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Recensione

Little Big Adventure

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Avatar di Naares

a cura di Naares

Pubblicato il 16/04/2014 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

8

L’originale Little Big Adventure è stato rilasciato parecchi anni fa su piattaforma DOS, PC Windows e PlayStation, sapendo catturare la fantasia di un nutrito numero di giocatori grazie a scelte stilistiche azzeccate, alla trama coinvolgente e alla novità rappresentata dal Full Motion Video. A distanza di anni il gioco viene riproposto su dispositivi mobile, dopo una revisione che ha interessato in primis i controlli e il generale livello di difficoltà.
Twinsen 2.0
Ci troviamo in un mondo che strizza l’occhio al celebre 1984 di Orwell, dove un regime autoritario esercita una forte repressione fisica e culturale sugli abitanti, ormai sempre più ridotti a vittime atterrite da forze dell’ordine in combutta con lo Stato stesso. 
Colpevole di aver sognato un futuro sciagurato, il nostro Twinsen viene incarcerato con l’accusa di sogni profetici e di essere un folle, ed è proprio qui che ha inizio la nostra avventura. La nostra fuga dalla prigione sarà a tutti gli effetti un tutorial, dove semplici indicazioni testuali ci spiegheranno come muoverci e come eseguire le azioni di base. Qui i veterani noteranno le più grandi differenze con il prodotto originale: il sistema basato sulle quattro stance è completamente sparito, e non sarà più necessario selezionare il tipo di movimento che vorremo eseguire. Toccare un punto dello schermo ci farà muovere in quella direzione, un doppio tap ci farà invece correre. Allo stesso modo, toccare un NPC ci farà interagire con esso, mentre un doppio tap indicherà al nostro avatar di attaccare. Le stance cambieranno dunque automaticamente in base ai nostri comandi, eliminando del tutto la macchinosità del sistema originale. Unico retaggio è rappresentato dalla modalità silenziosa necessaria nelle fasi stealth, che potremo abilitare o disabilitare tramite un tasto in alto a destra sullo schermo. 
Si tratta di novità molto gradite, che semplificano il gameplay senza snaturarlo, eliminando tutti quei tempi morti in cui dovevamo interrompere il gioco, entrare nel menu e selezionare una delle quattro modalità per poi ritornare al gioco vero e proprio, procedura che veniva eseguita con una frequenza a dir poco imbarazzante nel gioco originale.
Anche il problema delle collisioni è stato rivisto del tutto: correre in una direzione non ci porterà a schiantarci contro le pareti in puro stile Tomb Raider (i primi episodi), ma Twinsen continuerà semplicemente la propria corsa senza fastidiose perdite di tempo, per la gioia di chi non desideri camminare a passo d’uomo per l’intera avventura. 
Un sistema di controllo perfetto dunque? Non esattamente.
Purtroppo gli sviluppatori hanno deciso di non inserire un pad virtuale, preferendo ad esso il classico tocco a schermo. Il problema è che il nostro Twinsen seguirà i nostri tocchi muovendosi in linea retta, dunque capiterà con una certa frequenza di incastrarsi o di trovare degli impedimenti che renderanno poco agevole il nostro cammino. A nostro avviso sarebbe stato meglio concedere la possibilità di abilitare il normale pad virtuale tipico di questo genere di giochi, ma ci rendiamo anche conto che forse non sarebbe stato l’ideale per il prodotto in questione. I quadri di gioco tendono infatti a scrollare man mano che il nostro personaggio ne raggiunge un margine, il che sarebbe stato un problema qualora il pad virtuale si fosse trovato in uno degli angoli dello schermo. Ad ogni modo, superate una serie di incertezze iniziali, il sistema di controllo rimane accettabile, e non così terribile come si potrebbe pensare nelle prime battute.
Inoltre, qualora decidessimo di tenere il dito poggiato sullo schermo, Twinsen seguirà i nostri movimenti cambiando di volta in volta direzione. Il problema è che in questo caso andremo a coprire porzioni anche nutrite dello schermo (chiaramente dipende dal terminale di riferimento), motivo per cui da parte nostra abbiamo preferito il semplice tapping, limitandoci a guidare il nostro personaggio con piccoli tocchi, in particolare durante le fughe. 
