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Recensione

Grim Fandango

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Avatar di seifer77

a cura di seifer77

Pubblicato il 13/02/2006 alle 00:00
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Bei tempi quelli in cui, colui che vi scrive, attendeva con spasmodica impazienza quello che una volta era un irrinunciabile appuntamento annuale o, al limite, biennale: l’uscita della nuova, imperdibile, avventura grafica targata Lucas. Bei tempi quelli in cui gli allora fanciulleschi occhi del recensore, sapevano ancora posarsi su quelle magiche scatolone di cartone, oggi antidiluviane, eccitati ed adoranti, coscienti che al loro interno vi era molto di più che un semplice supporto in carbonio o, per tornare ad epoche ancor più remote, una serie, apparentemente inutile, di strani quadrati di plastica; avendo già vissuto, in passato, le vicende di pirati fantasmi, tentacoli pazzoidi, motociclisti dal cuore d’oro e di tanti, tanti altri indimenticabili personaggi, gli occhi del bimbo gongolavano nell’immaginare quale altro sogno li attendesse. “Grim Fandango” fu un crocevia, sia per la Lucas, sia per il pubblico, sia per l’aspirante scribacchino che vi scrive queste righe. Vendette pochissimo, solo 180.000 copie in totale, e probabilmente fu la causa che, due anni dopo (siamo nel 1998), spinse la Lucas ad uscire con il nuovo, ennesimo sequel di Monkey Island (“Escape”), operazione mirata ad attirare nuovamente sia i fan della serie, sia quelli di un genere, quello delle avventure grafiche purtroppo, però, ormai vicino al suo triste declino. “Escape From Monkey Island”, infatti, rimane tutt’oggi l’ultima avventura grafica LucasArts. “Grim Fandango” fu il primo vagito di quello che, anni dopo, sarebbe stato il deciso cambio di rotta della software house di “Star Wars”, volto a privilegiare l’arcade piuttosto che il genere che tanto celebre l’aveva resa in passato. Ciò, però, non impedì a GF di essere un capolavoro.

“Piacere, Manny Calavera, agente di viaggi!”A El Midollo, citta della Terra Dei Morti, Manuel “Manny” Calavera svolge una mansione piuttosto inusuale: egli lavora per conto del DDM (o DOD nella versione originale in lingua inglese), ossia il Dipartimento Della Morte, una particolare agenzia di viaggi che assegna, alle anime dei defunti, pacchetti viaggio per l’aldilà, migliori o peggiori a seconda della condotta tenuta in vita dalle anime stesse: per esempio, le anime più meritevoli potranno avere il diritto di ottenere un biglietto per il Numero 9, un treno superveloce che permette, ai suoi passeggeri, di compiere l’intero “iter” del purgatorio in quattro minuti anziché in quattro lunghi anni. Ma Manny, una volta il miglior impiegato del DDM, ormai non vede più certi clienti da un pezzo. Da qualche tempo, infatti, il collega Domino Hurley riesce sempre a gestire i clienti migliori, lasciando al povero Manuel solo anime di basso profilo. Ma al nostro scheletrico eroe, qualcosa puzza, e con uno stratagemma riesce ad accalappiare l’anima di Mercedes Colomar, una crocerossina dalla vita impeccabile. Inspiegabilmente, però, secondo il computer della ditta, Meche non ha diritto a nessun tipo di privilegio, né tantomeno all’agognato e sacrosanto biglietto per il Numero 9, assegnandole, invece, il percorso più duro, irto di pericoli e difficoltà. E’ così che Manny scopre il giro di corruzione che sta dietro al DDM, intraprendendo un viaggio alla ricerca di Meche, per assicurarsi che arrivi sana e salva a destinazione.

