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Recensione

Lost in Blue 2

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Avatar di Jack Right

a cura di Jack Right

Pubblicato il 11/05/2007 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

6.2

Agevolato da una buona realizzazione, Konami produsse nel 2005 un gioco che ebbe un discreto successo di pubblico e, si presentò sopratutto con un concept di sicuro fascino. Trattavasi di Lost in Blue, un titolo dove, in compagnia di una ragazza, dovevate impersonare uno “sfortunato” naufrago alle prese con una difficile lotta per la sopravvivenza su un atollo sperduto nel bel mezzo dell’oceano. Queasta idea si rivelò decisamente azzeccata poiché sarebbe sogno di molti ritrovarsi effettivamente in una condizione simile e slegarsi dalla contemporanea realtà. L’idea di assoluta libertà e ritorno alle origine lontani da formalità e rituali quotidiani cui le città ci hanno abituato decretò come detto il successo del titolo a tal punto da spingere Konami a produrne un secondo. Spaziogames lo ha giocato per voi affinché possiate sapere in anteprima cosa aspettarvi se, incuriositi, deciderete di acquistarlo.

Un sogno nell’incuboLe modalità di gioco sono due: potrete decidere se affrontare l’avventura da soli o sfidare un amico ai minigiochi cui il gioco vi sottoporrà tramite connessione locale. Giocando da soli deciderete se impersonare un lui o una lei, a seconda della vostra preferenza. Le opzioni di gioco permettono di settare la sensibilità del microfono e di cancellare i dati di gioco (disponibili due salvataggi). Vi vedrete immediatamente calati in una nave in mezzo all’oceano che una tempesta farà affondare. Da lì potrete operare la prima scelta: ispezionare un tavolo, una valigia o l’armadio. Questa prioritaria opzione avrà ripercussioni sul proseguo del gioco e, pertanto, pensate bene a come partire e quale scegliere. L’immedesimazione con il prodotto ed il suo livello strutturale giocherà una parte essenziale in questa avventura, poiché il grado di divertimento che essa sarà capace di regalarvi, è strettamente legato al coinvolgimento che sarete capaci di trarvi. Senza dubbio il concept primario del titolo vuole raggiungere esattamente questo risultato e, pertanto, attraverso una descrizione delle dinamiche di gioco, potrete fin da subito intuire se esso sarà capace o meno di catturarvi. Vi ritroverete presto sdraiati sulla spiaggia dell’isola e, da lì, dovrete immediatamente preoccuparvi di verificare la presenza di altri superstiti e di soddisfare i vostri primari bisogni. Cercare e trovare cibo ed acqua vi garantirà la sopravvivenza che, in un’isola sperduta, è un risultato per nulla scontato. Potrete muovere il vostro alter-ego attraverso le solite due modalità che Nintendo DS permette: il pennino e la croce direzionale. Decidendo di usare il pennino avrete un controllo del movimento di tipo analogico, potrete cioè decidere di camminare o correre a seconda della posizione in cui la punta dello stilo si troverà rispetto al personaggio controllato. Sul touch screen troverete un’icona in alto a destra denominata “cerca” (sostituibile da tasto “A”) che, se toccata, farà si il vostro personaggio cerchi cibo o altro presso la zona in cui in quel momento si trova. Nel lato basso-destro dello schermo troverete invece un’icona detta “sottomenù” (sostituibile da “X”). Da qui avrete accesso agli oggetti raccolti, alla possibilità di riposarvi recuperando così un po’ di forze, agli attrezzi utili al superamento di certe fasi, al vostro album personale ed al salvataggio rapido. Il primo schermo di Nintendo DS visualizzerà costantemente alcune statistiche di vitale importanza come il giorno di naufragio e i vostri livelli di forza, fame e sete. Dormendo recuperete forza ma perderete acqua e crescerà il vostro appetito e, pertanto, dovrete cercare costantemente il giusto connubio tra le varie necessità. Presto troverete un altro naufrago, una ragazza (nel caso in cui abbiate scelto di impersonare il ragazzo) e, una volta fatta la sua conoscenza, andrete alla ricerca di altri sopravvissuti. Da notare che potrete decidere di andare mano nella mano con il compagno o separatamente e, questa possibilità, ricorda quanto visto svariati anni fa nell’ottimo ICO per PS2. Raccogliendo oggetti e cibi da terra (toccandoli ai vostri piedi quando ci sarete vicini) si aprirà una nuova schermata che visualizzerà uno zoom dell’area in cui vi troverete e, con lo stilo, mimerete presso essa l’azione del cercare. Ogni oggetto avrà delle proprietà benefiche del tutto sue e pertanto sarà da usare con perizia. Alcuni cibi o oggetti avranno bisogno di determinate condizioni per funzionare e non sarà sempre facile ed immediato rintracciarle. Alcuni cibi ad esempio andranno cotti o saranno del tutto inutilizzabili e questo renderà più difficile il vostro compito. Rispetto al primo capitolo di questa serie maggiore importanza è stata data al coprotagonista dell’avventura che, in questo caso, si rivelerà essere maggiormente attivo e funzionale all’impianto ludico globale del titolo. L’isola si rivela inoltre più grande e molti più oggetti saranno in essa rintracciabili ma, aldilà di questo, le differenze con il primo capitolo sono davvero poche.

Uno sguardo all’apparato tecnicoQuesto Lost in Blue 2 non differisce granché a livello grafico da quanto visto nel 2005 nel primo episodio. I personaggi in 2D sono animati almeno discretamente e le ambientazioni scarne di particolari. I modelli 3D degli animali sono poi non troppo curati e la palette di colori usata a volte un po’ scialba. Funzionale al gioco, semplice ed efficace, non possiamo comunque dare alla grafica un giudizio negativo. Gli effetti sonori e le musiche riproducono bene le atmosfere che il titolo vorrebbe rintracciare.

– Idea interessante

– Se vi coinvolgerà giocabile e longevo

– Un po’ troppo simile al precedente

– Graficamente avrebbe potuto apportare qualche novità rispetto al primo

6.2

Lost in Blue 2 è senza dubbio un titolo consigliato ma, purtroppo, non per molti. Chi infatti ha giocato al primo episodio della saga troverà ben poche novità e, aldilà di un’ambientazione più vasta e di un maggior numero di oggetti rintracciabili nell’isola, i motivi per acquistarlo sono pochi. Il concept alla base del titolo resta fin troppo invariato rispetto al precedente e anche tecnicamente, nonostante tra l’uno e l’altro siano passati due anni, le differenze sono minime. Se avete apprezzato a tal punto il primo episodio da volere a tutti i costi continuare quell’avventura compratelo pure ma, se l’idea alla base di questo titolo vi incuriosisce, suggeriremmo di rivolgervi dapprima verso Lost in Blue, poi eventualmente verso questo.

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