Il Verdetto di SpazioGames
I Marsupiali sono una sottoclasse appartenente alla classe dei Mammiferi; diffusi prevalentemente in Australia hanno nel canguro il loro rappresentante più famoso. Tra i pochi Marsupiali che sono sopravvissuti alla selezione naturale fuori dal continente australiano il più noto è certamente l’opossum. Questo piccolo predatore prevalentemente arboricolo, presente anche nel continente americano, non è molto amato a causa della sua cattiva abitudine di depredare in maniera indiscriminata i pollai. L’originale aspetto di questo animaletto dal naso appuntito ha però scatenato, alcuni anni or sono, la fantasia di una nota software house. Correva l’anno 1993 quando Konami decise di lanciare su Sega Megadrive un action game, con forti tinte platform, intitolato Rocket Knight Adventures. Il titolo, grazie al ritmo particolarmente sostenuto, ottenne un discreto successo. La buona accoglienza riservata a Sparkster, appunto l’opossum protagonista dell’avventura, garantì, un anno dopo, la pubblicazione di ben due nuovi episodi rispettivamente rivolti al Sega Megadrive ed al Super Nintendo (quest’ultimo è tuttora considerato una sorta di spin-off). La tiepida accoglienza riservata a questi seguiti, un po’ privi di smalto, e la fase di cambiamento che stava interessando l’industria dei videogiochi in quegli anni, contribuirono a lasciare ai margini questo atipico personaggio (se si eccettua qualche “cameo olimpico”). A distanza di oltre tre lustri il piccolo Sparkster è tornato a farci visita grazie a Climax Studios, ancora sotto etichetta Konami, ed al digital delivery. Il nuovo episodio della serie, intitolato semplicemente Rocket Knight, è disponibile su Xbox Live, su PSN e su Steam ad un prezzo di circa tredici euro.
Fantasia contortaCominciamo ad addentrarci nel nuovo titolo con una doverosa premessa: Rocket Knight è costruito in maniera pressoché identica agli episodi originali. Il primo aspetto che colpisce, oggi come allora, è legato allo stile dell’ambientazione di gioco. Il mondo di Ethorn, teatro della vicenda, unisce in maniera disinvolta svariati animali antropomorfi, tecnologia ed ambienti rurali. Il tutto si risolve in una creazione che non sembra possedere un’identità precisa a causa delle troppe influenze e di uno stile non propriamente delineato.Anche la trama soffre una certa mancanza di personalità. Il solito regno in pericolo, una nemesi che forse tanto cattiva non è e l’immancabile re malvagio fanno da sfondo ad un’avventura che si sforza di risultare varia e che, appena il tutto comincia ad appassionare, ci mostra troppo in fretta i titoli di coda.Una volta avviato il software, abbiamo testato la versione per Xbox360, ci si ritrova in una scarna, ma esaustiva, schermata di opzioni. Ben fatta è la guida dei comandi (anche se in gioco chiari cartelli ci spiegano nel dettaglio le mosse principali) ed utile è la possibilità di rigiocare gli stage già completati. Prima di cominciare si seleziona anche il livello di difficoltà (normale o difficile).L’approccio all’avventura è confortevole per chi già conosce la serie. Sparkster si muove da sinistra verso destra attraverso ambientazioni piuttosto variegate. Ad aiutarlo ci pensano una spada ed una sorta di jetpack che consente brevi fasi di volo, “rimbalzi” a catena sulle pareti ed azioni a trivella. Si colpiscono i cattivi, si salta da una piattaforma all’altra e si prosegue fino al primo miniboss (quasi sempre gli stessi nemici che si coalizzano in un attacco multiplo). Sotto il profilo puramente giocoso i primi momenti non appaiono propriamente entusiasmanti. Il ritmo risulta leggermente più basso rispetto a quanto ci ricordassimo e lo stile grafico troppo colorato lascia talvolta interdetti.
