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Recensione

Jazz Trump's Journey

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Avatar di Francesco Ursino

a cura di Francesco Ursino

Pubblicato il 06/11/2013 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

6

New Orleans è uno di quei luoghi iconici degli Stati Uniti che riesce a evocare suggestioni incredibili: tra le più presenti nell’immaginario collettivo c’è sicuramente la colorata carovana del Mardi Gras, e purtroppo anche la sciagura dell’uragano Katrina del 2005, e il disastro petrolifero targato BP del 2010.Un’altra caratteristica imprescindibile della capitale della Louisiana è senza dubbio il suo rapporto con la musica: considerata da molti la patria natale del jazz, questa città ha avuto un ruolo principe anche nello sviluppo del funk, nonché del rhythm & blues e del rock. Proprio in questo filone musicale si inserisce il titolo che andiamo a recensire, ovvero Jazz Trump’s Journey, sviluppato da Bulkypix, la cui versione PC è da poco disponibile su Desura a € 8,99.

Un corso di canto scatDopo l’approdo su Ps Vita, iPhone, Android e Windows Phone, Jazz Trump’s Journey arriva su PC proponendo una esperienza platform che vuole essere il più possibile legata alla sua ambientazione: ci troviamo dunque a New Orleans a impersonare Trump, un musicista pronto a farsi strada nell’affollato panorama musicale della Louisiana. All’inizio dell’avventura, però, il nostro si trova senza la sua arma migliore, la sua tromba: nelle prime fasi di gioco, dunque, bisognerà riappropriarsi del prezioso strumento a fiato. Una volta fatto ciò, partirà la vera missione di Trump, che consisterà nel trovare altri musicisti per poter formare un gruppo che andrà a partecipare a un concorso proprio in quel di New Orleans.Diciamo subito che, fin dai primi istanti, si capirà bene come gli sviluppatori abbiano voluto omaggiare una delle più grandi figure musicali del secolo scorso, ovvero Louis Armstrong, che in Trump rivive quella stessa voglia di suonare e stupire il pubblico.Dal punto di vista della contestualizzazione, e se si vuole della narrativa, il titolo sembra comportarsi in modo più che dignitoso: Jazz Trump’s Journey infatti riesce a ricreare le atmosfere tipiche della New Orleans dei primi del ‘900, proponendo un carattere leggero e tutto sommato piacevole. Di sicuro non si avrà davanti una storia molto importante dal punto di vista puramente stilistico e dei contenuti, ma da questo punto di vista la produzione Bulkypix svolge bene il suo lavoro.

Salti poco precisiDove sono da ricercare, allora, le magagne che non consentono a Jazz Trump’s Journey di arrivare a un voto maggiore della sufficienza striminzita che gli abbiamo affibbiato? Per prima cosa, nel gameplay: ad onor del vero, il titolo propone un’esperienza platform decisamente classica, fatta di salti precisione, corde da prendere al volo, nemici da far fuori semplicemente saltandogli sulla testa. Tutto questo, però, gode di una riproduzione per alcuni versi deficitaria e in alcuni casi insufficiente, soprattutto se si pensa che il titolo non offre alcun supporto a joypad di nessun tipo. Se in ambiente mobile si tratta di un difetto perdonabile, su PC diventa più difficile capire come mai non si sia fatto uno sforzo a livello di programmazione per permettere la fruizione lontano dalla tastiera. Non è solo una questione di comodità, ma anche di modalità di utilizzo: a causa del level design a volte poco ispirato, che richiederà salti di precisione e movimenti millimetrici, l’azione della tastiera risulterà assai poco efficace.

