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Recensione

P.N.03

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Avatar di Fabfab

a cura di Fabfab

Pubblicato il 10/09/2003 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

7.5

Arriva finalmente in Italia uno dei prodotti più controversi recentemente usciti per Game Cube: P.N.03 è un bel gioco o l’ennesimo colpo a vuoto di una Capcom che, recentemente, sembra entrata in crisi di idee (salvo qualche felice eccezione, naturalmente)?Vediamo di chiarirci un po’ le idee…

Il futuro è nell’acciaioSiamo in un’imprecisata epoca di un lontano futuro: la colonizzazione spaziale ad opera della razza umana procede a pieno ritmo, facilitata dall’apporto delle macchine. I sistemi di difesa sono controllati da intelligenze artificiali, i cosiddetti CAMS, efficienti ma non esenti da difetti: quando un problema si verifica su un lontano avamposto, una misteriosa cliente incarica la mercenaria Vanessa Z. Schneider, che odia le macchine da guerra perché responsabili della morte dei suoi genitori, di recarsi sul posto per risolvere la situazione.Tutta la storia, in realtà, rappresenta nulla più di un espediente atto a giustificare l’agire della nostra eroina, intenta ad aggirarsi attraverso un desolato mondo alieno ed inumane basi spaziali, con l’unico scopo di eliminare le macchine che li presidiano.L’ambiente in cui Vanessa si trova a combattere non ha, infatti, nulla di umano: all’esterno è ostile, un mondo desertico su cui si stagliano bianche strutture metalliche intaccate dalla ruggine. Gli interni sono rappresentati da essenziali ed asettici ambienti di luci ed acciaio, di un bianco accecante: un ambiente pulito e perfetto, sorvegliato da letali automi da combattimento che nemmeno la nostra azione distruttiva riesce a contaminare, in quanto i rottami dei robot distrutti svaniscono, le bruciature dei nostri colpi vengono presto assorbite.Lo scopo di Vanessa è quello di ripulire tali locazioni da ogni congegno meccanico ostile: per compiere la sua missione potrà fare affidamento unicamente sulla sua tuta potenziata che le permette di sparare letali colpi dal palmo della mano, oppure di scagliare con speciali slanci energetici l’energia accumulata. La nostra letale mercenaria si muove e combatte al ritmo di una colonna sonora techno, un perfetto accompagnamento alle nostre peripezie: la tecnica di combattimento di Vanessa, infatti, sembra un vero e proprio balletto, i cui passi sono rappresentati dalle schivate laterali, dai salti, dall’accovacciarsi, tutte mosse eseguite per evitare i proiettili nemici, mentre la coreografia è creata dalle esplosioni delle macchine quando i nostri colpi vanno a segno.

I fronzoli lasciamoli agli altriIl primo aspetto spiazzante di questo P.N.03, per chi si aspettava un titolo di Mikami sulla falsariga di “Resident Evil” o “Devil May Cry” è la quasi totale assenza di una storia portante: sappiate che ad inizio gioco non vi aspetta nessuna spettacolare introduzione in computer graphic, né esistono i classici filmati di intermezzo (di cui, peraltro, la Capcom è maestra) a illustrare l’evolversi della situazione. Il gioco ha inizio con Vanessa che compare dal nulla sulla desolata superficie del pianeta, teletrasportata chissà da dove, e l’evolversi degli eventi viene accennato unicamente nei momenti in cui sarete contattati dalla vostra cliente tramite una sorta di codec (come quello di Snake in “Metal Gear Solid”, avete presente?): una schermata statica mostra il volto di Vanessa e quello della cliente, mentre un breve testo illustra le loro conversazionei. Perché tutto ciò? A nostro avviso si tratta di una precisa scelta dei programmatori, volta a concentrare l’attenzione del giocatore unicamente sul gioco, riducendo al minimo qualunque elemento dispersivo.“P.N.03” non è un action, non è un adventure ma è piuttosto un semplice sparatutto in terza persona: il giocatore non dovrà risolvere enigmi, trovare chiavi, decrittare codici. Tutto quello che dovremo fare sarà sparare agli avversari evitando, nel contempo, i loro colpi, il tutto reso nella maniera più coreografica possibile! La meccanica ricorda molto quella di quei vecchi sparatutto in cui eravamo alla guida di una piccola navicella bidimensionale: il gioco è diviso in missioni, ogni missione è composta da più mini-livelli da percorrere e completare per sbloccare quella successiva. Gli ambienti di gioco sono cosparsi di ricariche energetiche e vitali, altre vengono rilasciate dai nemici distrutti; la prestazione del giocatore viene valutata in base alla quantità di nemici distrutti, a quante volte si è stati colpiti, al tempo impiegato e sulla base di questi parametri ci verranno assegnati dei punti da spendere per potenziare la nostra tuta, per comprarne una nuova e più potente (potenziabile anch’essa) o per acquistare nuove vite. Tra un livello e l’altro è possibile, inoltre, affrontare alcune missioni di prova svincolate dal contesto principale, ma inserite apposta per permetterci di accumulare punti e potenziarci prima di passare alla sfida successiva.Il gameplay è interamente basato sullo “schiva e attacca”: Vanessa dispone di un unico sparo di base e di una serie di slanci energetici (chiamateli pure “colpi speciali”) che variano a seconda della tuta utilizzata e che consumano, ad ogni utilizzo, un’apposita barra energetica, consumata la quale non è più possibile farvi ricorso finché non si sia ricaricata. Oltre che per gli attacchi speciali, ogni tuta si differenzia in base a diversi parametri (potenza dell’attacco, capacità difensiva, energia a disposizione) per cui è importante scegliere bene cosa indossare prima di affrontare una determinata missione.Vanessa può schivare i colpi mediante strafe laterale (premendo L o R), accucciandosi (tasto Y), saltando in qualunque direzione desideri (tasto B) oppure, semplicemente, riparandosi dietro qualcuno dei vari elementi del fondale: è molto importante memorizzare i comportamenti e le sequenze d’attacco degli avversari perché mentre schiva Vanessa non può attaccare. Per sparare (tasto A) è necessario rimanere fermi e quindi è indispensabile individuare i momenti di pausa nel fuoco avversario per colpire: abbattendo molti nemici uno di seguito all’altro inanelleremo una combo che aumenterà di parecchio la nostra valutazione finale.

