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Recensione

Statik

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Avatar di Nicolò Bicego

a cura di Nicolò Bicego

Redattore

Pubblicato il 01/05/2017 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

8

Tarsier Studios è il nome di una casa di sviluppo che di recente è stata sotto i riflettori grazie al suo peculiare Little Nightmares, recensito dal nostro Gottlieb su queste pagine. Gli instancabili ragazzi dello studio svedese, però, erano da tempo al lavoro su un altro titolo, stavolta pensato per i dispositivi VR. Ecco quindi che ci accingiamo a parlare di Statik, cercando di capire se la buona stella di Tarsier Studios li accompagnerà anche questa volta.
Dove sono le mie mani?
L’incipit narrativo di Statik è molto semplice, ma al contempo intricato: nei panni di un protagonista sconosciuto, ci troveremo all’interno di una misteriosa clinica, dove saremo legati a una sedia, con le mani rinchiuse dentro ad una scatola. La nostra unica compagnia sarà la voce di un enigmatico dottore, tale Dr. Ingen, di cui non potremo vedere il volto (che comparirà sempre sfocato),  e che ci guiderà attraverso i numerosi enigmi che la scatola che racchiude le nostre mani porta con sé.
Graficamente il gioco si presenta in buona forma, senza sbavature di sorta: tutto è dettagliato e l’onnipresente effetto blur dei giochi VR è qui praticamente assente. Il comparto visivo, dunque, si traspone in modo più che soddisfacente dallo schermo della TV a quello del visore, garantendo un’esperienza immersiva senza però rinunciare al dettaglio grafico. Parlando dell’esperienza fornita dal visore, bisogna notare che non abbiamo riscontrato, durante la prova, una qualsiasi sensazione di malessere. Sicuramente il fatto che nel gioco il corpo rimanga fermo, facendo muovere solamente testa e braccia, aiuta nel rendere il gioco più fruibile anche da chi ha lo stomaco più debole.
Il sonoro rappresenta un argomento particolare, vista la quasi totale assenza di musiche di sottofondo all’interno del gioco. Questa scelta si può supporre dovuta al fatto che molti dei puzzle coinvolgono anche l’udito, pertanto è necessario concentrarsi anche sugli effetti sonori provenienti dai nostri dintorni. Senza dubbio, questo aumenta il senso di oppressione che il gioco trasmette: non solo siamo immobilizzati e con le mani rinchiuse in una scatola, ma il silenzio che ci circonda, interrotto dagli sporadici interventi del dottore, dà ancora più la sensazione di essere piccoli ed impotenti topi da laboratorio.
Toglietemi questa scatola di dosso
In Statik, tutto ruota intorno alla scatola in cui sono infilate le nostre mani. E’ qui che si trovano gli enigmi e i mezzi con cui risolverli: in ogni livello, abbiamo a disposizione una diversa scatola con diversi pulsanti, che possono interagire con l’ambiente in modo diverso. Qui troviamo uno dei colpi di genio degli sviluppatori: nel gioco non vengono mai spiegati i comandi. Di livello in livello, dovremo essere noi a scoprire quale funzione ha ciascun tasto del dualshock, senza poter contare su alcun aiuto. Lo stesso vale per i rompicapo: non vengono mai spiegati né, tanto meno, vengono dati indizi su come risolverli. Anche qui, dovremo essere noi ad ingegnarci e capire come quello che vediamo sulla nostra scatola è connesso con ciò che vediamo intorno a noi. Per questo non vogliamo parlare più nel dettaglio degli enigmi: anche solamente descriverli rovinerebbe, in parte, l’esperienza di gioco, che è pensata per spiazzare ad ogni nuovo livello, facendoci sentire disorientati e confusi sul da farsi. E, credeteci, in questo Statik riesce benissimo: molte volte vi troverete a chiedervi cosa dovrete fare, senza la minima idea del punto da cui cominciare. 
Quello che possiamo dire sugli enigmi è che sono abbastanza vari da risultare interessanti per tutta la durata del gioco. Ma, soprattutto, sono calibrati perfettamente: complessi, mai scontati, ma al contempo sono sempre logici. E’ facile passare decine di minuti alla ricerca di una soluzione apparentemente impossibile per poi scoprire che la risposta era proprio davanti ai nostri occhi, e che l’avremmo notata prima se solo avessimo pensato fuori dagli schemi. Non si tratta dunque di un gioco pensato per chi non ha la pazienza di rimanere seduto a scervellarsi sullo stesso puzzle per molto tempo: gli enigmi del gioco offrono sempre una sfida complessa, che ci chiede di spremere le meningi a lungo e in modi spesso inaspettati. Se si riesce a superare questo scoglio, il gioco sa regalare enormi soddisfazioni: venire a capo di un rompicapo rappresenta un vero traguardo, e talvolta dovremo davvero sudare le proverbiali sette camice per raggiungere il nostro obiettivo.
Dunque, il gioco non è (e non vuole essere) per tutti: per apprezzare appieno il titolo di Tarsier Studios occorre essere appassionati di enigmi, visto che il gioco altro non è che una sequela di puzzle, intervallati da brevissimi intermezzi narrativi. A questo proposito, va detto che il titolo è solamente in inglese, sia nel doppiaggio che nei sottotitoli. Per quanto non vi siano molti dialoghi, una buona conoscenza della lingua è necessaria per la risoluzione di alcuni enigmi, un elemento che vi consigliamo di tenere a mente nel caso in cui vorreste dare una chance a questo bizzarro titolo. Se così fosse, vi troverete di fronte ad un ottimo puzzle game, che non vuole scendere a compromessi per rendersi più appetibile alle masse, e che saprà costituire un’ottima sfida per tutta la sua durata, che si attesta intorno alle 4-5 ore (anche se, in questo caso, molto dipenderà dalla vostra abilità nel risolvere gli enigmi).

– Ottimo comparto visivo su visore, con effetto blur poco presente

– Risolvere un’enigma è estremamente appagante

– Divertente…

– … ma assolutamente non per tutti

– La mancanza dell’italiano può costituire un problema

8.0

Statik è un puzzle game nudo e crudo, come pochi se ne vedono al giorno d’oggi. Non è e non vuole essere per tutti, offrendo enigmi sempre complessi ma mai illogici, che faranno la gioia degli appassionati del genere, ma che tedieranno chiunque non sia pronto a spendere decine di minuti rimuginando sullo stesso puzzle. Il grado di divertimento che Statik saprà darvi, dunque, dipende solamente dalla vostra pazienza; se il pensiero di un gioco che vi darà continui grattacapi non vi spaventa, Statik è il gioco che fa per voi.

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