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Recensione

Lost Kingdoms

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Avatar di Fabfab

a cura di Fabfab

Pubblicato il 02/01/2003 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

7

A spasso per i regni perdutiPer centinaia di anni i Cinque Regni (the Five Kingdoms) hanno mantenuto un volontario isolamento, ma il ritorno di un’antica minaccia obbliga i loro sovrani ad incontrarsi per pianificare un piano d’azione; un’oscura nebbia si sta espandendo dalla foresta, inghiottendo paesi e città e facendo scomparire ogni cosa.Nel regno di Alanjeh la scomparsa di re Feobane costringe la figlia Katia a rivendicare il possesso della misteriosa Runestone e a mettersi in viaggio alla sua ricerca, potendo contare solo sul suo mazzo di carte magiche.

Finalmente un gioco di ruolo!Il primo punto di forza di questo gioco è rappresentato, paradossalmente, da un fattore del tutto esterno allo stesso: “Lost Kingdoms” (d’ora in poi abbreviato in LK) è il primo e finora unico gioco di ruolo Pal per il Game Cube!Noto in Giappone come “Rune”, questo gioco presenta alcuni elementi decisamente innovativi rispetto ad un gdr classico, ma proprio per questo potrebbe risultare non del tutto gradito ai cultori del genere.La storia, brevemente riassunta nell’introduzione, risulta decisamente un classico: c’è un regno minacciato dal male ed una principessa che si mette in viaggio per fronteggiarlo. Questa volta, però, la principessa in questione non sarà aiutata da nessun provvidenziale eroe o compagno, ma dovrà cavarsela da sola: l’unico aiuto su cui può contare sono i poteri derivateli dal suo mazzo di carte magiche. E’ questo l’elemento parzialmente innovativo di LK: la protagonista Katia non ha alcun tipo di abilità e, una volta terminate le carte, non è neppure in grado di combattere o difendersi. Le sue possibilità sopravvivenza si basano esclusivamente sull’abilità nel costruire il suo mazzo di carte, oltre che sulla fortuna di estrarre sempre la carta giusta.Il potere di ogni carta consiste nella possibilità di evocare la creatura in essa rappresentata: esseri tipicamente fantasy come goblin, lizard man, licantropi, draghi e fate possono essere evocati per combattere a fianco di Katia.Alle poche, deboli carte che compongono il mazzo iniziale se ne aggiungeranno ben presto altre ben più potenti, trovate durante il gioco oppure acquistate nel negozio della vecchia Gurd. Le carte si dividono in tre tipologie: Weapon Cards (evocano una creatura che esegue un singolo attacco e quindi scompare; la carta può essere usata più volte prima di esaurire il suo potere), Summons Cards (la carta richiama una creatura che si sostituisce all’evocatrice per eseguire un unico, potente attacco o comunque per ottenere un certo effetto, tipo curare l’evocatrice o recuperare alcune carte già usate. La carta si consuma dopo l’evocazione) e Indipendent Cards (viene invocata una creatura che combatte autonomamente i nemici dell’evocatrice; in questo caso la carta si consuma dopo l’evocazione).Ogni carta inoltre è legata ad un elemento (Wood, Earth, Water, Fire) che ne determina punti di forza e debolezze.La gestione delle carte avviene in maniera molto intuitiva: durante il combattimento nello schermo in basso a destra appaiono le quattro carte attualmente attive, estratte casualmente dal mazzo, ognuna associata ad un pulsante (A, B, X o Y). Premendo l’apposito bottone si attiva la carta corrispondente; una volta usata la carta si “consuma” e non può più essere utilizzata nello stesso stage. Quando una carta è consumata, subito un’altra, estratta sempre casualmente, ne prende il posto; in tutto il mazzo non può essere composta da più di trenta carte e sta quindi all’abilità del giocatore fare in modo che queste bastino per superare il livello.Inoltre ogni volta che vengono utilizzate, le carte guadagnano punti esperienza, diventando sempre più forti man mano che passano di livello.Chi non vede mai aumentare la propria forza è invece la povera protagonista: la principessa Katia non è in grado di fare nulla senza il suo mazzo. Se per caso, durante uno scontro, vi capitasse di rimanere senza carte, la poverina non potrà né combattere né fuggire e la sua fine sarà dunque inevitabile.Un’altra discutibile scelta dei programmatori riguarda proprio il sistema di gestione del mazzo: se il limite di trenta carte obbliga a studiare una strategia di gioco ben precisa, la scelta, durante i combattimenti, di far usare tali carte in un ordine del tutto casuale, vanifica in parte tali velleità strategiche, relegando una percentuale notevole delle possibilità di vittoria alla fortuna.

