest’anno gli Yuke’s, in collaborazione con i Visual Concepts, hanno ritoccato il sistema aumentando la velocità dei colpi, aggiungendo varie animazioni intermedie e ritoccando la responsività dei comandi, ma non hanno comunque sistemato le problematiche viste in passato.
Detta in parole povere, tutto ruota attorno alle contromosse. Ogni colpo può essere contrastato con la pressione del trigger dedicato ai counter, e dare quindi il via a una serie di attacchi o prese capaci di ribaltare il match. La resistenza dei combattenti è molto elevata, certo, e va detto che quest’anno i counter sono più responsivi e facili da utilizzare, tuttavia mantengono un elemento randomico che infastidisce non poco durante i match. Il loro tempismo dipende da statistiche variabili in base ai lottatori che costringono ad abituarsi ai ritmi di un numero limitato di personaggi, e fin troppo spesso la riuscita di una risposta pare dipendere dal caso. Si tratta di un fondamentale della struttura creata da Yuke’s, eppure non è certo una colonna stabile su cui fondare l’intero gameplay, e non viene aiutato da un comparto tecnico che ormai mostra pesantemente i suoi anni. Le animazioni infatti, seppur migliorate, sono ancora piuttosto slegate tra loro, i colpi a volte vanno a vuoto a casaccio per via di posizioni che il motore fatica a elaborare, e tutte le mosse di lancio, tuffo, o manovre dedicate a gabbie e attacchi ambientali, restituiscono un feeling grezzo e forzato. 
La complessità del grappling, la spettacolarità delle proiezioni, e la generale danza di prese e controprese rendono comunque l’esperienza adrenalinica, specie contro un amico, ma è chiaro che l’intero sistema di combattimento va rivisto da principio e che in WWE 2K14 i miglioramenti sono ancora troppo marginali. 
Se avete letto attentamente, avrete peraltro già scosso la testa quando abbiamo parlato di comparto tecnico arretrato. Non aspettatevi dunque lottatori iper realistici, un pubblico finemente dettagliato, o altri miracoli della videoludica moderna. In WWE la grafica passa per forza di cose in secondo piano. I combattenti, seppur fedelissimi nelle fattezze e nelle vesti, sono ammassi di poligoni non particolarmente dettagliati dalle forme fin troppo tozze e muscolose, le animazioni sono piuttosto legnose, i ring scarsamente dettagliati, il pubblico abbastanza indecente, e le texture a volte molto sgranate. Persino l’IA nemica non fa faville, imbambolandosi a volte senza un perché. Non abbiamo notato perlomeno grossi bug, tolto qualche problema di interpolazione poligonale durante la creazione dei personaggi, e gli impatti ballerini descritti poco sopra. 
Nulla da recriminare invece sul sonoro, con campionature dei reali eventi dell’epoca e una colonna sonora d’eccezione. 
Per quanto riguarda la longevità, immaginiamo che vi siate già resi conto della massa che il titolo 2K offre. Siamo davanti a un gioco potenzialmente infinito per un amante del wrestling, che non solo offre oltre 40 match leggendari e indimenticabili, ma anche un Universe Mode gestibile a piacere, opzioni di personalizzazione impressionanti e un bel po’ di unlockables. Non vi stancherete facilmente.  

– Contenutisticamente impressionante

– Un gradito tuffo nel passato della WWE

– Sempre divertente ed esaltante, specie in compagnia

– Personalizzazione incredibile

– Il sistema di combattimento mantiene tutte le sue marcate mancanze

– Tecnicamente scarso

7.5

WWE 2K14 è ancora una dolce serenata per ogni fan del wrestling che si rispetti. Contenutisticamente, le opere di Yuke’s sono ineguagliabili e anche quest’anno gli sviluppatori nipponici si sono superati, rendendo giocabili alcuni degli eventi più spettacolari della storia della WWE. Peccato che, ancora una volta, le reali migliorie riguardino solo i contenuti e gli elementi personalizzabili, e che il sistema di combattimento, ormai da tempo marchiato da alcune sensibili mancanze, non sia ancora stato rivisto a dovere. Aspettatevi dunque un tuffo nei ricordi, ma non un gioco dal gameplay impeccabile. Per quello, forse, c’è da aspettare il prossimo capitolo.

Rivivi il PLAY Live dedicato a WWE 2K14.

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