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Recensione

Plants vs Zombies: Garden Warfare

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Avatar di Pregianza

a cura di Pregianza

Pubblicato il 25/02/2014 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

7.5

Gli zombie sono come il prezzemolo: infilati a forza un po’ ovunque, hanno invaso ogni media, trasformandosi in tutti i modi possibili et immaginabili. Zombie cyborg, zombie senzienti, zombie magici, zombie volanti, zombie esplosivi, zombie ballerina, zombie in bikini… le combinazioni sembravano finite. Invece Popcap, casa nota per la capacità di creare giochi paragonabili a droghe pesanti, se n’è uscita con l’accoppiata piante contro zombie, ed è stato un successo galattico.
I Plants vs Zombies sono dei tower defense game di sorta, dalla formula tanto semplice quanto intelligente e funzionale. Divenuti in poco tempo un marchio di quelli davvero pesanti, era quindi prevedibile che un’iterazione della serie sarebbe arrivata anche sulle nuove console, ciò che però nessuno si aspettava era un repentino cambio di genere, da strategico a shooter.
La reazione all’annuncio di Garden Warfare, tuttavia, non è stata negativa, l’esatto contrario. Per qualche motivo il pubblico ha accolto bene la novità, catturata anche dalla simpatia dei non morti di Popcap e dallo stile curato e coloratissimo della grafica. Incuriositi, siamo pertanto volati a Guildford, nella piovosa Inghilterra, per una lunga sessione review direttamente in casa di Electronic Arts. Pronti, padella in testa, e via si va!
Mendel sarebbe fiero
La base è semplice, Garden Warfare è uno sparatutto in terza persona principalmente cooperativo, che offre modalità classiche ed è strutturato su un gameplay class based. Cerchiamo di essere un po’ più chiari, per class based si intende uno shooter dove la diversificazione tra le specializzazioni selezionabili non è solo legata alle armi o a cambiamenti marginali, ma a un gran numero di abilità e caratteristiche differenziate che rendono l’esperienza estremamente unica di scelta in scelta.
Per tirare in ballo un titolo noto, Team Fortress è uno sparatutto basato sulle classi e questo lavoro dei Popcap gli assomiglia in molti aspetti, pur presentando un gameplay nettamente più asimmetrico. Già, perché qua non si scontrano due team con a disposizione le stesse professioni, ma squadre di piante e zombie con poteri unici. Ci sono chiaramente in ogni schieramento classi pensate per ricoprire certi ruoli, ma non vanno di certo giocate allo stesso modo.
Ad esempio, nei panni degli zombie potrete impersonare l’All-Star, un grosso giocatore di football armato di gatling, e capace di caricare il nemico, piazzare protezioni e calciare mini zombie esplosivi, mentre il “tank” vegetale sarà il Chomper, una poderosa pianta carnivora in grado di combattere solo dalla corta distanza, che può eliminare all’istante qualunque avversario arrivandogli sotto dopo aver scavato nel terreno per qualche metro o colpendono alle spalle. Tenete a mente quanto queste due classi dal compito comune siano dissimili, e fate lo stesso conto mentale per tutte le altre sei specializzazioni. 
Non c’è dubbio che il bilanciamento sia stato calcolato più sul gioco di squadra che sulle singole classi: senza teamwork elementi come il già citato Chomper o il professore zombie sono difficilissimi da arginare e possono fare disastri in pochissimo tempo, così come su certe mappe i vantaggi dati dai balzi speciali del Peashooter o del soldato semplice zombie risultano enormi. Nel complesso, comunque, ci siamo divertiti, e ad ogni partita è stata quasi sempre l’abilità dei giocatori a decidere il vincitore, più che l’abuso dei personaggi.
Brains? Brains!
La struttura asimmetrica del gioco va a influenzare anche le modalità disponibili, che in verità non presentano la stessa originalità di questa trovata. Le scelte dei Popcap sono state tutte abbastanza classiche, e si avranno a disposizione un Deathmatch a squadre, una cooperativa, e un misto tra il Conquest e il Rush mode chiamato Gardens and Graveyards, che rappresenta il fulcro dell’esperienza.
Durante le partite a Gardens and Graveyards, infatti, non solo avrete a disposizione dei vasi e delle piazzole di terra da cui evocare piante statiche difensive e zombie controllati dall’IA, ma dovrete conquistare una serie di obiettivi a tempo, avanzando verso quello finale. Non è cosa facile, richiede coordinazione e un pizzico di tattica, e valorizza alla grande il gameplay del titolo. In particolare noi abbiamo apprezzato la struttura delle mappe, che pur essendo facili da ricordare presentano passaggi multipli per evitare un’eccessiva stasi della situazione, oltre che importantissimi teletrasporti fissi costruibili dall’ingegnere zombie.