Questione di livelliIl gioco, cosa abbastanza inusuale, è diviso in più livelli e si può salvare solo al termine degli stessi.I combattimenti all’interno degli stessi sono del tutto casuali, alla Final Fantasy, tranne che per alcuni mostri predefiniti, solitamente i “boss di fine livello”.Alcuni livelli sono relativamente brevi e lineari, altri sono decisamente più ampi ed aperti all’esplorazione, non fosse che il timore di terminare in fretta le trenta carte del mazzo finiscono col disincentivare una condotta troppo dispersiva.Una volta completati i livelli non sono più visitabili, altra scelta poco comprensibile dei programmatori: pertanto l’unico modo per far acquisire maggiore esperienza alle proprie carte è quello di non terminare il livello, ma uscire dal livello senza averlo completato e rientrare nello stesso una seconda, terza, quarta volta. Completato lo stage si sblocca quello successivo.

LongevitàNonostante i problemi sopra riportati, il gioco risulta relativamente facile e difficilmente vi durerà più di una decina di ore.La longevità di questo titolo risulta ulteriormente minata dal fatto che, come tutti i gdr, una volta portato a termine non offre nessun incentivo a rigiocarlo: non ci sono bonus segreti o livelli di difficoltà e l’unica ragione a spingervi potrebbe essere il desiderio di collezionare tutte le carte presenti nel gioco.Esiste anche una sorta di multiplayer dove due giocatori possono sfidarsi a combattere con i loro mazzi, uno contro l’altro.Tenete infine presente che il gioco è interamente in inglese, senza sottotitoli: solo il manuale è stato tradotto in italiano. Una scelta curiosa, considerato che l’unicità del prodotto nell’ambito dei giochi per Game Cube (è l’unico gioco di ruolo attualmente disponibile) ne avrebbe garantito un’ottima diffusione, se adeguatamente localizzato.

Grafica e sonoroPer quanto riguarda la grafica non si può certo dire che la potenza di calcolo del Game Cube sia sfruttata al massimo, ma tutto sommato il risultato è gradevole.Se da un lato, infatti, i personaggi risultano non proprio eccelsi nelle fattezze, molto blocchettosi e con poche animazioni, dall’altro il motore 3D usato per gli ambienti risulta fluido e sufficientemente definito nelle texture, presentando locazioni sufficientemente evocative e (spesso) inquietanti.Gli ambienti, interamente 3D, sono “ruotabili” a piacimento, si dispone inoltre di ben 3 visuali differenti, ravvicinata, media e a “volo d’uccello”.Assai mediocre, invece il comparto sonoro: i movimenti di Katia sono accompagnati da un inquietante rumore di zoccoli, mentre le musiche di accompagnamento sono quanto di più anonimo e poco coinvolgente si possa immaginare!

– E’ l’unico gdr per Game Cube

– Inedito sistema di combattimento

– Poco longevo

– Interamente in inglese

7

Nonostante i molti difetti (scarsa longevità, trama risaputa, protagonista poco carismatica) “Lost Kingdoms” rimane un prodotto gradevole e l’innovativo sistema di combattimento, che avrebbe potuto mettere in crisi qualcuno non avvezzo al genere, viene compensato dalla relativa facilità del gioco stesso. Se consideriamo poi che attualmente (dicembre 2002) rimane l’unico gioco di ruolo disponibile per Game Cube, la scelta è quasi obbligata.

Tenete comunque presente che “Lost Kingdoms” non è stato localizzato nella nostra lingua madre e che quindi il gioco è interamente in inglese: se non conoscete la lingua potreste incontrare qualche difficoltà in più nel portarlo a termine.

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