Qualcosa è cambiato?Già dal secondo stage tutto è reso più intrigante grazie ad alcune novità strutturale. Un po’ a sorpresa, grazie ad un pretesto narrativo, ci troviamo catapultati in un vero e proprio sparatutto a scorrimento orizzontale. La capacità di volo e l’abilità di fuoco di Sparkster rendono il tutto credibile. Anche in questa situazione non ci troviamo di fronte a nulla di particolarmente originale, ma nel complesso possiamo apprezzare il tentativo di rendere il tutto il meno monotono possibile.Avanzando nel gioco si alternano fasi action a fasi sparatutto e si affronta qualche mastodontico boss. Il tutto prosegue tra alti e bassi con qualche sbadiglio di troppo. A livello normale l’avventura scorre via senza troppi intoppi (tre “continua” giungono in nostro soccorso se necessario), ma i conti talvolta non tornano. Il sistema di controllo, ma questo è un difetto ereditato dall’originale, soffre l’utilizzo dello “slancio” del jetpack. Questa mossa fondamentale, specie nelle fasi in cui si sfrutta il rimbalzo sulle pareti per raggiungere zone elevate, non sempre appare impeccabile. A questo si aggiunge la già citata mancanza di personalità di nemici e situazioni. A risollevare il tutto ci pensano alcune trovate interessanti negli stage più avanzati. Il livello di ghiaccio che blocca la nostra barra di energia (quella che ci serve per utilizzare il jetpack) o la stage sparatutto ambientato tra le nuvole, riescono a stimolare nuovamente l’interesse e la voglia di proseguire.Un aspetto che non ci ha convinti del tutto è legato all’impianto grafico. Il titolo è il classico action in due dimensioni e mezzo con grafica tridimensionale e azione in due dimensioni. Un stile grafico di questo tipo per quanto impeccabile rischia di non risultare particolarmente accattivante. Le animazioni e le caratterizzazioni risultano paradossalmente meno incisive rispetto ai tempi dell’era 16-bit. Le fasi sparatutto appaiono talvolta confusionarie a causa dei colori troppo accesi che impastano un po’ l’immagine. Regolando al meglio le impostazioni del televisore si riesce a trovare un compromesso accettabile sacrificando purtroppo la brillantezza dei colori.Il comparto sonoro, ritmato al punto giusto, riprende alcuni temi classici della serie ed effetti volutamente retrò. Il tutto risulta gradevole, ma non certo eccellente.
Caro opossumLa longevità ed il rapporto qualitàprezzo necessitano invece di una riflessione a parte. Rocket Knight, con una quindicina di livelli ed una durata dell’avventura principale di 2-3 ore, si attesta sulla media dei titoli del genere. Il problema principale è legato al prezzo. Tredici euro per un titolo scaricabile non sono pochi e la mancanza di veri e propri stimoli nel rigiocare il tutto potrebbe rendere l’avventura di Sparkster poco conveniente. Nascosti negli stage si possono scoprire alcuni bonus ed i due livelli di difficoltà rappresentano un lieve incentivo in più, ma il rischio reale è quello di abbandonare il piccolo opossum al proprio destino una volta conclusa l’avventura la prima volta.Complessivamente Rocket Knight per una serie di fattori convince solo a metà. Se un’avventura di questo genere fosse uscita quindici anni fa probabilmente si sarebbe smarrita di fronte ad assoluti capolavori del genere. Ai giorni nostri, non essendo così comuni gli action bidimensionali di questo tipo, il titolo potrebbe paradossalmente risultare più fresco.Un prodotto discreto, che alterna buone idee a qualche passo falso, e che, pur non offrendo nulla di particolarmente originale, garantisce un paio d’ore di divertimento spensierato. Sta a voi decidere se vi sembra il caso di investire tredici euro nella nuova avventura dell’opossum targato Konami. Se avete apprezzato i titoli originali il nostro consiglio è quello di scaricare questa avventura, se invece non amate il genere action non sarà certo Rocket Knight a farvi cambiare idea.
– Segue lo stile degli episodi precedenti
– Discreta varietà di gioco
– Ritmo altalenante
– Rapporto qualità/prezzo non ottimale
– Talvolta confusionario
6.9
Dopo oltre quindici anni Sparkster ritorna in punta di piedi nel mondo dei videogiochi grazie al digital delivery. Rocket Knight non offre particolari novità rispetto agli episodi lanciati nell’era dei sedici bit. Le meccaniche sono pressoché invariate (stessi pregi e difetti) e faranno la felicità dei fan degli episodi originali. Purtroppo l’avventura, varia al punto giusto, soffre saltuari cali nel ritmo di gioco che minano un po’ il divertimento.
Il problema maggiore è legato però al prezzo di acquisto che si attesta sui tredici euro. La limitata longevità, siamo intorno alle due ore e mezza, potrebbe rappresentare un punto a sfavore determinante.
In definitiva ci troviamo ci troviamo di fronte ad un prodotto di livello discreto che, pur non facendo gridare al miracolo, divertirà moltissimo gli appassionati della serie che da anni aspettano un nuovo episodio. Per tutti gli altri Rocket Knight potrebbe rappresentare solo “un altro” action game bidimensionale.