Anche la cooperativa è abbastanza interessante, se non altro per la larghezza delle locazioni, che si trasformano in grosse piazze dove scegliere uno tra vari giardini da difendere da più ondate di zombie una volta selezionate. Dopo un tot di assalti, avrete poi a che fare con speciali ondate boss, dove vi troverete a dover sconfiggere zombie yeti con poteri congelanti o a fermare l’avanzata di giganteschi non morti armati di bombe.
Da elogiare senza dubbio la presenza di una modalità cooperativa locale a due giocatori in split screen, cosa sempre più rara oggigiorno. L’abbiamo provata e ci è sembrata piuttosto stabile, senza eccessivi cali nel dettaglio grafico o problemi di sorta. Ok, è bene o male sempre un survival mode, ma fa lo stesso piacere vederla.
Il gioco è chiaramente pensato per essere estremamente accessibile, ma non è privo di profondità. Completando i match guadagnerete un gran numero di punti spendibili per ottenere pacchetti di carte virtuali, contenenti personalizzazioni, piante e zombie evocabili, bonus passivi, e persino varianti delle classi (di solito dotate di proiettili con effetti extra). Lo stesso sistema di controllo, pur non vantando un gran numero di abilità da assorbire o manovre di movimento complesse, vanta uno shooting cucito attorno all’abilità del giocatore, con proiettili che il più delle volte non sono facilissimi da mandare a segno. Non è il miglior feeling che abbiamo mai provato durante una sparatoria, ma le meccaniche svolgono bene il loro lavoro.
Bella cera, per essere morto
Tecnicamente il titolo ha ben pochi problemi, a dimostrazione dell’abilità degli sviluppatori Popcap nonostante il passaggio a un genere poco consono alla casa. La grafica è vibrante, piacevolissima e ricca di carisma, le animazioni azzeccate, e le mappe molto ispirate e gradevoli nonostante un conteggio poligonale non esagerato. Noi abbiamo testato la versione Xbox One e, a parte qualche problemino alla telecamera apparso utilizzando certe modifiche estetiche, non abbiamo notato bug o difetti grafici di sorta.
Pur avendo provato il titolo negli studi di EA, peraltro, abbiamo usato i server Origin, senza giocare in un ambiente chiuso, e tutto ci è sembrato funzionare a meraviglia. Chiaramente questo non significa che questi reggeranno alla massa iniziale di connessioni, ma è un buon inizio. Siamo più dubbiosi per il matchmaking, visto che ancora non ci è chiaro quali fattori prende in considerazione, e la sua validità la si potrà osservare soltanto dopo qualche mese.
Infine, ci sentiamo di appoggiare Popcap nella scelta di non inserire microtransazioni nel gioco. L’elemento delle carte potrebbe far pensare a un sistema facilmente contaminabile da dlc e acquisti con moneta reale, eppure non abbiamo trovato opzioni per spendere soldi durante la nostra prova e i punti per acquistare le buste ci sono sembrati tutt’altro che lenti a salire. 
Arriveranno contenuti a pagamento e store interni in futuro? Possibile, ma per ora il gioco brilla per la loro assenza, e i Popcap hanno persino promesso che arriveranno nuove mappe e modalità completamente gratuite nel prossimo futuro. Speriamo si mantengano fedeli a questa filosofia, visto che il gioco costicchia più di quanto ci si aspetterebbe da uno shooter digitale di questo tipo.

– Gameplay asimmetrico interessante e spassoso

– Molto curato e ricco di carisma

– Niente microtransazioni, per ora

– Cooperativa online e locale in split screen

– Non esattamente un capolavoro di bilanciamento

– Modalità classiche e piuttosto limitate

– Non rivoluziona certo il genere, né offre il miglior shooting in circolazione

7.5

Se vi aspettavate un passo falso da parte di Popcap durante il passaggio agli shooter dovrete ricredervi. Plants vs Zombies: Garden Warfare non è il più innovativo degli sparatutto competitivi, e di certo non è il più bilanciato, ma è divertente, ricco di umorismo e carisma, e molto curato. Pur non rivoluzionando il genere, il gameplay asimmetrico del titolo risulta piuttosto singolare ed eleva sensibilmente alcune modalità, per un prodotto finale che catturerà indubbiamente tantissimi giocatori su Xbox One. Su pc la concorrenza è un bel po’ più spietata, eppure fareste bene a tenere d’occhio lo stesso questo shooter. E’ spassoso, e accessibile quel tanto che basta a formare una community appassionata.

Segui il nostro Play Live dedicato a Plants vs Zombies: Garden Warfare oggi alle ore 16.00.

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