A migliorare ulteriormente le cose c’è per fortuna anche una revisione dei salti, adesso molto più semplici grazie ad un aiuto visivo sulla nostra traiettoria, e un miglioramento del lancio delle magie, adesso indirizzabili con maggiore precisione.
FunFrock 1.0
Comandi a parte, il gioco è molto simile a quello che abbiamo avuto modo di giocare tanti anni fa su PC e PS1. Si tratta di un mix tra adventure e platform, con una grande attenzione riposta nella storia e nel lore del gioco. Proprio il lore è oggi (come lo era nel 1994 in fondo) uno degli elementi più convincenti della produzione, capace di far immergere il giocatore all’interno di un’avventura ancora affascinante, e ancora piuttosto impegnativa.
Non difficile come una volta forse, perché a conti fatti i punti vita degli avversari sono stati ridotti in maniera drastica, e nella maggior parte dei casi sarà sufficiente un unico colpo per avere la meglio sul nemico. Eppure, un certo senso di smarrimento potrà essere presente, così come il non sapere dove andare o cosa fare in un dato momento.
Non si tratta di difetti, ma piuttosto di una maniera di fare videogames inevitabilmente diversa da quella del gaming moderno, molto più legato al concetto di massa e di accessibilità di quanto non fosse per giochi che a conti fatti hanno ormai vent’anni sulle spalle.
La sensazione è che, pur essendo un gioco ancora solidissimo, Little Big Adventure sia un gioco poco accessibile per il giocatore moderno, in quanto privo del classico “tenere per mano” che contriddistingue la stragrande maggioranza dei titoli. Certo, i combattimenti sono molto più facili, il salvataggio automatico è una manna dal cielo, e il sistema a checkpoint permette di risparmiare una quantità di tempo industriale. Ma se vi siete fatti le ossa con l’epoca PS2 e PS3 troverete in questo Little Big Adventure un livello di sfida molto elevato, e un approccio all’esplorazione a tratti frustrante. Il nostro invito è comunque di fare almeno qualche tentativo, perché il livello di immersività della produzione e il fascino di questa riedizione mobile sono innegabili, e valgono certamente il prezzo di qualche ora passata a domandarsi cosa fare.
Parlando di ore poi non avrete davvero molto di cui lamentarvi: al prezzo di 4,49 euro vi porterete a casa una gemma dei tempi passati che vi richiederà non meno di dodici ore per essere portata a termine, ad occhio e croce circa una quindicina per chi volesse dilettarsi con questo gioco per la prima volta.
Tra l’altro abbiamo notato che i requisiti hardware non sono affatto elevati, e non abbiamo riscontrato problematiche di alcun genere anche su terminali piuttosto datati, o spinti da SoC non esattamente al vertice. 
Non che ci siano molti poligoni da muovere del resto. Il gioco mantiene infatti un’estetica che è a memoria la copia carbone della vecchia versione PC, e rende omaggio al periodo PlayStation inserendo in pochi megabyte tutti quei Full Motion Video che tanto ci avevano impressionato ai tempi, convincendo tanti di noi (chi scrive si sente coinvolto in prima persona) a lasciare il tanto amato Super Nintendo per passare alla nuova console di Sony.
Da questo punto di vista ci avrebbe fatto piacere un qualche tipo di revisione dei fondali, magari attraverso l’aggiunta di qualche dettaglio in più, o dell’implementazione di ombreggiature differenti. Un problema che ci poniamo più che altro perché il gioco sa essere ancora molto valido, dunque un revamp tecnico sarebbe stato certamente una cosa molto gradita. Peccato.

– Lore profondo e affascinante

– Trama ben sceneggiata

– Gameplay rinnovato in una eccellente edizione mobile

– Buona longevità

– Sistema di movimento poco efficace

– Può dare un senso di smarrimento

– Avremmo gradito un aggiornamento grafico

8.0

Little Big Adventure era e continua ad essere un gioco eccellente, che fonda gran parte del suo fascino su un lore approfondito, un gameplay variegato e una trama solidissima. Le novità inserite sono quasi tutte ottime, salvo per un sistema di controllo che, a nostro avviso, avrebbe dovuto concedere la possibilità di usare uno stick virtuale a schermo. Il gioco si rivolge solo a un pubblico hardcore stanco di essere tenuto per mano come spesso accade nel gaming moderno. Chi ha amato l’originale non può davvero lasciarsi scappare la possibilità di rigiocare su mobile un titolo che ha fatto la storia dei 32bit.

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