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Recensione

Lode Runner

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Avatar di Mauro.Cat

a cura di Mauro.Cat

Pubblicato il 12/04/2010 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

6.2

Siamo alle solite, Nintendo ci riprova e propone a tutti gli appassionati (intenditori?) un nuovo Hanabi Festival. Per chi non lo sapesse questa ricorrenza nintendosa altro non è che una sorta di “regalo” all’utenza. Grazie al Canale Wii Shop ed in particolare alla Virtual Console vengono infatti proposti ai videogiocatori europei alcuni titoli che per svariate ragioni non raggiunsero il nostro territorio alcuni anni fa. Le passate edizioni del Festival ci hanno permesso di ripescare alcuni prodotti di grandissima qualità che hanno fatto la felicità dei fan di vecchia data. Come nelle precedenti occasioni un dato non proprio entusiasmante ci lascia però perplessi. Questi titoli “rari” giungono sui nostri lidi con un lieve ritocco di prezzo rispetto agli altri prodotti della rispettiva console di appartenenza. Nonostante l’aumento minimo di uno o due euro, non riusciamo a comprendere questa scelta (considerando come anche i titoli originali giapponesi non godano solitamente di alcun tipo di traduzione).Una delle nuove proposte di questa edizione potrebbe fare la felicità dei giocatori di vecchissima data. Il primo titolo a comparire e ad essere stato annunciato non è altro che il famoso Lode Runner. Il gioco, pubblicato nella sua versione per NES, è disponibile al costo di 600 Wii Points (circa sei euro) ed è utilizzabile su Wii grazie al telecomando posizionato orizzontalmente.

Vecchio minatore da sei soldiPrima di addentrarci nei (pochi) dettagli di gioco utili alla recensione, non possiamo che dedicare un piccolo spazio alla storia della sua nascita. Lode Runner venne originariamente sviluppato da uno studente universitario di Washington di nome Douglas E. Smith. Era il 1982 e questo giovane futuro architetto decise di proporre il titolo ad alcune aziende dell’epoca. I suoi tentativi non furono vani e nel 1983 l’allora celebre Brøderbund (società ormai defunta, ma legata a celebri classici quali SimCity, Prince of Persia e Myst giusto per citare qualche nome di rilievo) approvò il progetto e poco per volta lo lanciò sui sistemi più importanti dell’epoca. Un successivo accordo portò Lode Runner su NES grazie ad Hudson Soft e quindi ai giorni nostri su Nintendo Wii.La meccanica è molto semplice, ma al tempo stesso non facilmente collocabile. Lode Runner racchiude elementi presi da tre differenti generi: platform, action e rompicapo.I livelli di gioco sono basati sulla raccolta di alcuni mucchietti d’oro all’interno di strutture a base di scale, piattaforme e funi. Il nostro eroe non salta, ma riesce a creare temporanee falle nel pavimento da usare come via di fuga rapida da una piattaforma o come trappola a limite di tempo per i nemici. Proprio i nemici, agguerriti come non mai, decidono il successo o l’insuccesso della partita. Come in una sorta di Pac-Man un semplice tocco ci causerà una morte immediata. Una volta raccolti tutti i tesori appare una nuova scala che, una volta raggiunta, ci porta verso il nuovo livello. Per completare l’avventura è necessario superare oltre cento differenti (mica tanto) stage.

Sali, scendi, raccogli e SaliTecnicamente Lode Runner è evidentemente poco proponibile ai giorni nostri. Le animazioni simpatiche del protagonista e dei nemici non nascondono un comparto tecnico limpido, ma inevitabilmente superato. I giocatori più giovani potrebbero storcere il naso di fronte ad una simile piattezza di ambientazioni ed idee grafiche.La colonna sonora rappresenta forse il punto tecnicamente meno convincente. Se la grafica grazie alla pulizia generale riesce tutto sommato a strappare una sufficienza stiracchiata, lo stesso non si può dire del sonoro. I motivetti che ci accompagnano sono costantemente ripetitivi e finiscono troppo spesso per convincerci ad abbassare il volume del televisore.Il fattore giocabilità è come sempre molto soggettivo e legato all’età del giocatore. Lode Runner è talmente obsoleto nell’impostazione da ricordare una variante di un Game & Watch con poche trascurabili aggiunte. Tale semplicità di fatto rappresenta un encomiabile punto di forza. La meccanica diabolica tipica di questi titoli, strategia unita ad abilità, potrebbe invogliare a proseguire. Più di tutti pesa però la mancanza di un sistema di salvataggio. Forse un titolo del genere avrebbe meritato una versione per WiiWare con qualche aggiunta e correzione, piuttosto che una riproposizione tale e quale dell’originale.La longevità è garantita dai moltissimi stage (se non vi stancherete prima) e da un’opzione incredibile per l’epoca: un editor dei livelli. Nonostante il tutto sia un po’ fine a se stesso, la creazione degli stage funziona piuttosto bene ed è assolutamente intuitiva. Un’idea interessante che solo molti anni più tardi ha trovato grande fortuna in altri titoli.In definitiva Lode Runner è un onesto classico che non può andare oltre quello che è e che globalmente non sfigura del tutto. Certo non si farà amare dai più giovani, ma chi lo ha adorato all’epoca dell’uscita potrebbe anche investire sei euro in questo riuscito ibrido di generi.

– Riuscitissimo mix di generi

– Possibilità di creare nuovi livelli

– Piuttosto longevo

– Sei euro sono un po’ troppi

– Tecnicamente poco proponibile ai giorni nostri

6.2

Nintendo con l’Hanabi Festival ci propone un vecchissimo titolo che riscosse grande successo e numerosi seguito per svariati formati. Lode Runner torna su Virtual Console nella sua versione per Nintendo Entertainment System. Il gioco sente il peso degli anni, ma al tempo stesso (come uno sportivo in là con gli anni e ancora tenace) offre una giocabilità sopraffina che combina semplicità e profondità. Le cose da fare non sono poi tante e molti potrebbero inorridire di fronte a tanti sprite così stilizzati e a dei fondali privi di dettaglio. I meno giovani potrebbero invece rivivere una breve esperienza piacevole con un prodotto che ancora oggi ha tanti fan sparsi per il mondo. L’aspetto negativo è certamente legato al prezzo del gioco (6 euro) che francamente ci appare spropositato. Consigliato agli appassionati del genere ed ai retrogamer incalliti.

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