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Recensione

Forgotton Anne, recensione dell'avventura in stile Studio Ghibli

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Avatar di Domenico Musicò

a cura di Domenico Musicò

Editor

Pubblicato il 26/05/2018 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

8

Tra le grandi uscite di assoluto rilievo che catturano l’attenzione del grande pubblico, si celano sempre quelle piccole perle inaspettate che rischiano di essere ignorate. O dimenticate in fretta, abbandonate, private dell’attenzione che meriterebbero. Proprio su questo e altri importanti temi portanti si basa Forgotton Anne, che valorizza l’importanza della nostra memoria e ci mostra uno squarcio oltre il quale è possibile vedere dove gran parte della società moderna sta andando a finire. 
Memories
Forgotton Anne è ambientato in un fantastico mondo parallelo chiamato Forgotten Lands, in cui si trovano tutti quegli oggetti messi per sempre da parte, dispersi e mai più cercati, diventati ormai inservibili o spariti per sempre anche dal più lontano dei ricordi. Dal più insignificante a quello più raro, ogni oggetto, in questo mondo fiabesco, prende vita, parla, ha sentimenti e vive una vita di tristezza. L’unica loro speranza è legata al volere di Master Bonku, che promette di creare una sorta di punto di passaggio tra le Forgotten Lands e il mondo reale, solo ai forgotlings (questo il nome degli oggetti) che si saranno dimostrati meritevoli. 
I giocatori controlleranno Anne – una tutrice dell’ordine che dovrà arginare gli afflati ribelli che soffiano sulle Forgotten Lands e che minacciano di sabotare il piano benefico di Master Bonku – operando sul territorio e imbastendo dialoghi coi forgotlings, i quali dimostrano quasi sempre una grande personalità e un’invidiabile loquacità. In alcuni momenti capiterà di dover prendere delle scelte proprio durante le discussioni (tutte in inglese, compresi i sottotitoli), le cui conseguenze si ripercuoteranno su alcuni elementi della storia. 
La storia di Forgotton Anne e i suoi bellissimi ambienti di gioco vengono presentati secondo lo stile degli anime meno moderni, e viene piuttosto naturale associare alcuni canoni estetici – e certi tratti distintivi – alle meraviglie che Studio Ghibli ci ha tramandato in questi anni. D’altra parte, l’aspetto forse più riuscito dell’opera, e al contempo quello che più risalta sopra ogni altra cosa, è proprio il comparto artistico, davvero ispirato e di altissimo livello, soprattutto se si consideriamo che si tratta dell’opera prima di Througline Games, un team indipendente di Copenhagen con poche risorse a disposizione (che ha avuto però il merito di farsi notare da Square Enix).
L’ambizione artistica fa il paio con quella narrativa: si considerino i risvolti che la storia del gioco ha e le delicate tematiche che vengono toccate, camuffate da un aspetto innocente ma senza dubbio rivolte anche (e soprattutto) ai più grandi, i quali dovrebbero cogliere maggiormente i messaggi lanciati da Forgotton Anne. 
Anime di Luce
Ciò che Forgotton Anne propone dal punto di vista del sistema di gioco è invece molto meno elaborato: si tratta in sostanza di un’avventura grafica moderna in 2.5D che non si distanzia quasi per nulla dai classici del genere, e anzi ne utilizza i canoni senza tentare di offrire delle novità degne di nota. Oltretutto, sebbene le animazioni siano buone, è la legnosità dell’interazione che convince a metà, facendo perdere quel senso di fluidità che invece le linee morbide di scenari e personaggi conferiscono all’opera. 
Le azioni di Anne sono piuttosto basilari: può saltare, arrampicarsi, usare un paio d’ali meccaniche che le consentono di raggiungere zone altrimenti fuori portata, interagire coi punti sensibili dello scenario e, infine, usare un guanto che le consente di risucchiare le anime per utilizzarle come forma di energia.
La quasi totalità degli enigmi sono basati proprio su quest’ultima necessità, ossia riempire l’apposito indicatore e fornire l’energia nei punti in cui è carente. Oltre che da alcuni barili, talvolta la si può raccogliere dai forgotlings, ma attenzione a ciò che farete, perché svuotare e dunque privare un oggetto della propria anima significa perderlo per sempre. Il gioco, in ogni caso, non ve lo permette quasi mai, guidato com’è a farvi compiere delle azioni prestabilite che si verificano entro delle zone specifiche in cui il raggio d’azione dello strumento riesce ad operare. 
I puzzle, nonostante siano ben implementati, non hanno particolari picchi di difficoltà, e anzi bisogna proprio impegnarsi per rimanere bloccati in qualche sezione e andare ben oltre le circa sei ore previste per portarlo a termine. Dopo le prime prove, e dopo aver capito quali sono e basi su cui si adagia il gameplay di Forgotton Anne, tutto vi verrà spontaneo e naturale, e ciò che vi incollerà allo schermo sarà appunto la storia, la sua evoluzione e la bellezza delle immagini in movimento. 
Ad accompagnare questa sorta di anime interattivo, c’è poi un’ottima colonna sonora eseguita dalla Copenhagen Philharmonic Orchestra, a dimostrazione del fatto che nemmeno in questo caso si è voluto lesinare su degli aspetti ritenuti importantissimi per imprimere all’opera un’impronta decisa e carica di autorialità.

– Artisticamente splendido

– Gran cura per i dettagli, con una forte impronta autoriale al mondo di gioco

– Buona storia, in apparenza per i più giovani, in realtà soprattutto per i più grandi

– Un po’ di legnosità durante le interazioni

– I puzzle sono tutto sommato molto semplici

8.0

Forgotton Anne è uno di quei giochi che andrebbero posseduti anche solo per supportare una realtà che punta e crede così tanto sulle proprie aspirazioni artistiche, ma poi, quando si apre e si rivela in tutto il suo splendore, sa parlare anche al cuore dei grandi, con tematiche che non dovrebbero mai essere prese sottogamba.

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