La mancanza di questa possibilità, difatti, va un po’ ad oscurare i meriti del gameplay di Jazz Trump’s Journey, che offre interessanti variazioni alle dinamiche di gioco classiche. Il personaggio principale, infatti, potrà prodursi in azioni tipiche dell’eroe del platform bidimensionale come salti e arrampicate, ma grazie all’azione della propria tromba potrà anche fermare il tempo. Dopo aver trovato il nostro strumento, infatti (tutto ciò avverrà dopo una trentina di minuti di gioco), la pressione del tasto B farà partire un’animazione grazie alla quale Trump suonerà qualche nota con la tromba andando a fermare gli elementi della schermata di gioco. Le conseguenze di questa feature sono molte, e spesso ben sfruttate: piattaforme mobili, nemici insidiosi, nonché enigmi di livello medio-basso livello rappresentano ostacoli superabili grazie proprio a questa particolare abilità. Sebbene la tromba di Trump si configuri come un elemento di rottura, però, c’è da dire che ben presto anche questa abilità ridurrà la propria attrattiva, soprattutto perché si tratta di una sorta di potere sostanzialmente perpetuo; non avendo limiti di tempo, è semplicemente necessario fermare il tempo ogni volta che si vuole e procedere verso il prossimo checkpoint. Tutto ciò elimina una possibile componente strategica che, tutto sommato, avrebbe dato più spessore al titolo.Da segnalare, poi, la presenza di altri elementi tipici del genere come la presenza di collezionabili, per la precisione note e piccole immagini dei personaggi del gioco. Cosi come in altri platform, però, il titolo “si dimentica” di spiegare con precisione a cosa servano questi elementi, che così perdono una notevole importanza nel gameplay e, difatti, non incidono in modo evidente.I motivi di possibile frustrazione durante il viaggio durante i dieci livelli di gioco, dunque, potenzialmente sono due: il level design che spesso prevede salti al limite della perfezione e che di conseguenza mal si sposa con la possibilità di usare il gioco solo via tastiera. Paradossalmente, sembra lecito dire che uno dei frangenti meglio realizzati, dal punto di vista del design, sia proprio il menu principale di gioco: per spostarsi tra le varie opzioni, infatti, il giocatore non dovrà navigare tra voci e sezioni varie, ma bensì spostarsi per una sorta di livello apposito in cui le varie aree, raggiungibili tramite scale, permettono di caricare la partita, regolare l’audio e via di seguito. Una soluzione sicuramente originale e ben riuscita.

Jazzman, oh JazzmanIl titolo presenta una realizzazione bidimensionale decisamente gradevole: partendo dal personaggio di Trump, la cui fisionomia spesso ricorda proprio Louis Armstrong, e arrivando ai fondali dei vari livelli, c’è da dire che il tutto è realizzato in modo molto positivo. L’aspetto grafico, evidentemente, ha consentito agli sviluppatori di infondere a tutta la produzione l’atmosfera giusta, probabilmente in modo maggiore anche del versante audio, che in teoria avrebbe dovuto recitare la parte principale nell’economia dell’intero titolo.La musica d’accompagnamento dei vari livelli, è bene dirlo, è molto jazz, ma sostanzialmente è sempre la stessa. Ascoltare di volta in volta una melodia alla fine dei conti sempre uguale a se stessa stanca il giocatore e la rende quasi inesistente, e tutto ciò è un peccato perché, considerata anche la collaborazione con la CNC (Le Centre national du cinéma et de l’image animée, sostanzialmente un’agenzia del ministero della cultura transalpino), la sensazione è che forse si sarebbe potuto fare di più in termini di varietà anche senza svenarsi e andare fuori budget. Un altro appunto è da muovere alla traduzione italiana dei testi, spesso poco corretta e precisa; anche in questo caso, è comunque da lodare la scelta di localizzare parte del titolo nella nostra lingua, ma il risultato sarebbe potuto essere migliore senza investire tante energie e risorse in più.Dal punto di vista hardware, infine, il titolo non ha fornito nessuno spunto degno di nota: la fruizione su PC è sempre stata priva di problemi di sorta.

HARDWARE

Il titolo non ha veri e propri requisiti hardware: è lecito aspettarsi che possa essere utilizzato su praticamente qualsiasi configurazione Windows in circolazione.

– Ambientazione e storia gradevoli

– Comparto grafico semplice ma ben realizzato

– Level design non sempre ispiratissimo

– Sistema di controllo solo via tastiera

– Il comparto audio avrebbe potuto recitare una parte più importante

6.0

Se Bulkypix fosse riuscita a curare in modo migliore il level design, il sistema di controllo e il comparto audio, probabilmente Jazz Trump’s Journey sarebbe stata una piccola gemma tutta dedicata al mondo della musica. La base, è bene dirlo, c’è tutta: un pretesto narrativo gradevole e tutto sommato ben realizzato, una realizzazione grafica leggera e piacevole, e in generale una riproduzione di un mondo da sempre affascinante adattato in modo sufficiente alle dinamiche classiche del platform.

I difetti su cui ci siamo soffermati a lungo nella recensione, però, impediscono a Trump di spiccare il volo: il titolo, allora, rimane un platform sicuramente sufficiente e originale, ma considerato il prezzo non così economico consigliamo di valutarne bene l’acquisto prima di procedere.

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