Un lugubre noir. Di morti.Ispirata alle bambole della tradizione messicana, create per la Festa dei morti (chiamate proprio calaveras), “Grim Fandango” è un’avventura dal tono smaccatamente noir, tanto ricorda i film di genere degli anni ’30; impossibile non considerare il nostro Manny come una controparte ossuta di Humphrey Bogart. Tim Schafer, mente dietro a GF, già collaboratore Lucas per, tra gli altri, “Day Of The Tentacle” e “Full Throttle”, non si limita però alle atmosfere notturne del noir, sviluppando anche ambientazioni fantasy e richiami al capolavoro burtoniano “Nightmare Before Christmas”, altro riferimento cinematografico, creando un vero caleidoscopio di atmosfere fantasiose ed originali. I personaggi sono tutti caratterizzati meravigliosamente, tanto da far sembrare la Terra Dei Morti una proiezione ultraterrena del mondo moderno. La trovata più interessante è sicuramente quella di rendere vulnerabili i protagonisti stessi, nonostante già morti: tramite particolare proiettili di germoglina, infatti, i nostri simpatici scheletrini vedranno le proprie ossa trasformarsi in rigogliosi fiori profumati. Scelta che, a suo modo, conferisce un ulteriore componente realistica al videogioco, permettendo ai programmatori di inserire anche scene rimandanti alla violenza filmica. Ma Schafer contamina e mescola, e non manca lo humor nero e la comicità slapstick, quest’ultima presente soprattutto grazie al demone Glottis, autista e compagno d’avventure di Manny. Gli enigmi sono, come al solito, all’altezza della tradizione Lucas, anche se, talvolta, fin troppo complicati.

Il mouse è morto, evviva il mouse!Tristemente, GF segna anche l’addio dell’interfaccia “punta e clicca” made in Lucas. Tentando di rinvigorire un genere ormai prossimo alla saturazione (o forse solo per attirare anche una nuova fascia di pubblico), venne introdotto un nuovo sistema di controllo, che tanto fece storcere il naso ai puristi: niente più mouse, adesso sono tastiera e joystick le periferiche di gioco, in linea con le mode del mercato, che vedevano affacciarsi i successi stratosferici degli action3D, in particolare di quelli che avevano per protagonista una certa sexy archeologa. Lo SCUMM viene dunque abbandonato e il protagonista viene adesso controllato esclusivamente con i tasti direzionali di tastiera o joystick, appunto. Cambia, per forza di cose, anche la meccanica di interazione con gli scenari: Manny “guarda” gli oggetti con cui è possibile interagire, ma spesso il sistema è impreciso, soprattutto quando vi sono due oggetti vicini. Inoltre, è impossibile non sottolineare quanto sia frustrante per il giocatore, non sapere quale sia effettivamente l’oggetto che Manny stia guardando, essendo del tutto assente una didascalia che lo descriva, come accadeva, per esempio, in “The Curse Of Monkey Island”. Sia chiaro, il sistema nel complesso è buono, ma lontano dalla perfezione dello SCUMM. Occorrerà del tempo per abituarcisi, soprattutto per gli “adventure-gamers” di vecchia data.

”Swing, swing, swing, swing…..everybody start to swing…”La colonna sonora jazz e swing merita una menzione a parte, tanto è bella e curata. “Grim Fandango”, fu l’unico gioco Lucas, oltre a “The Dig”, a fregiarsi dell’uscita di un album che contenesse la propria OST. I pezzi si adattano perfettamente all’atmosfera del gioco, e sono tutti di alto livello compositivo e realizzativo.

HARDWARE

PCOS: Win95/98Processore: 133MhzRAM: 32MBScheda Video: 4MBHard Disk: 40MBSupporto: 2CD

MULTIPLAYER

Assente

-Trama ricca e coinvolgente

-Personaggi e luoghi realizzati minuziosamente

-Affascinanti atmosfere noir

-Colonna sonora strepitosa

-Fu il canto del cigno del “punta e clicca”

-Sistema di controllo non proprio esente da pecche

0

“Grim Fandango” fu l’ultima grande avventura Lucas e, contemporaneamente, una delle più riuscite in assoluto; segnò l’addio al celebre SCUMM, rimpiazzandolo con un sistema di controllo che non ne è all’altezza, ma la bellezza della trama, dei personaggi e delle ambientazioni, il tutto sottolineato da una colonna sonora splendida, riescono a soppiantarne le mancanze. Per chi scrive, l’ultimo videogioco appartenente ad una sorta di “età dell’oro”, che proprio con esso si chiuse per non riaprirsi mai più. Amen.

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