Un labirinto biancoGraficamente il prodotto, pur non avvicinandosi alle vette di un “Resident Evil 0”, si difende comunque piuttosto bene: Vanessa è bella a vedersi, le sue movenze sono fluide, coreografiche e molto ammiccanti, le varie tute molto ben realizzate e caratteristiche. Gli ambienti esterni rappresentano efficacemente un mondo desertico e desolato, ma il vero elemento caratteristico del prodotto sono gli ambienti chiusi: infiniti corridoi metallici, bianchissimi, luci intermittenti, bivi, laser ed improvvisi spazi aperti creano alla perfezione quella sensazione di trovarsi in un ambiente inumano, in cui solo delle macchine potrebbero vivere. Certo, un po’ di cura in più nella realizzazione delle ombre non avrebbe guastato, così come stona parecchio l’assenza di qualsivoglia riflesso sulle pur lucidissime pareti della base. A dire il vero proprio il particolare design adottato dai programmatori della Capcom è stato uno degli elementi più contestati, accusato di ripetersi sempre uguale dall’inizio alla fine del gioco: in effetti è innegabile che gli ambienti finiscano per assomigliarsi tutti e che, talvolta, contribuiscano a far perdere il senso dell’orientamento al giocatore. D’altronde l’azione si svolge all’interno di un unico ambiente, quindi la scelta potrebbe essere dovuta a semplice coerenza stilistica che non disturba più di tanto: procedendo nel gioco le varie locazioni assumeranno un’aria così familiare che finirete per affezionarvene.L’unica osservazione che mi sento di sottoscrivere in pieno riguarda, piuttosto, la longevità del prodotto: se, come tradizione Capcom, all’utente è concesso di scegliere a quale livello di difficoltà affrontare la sfida, tuttavia consigliamo di selezionare sempre la difficoltà maggiore perché il titolo è, di per sé, molto breve da portare a termine…

– Divertente

– Gameplay collaudato

– Protagonista carismatica

– Scarsa longevità

– Ambientazione “stilosa” ma non del tutto convincente

7.5

Con questo P.N.03 la Capcom ha cercato di realizzare un prodotto unico, in cui – una volta tanto – la sostanza contasse più della forma: il titolo in questione, infatti, non è un action né un adventure, ma un vero e proprio sparatutto in terza persona in cui l’unico scopo è colpire gli avversari evitando, al contempo, i loro attacchi, nient’altro! Nessuna trama epica o drammatica, nessun fronzolo superfluo, solo Vanessa, la sua tuta da combattimento, i robot nemici, la musica e l’abilità del giocatore; ogni prova viene valutata con l’assegnazione di punti, da utilizzarsi per potenziare la propria tuta, comprarne di nuove oppure acquistare vite.

“P.N.03” vi offre questo, nient’altro! Non prendetelo se volete un titolo che lasci gli amici a bocca aperta, che li stupisca con effetti speciali e filmati mozzafiato: l’ultima fatica di Mikami è un titolo da giocare e basta, capace di regalarci ore di impegno ma anche di un divertimento raro al giorno d’oggi, sempre che vi accontentiate di parare e schivare, schivare e sparare, ripetere più volte quel livello per ottenere più punti possibile e spenderli per comprare una nuova tuta o per potenziarci… tutto qui!

L’unica cosa che mi sento di rimproverare al titolo Capcom è la scarsa longevità, solo parzialmente mitigata da più livelli di difficoltà tra cui scegliere e dalla voglia del giocatore di riprendere in mano il titolo solo per riuscire a comprare quella tuta che gli piace tanto…

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