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Recensione

Fat Princess Fistful Of Cake

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Avatar di Gianluca Arena

a cura di Gianluca Arena

Editor

Pubblicato il 29/03/2010 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

7.5

Può un gioco pensato per il multiplayer online passare, in maniera indolore, dall’ammiraglia di casa Sony alla piccola PSP? Sony deve aver pensato di sì e, sebbene con un certo ritardo (il gioco fu annunciato per la prima volta addirittura allo scorso E3 di Los Angeles), ecco arrivare l’iterazione portatile di Fat Princess, sottotitolata, per l’occasione, Fistful of Cake (“per un pugno di torta”). Dopo l’enorme (e per molti versi inaspettato) successo del capitolo primo, questa edizione per PSP di presenta più come una versione 1.5, un’accettabile via di mezzo tra un porting pedissequo e un sequel prematuro. Che abbia inizio la guerra delle torte!

La bilancia, questa sconosciutaColorato, buffo, eppure tremendamente impegnativo, il fenomeno Fat Princess poggia il suo successo sulle modalità multigiocatore online che, al prezzo di un’attesa forse eccessiva, consentivano delle vere e proprie risse in tempo reale fino a ben trentadue giocatori, in un trionfo di dardi, lavoratori, sangue e principesse evidentemente sovrappeso.Iniziamo subito con il dire che le modalità presenti nell’originale, distribuito su PlaystationNetwork, ci sono tutte e che, ad eccezione del numero massimo di giocatori possibile (ora ridotto a sedici, per forza di cose), niente è andato perduto nel processo di conversione, se non, ma anche qui si sconfina nel territorio dell’ovvietà, il livello grafico e sonoro della controparte da salotto. Per cui, nel menu principale, ci verrà data la possibilità di scegliere tra le stesse modalità ovvero:“La leggenda della principessa grassa”, che bissa lo story mode dell’originale, mettendo una storia volutamente grottesca e paradossale al servizio del giocatore: due principesse, di due reami confinanti, e la loro insana passione per la torta, al centro di una guerra immotivata e folle (d’altronde, quale guerra non lo è?!?), combattuta a suon di fanterie in un reame fantasy/medievale, ma dalla tavolozza pastello che ricorda un libro per bambini. Scopo primario del gioco è catturare, in una sorta di “cattura la bandiera”, la principessa cicciona della parte avversa, guardando a vista la nostra per evitare che subisca lo stesso destino. Anzi, più che guardarla a vista, il gioco incita a riempirla come un tacchino, alla faccia del vivere sano e del colesterolo: più obesa sarà la principessa, infatti, maggiori difficoltà richiederà il trasportarla via dal castello. Una tattica decisamente sadica. Peccato che questa modalità si esaurisca proprio quando il giocatore ha pienamente familiarizzato con le mille sfaccettature del gioco.Le altre due modalità assicurano un divertimento molto più longevo, a patto di disporre di amici, sia in locale sia online: “Dilettati” permette di organizzare partite multigiocatore anche con compagni gestiti dall’intelligenza artificiale della CPU (altalenante), mentre “Gladiatore” sottopone il povero giocatore a ondate ripetute ed infinite di nemici, sempre più impegnative e assetate di sangue.

Il caos regna sovranoCome si intuirà anche dalle immagini a corredo di questa recensione, la struttura di gioco prevede una visuale a volo d’uccello (leggermente più ampia di quella vista su PS3), tipica degli strategici in tempo reale, genere a cui, con delle dovute precisazioni, potremmo apparentare l’ultima fatica di Supervillain Studios: sceglieremo la classe del nostro alter ego tra le sei disponibili (a fronte delle cinque della precedente versione), che spazieranno dal classico guerriero, abile nel corpo a corpo ma a digiuno di magia, al mago, debole come un neonato ma in possesso di grandi poteri magici, passando per l’arciere e per il lavoratore, prezioso quando c’è da costruire ponti o riparare parti del castello.In ogni momento, grazie al cosiddetto “hat system”, sarà comunque possibile cambiare classe al volo solo sostituendo il copricapo, per scegliere quella che maggiormente è richiesta dalla situazione contingente.In Fat Princess sarà proprio il giocatore a condurre, come qualsiasi hack’n’slash che si rispetti, il proprio alter ego tra teste mozzate e sbudellamenti vari, con buone vette di button mashing raggiunte, soprattutto nelle mischie più concitate.La profondità è assicurata, tuttavia, da finezze come la possibilità di intingere i propri dardi nel fuoco, provocando danni extra ai nemici, se si impersona un arciere, o l’upgrade delle strutture e delle torrette se si vestono i panni del lavoratore, che sopperisce alla mancanza di forza d’urto con una grande tasso di utilità in tutte le situazioni.La pecca, forse l’unica di tutta la produzione (insieme alla non eccessiva longevità) è data dalla quantità di caos che presto si svilupperà su schermo, derivata dalle ondate di truppe nemiche (l’odiata squadra Blu), dei nostri alleati del team Rosso, dei popolani dei due castelli, e, in alcuni casi, delle principesse stesse: va bene la frenesia e il superamento dei turni classici, ma troppo spesso si avverte la sgradevole sensazione che la riuscita della missione derivi da fattori indipendenti dal giocatore.Quest’impressione aumenta a dismisura, poi, durante la campagna in singolo, quando, per quanto ci si sforzi di essere sempre nel cuore della battaglia, ci si sente più un ingranaggio del macchinario che l’anonimo eroe della vicenda.Giocare con otto amici, in modalità infrastruttura o ad hoc, allevia questa sensazione, senza però riuscire ad eliminarla: se a questo aggiungiamo un’AI dei personaggi gestiti dalla CPU della nostra PSP altalenante, allora si comprende bene che il gioco non è esente da difetti, e può essere consigliato senza riserve solo a chi dispone di un buon numero di amici con cui condividere l’esperienza.

Torte fumettosePoco da ridire sulla realizzazione tecnica, invece, vicina a quella dell’ammiraglia di casa Sony, e, in generale, più che dignitosa: la grafica appare sempre pulita e adatta al contesto, e riesce nel non facile intento di rendere divertenti, e non macabri, i fiumi di sangue che scorreranno sul vostro LCD.Qualche piccolo rallentamento è ravvisabile nelle situazioni più affollate ma, considerando che proprio in questi giorni PlaystationPortable festeggia i cinque anni dal lancio, i compromessi sono poco appariscenti e ampiamente accettabili.Mentre l’accompagnamento sonoro lascia indifferenti, il parlato, completamente localizzato in italiano, si avvale di buoni doppiatori, e, pur nell’impossibilità di ricreare lo spassosissimo accento inglese dello speaker su PS3, non sfigura e anzi incita alla carneficina e all’accanimento nel perseguire il più folle degli obiettivi.La longevità è molto (forse troppo) legata alla possibilità di disputare match online in multigiocatore, senza la quale l’interesse verso questo titolo scemerebbe dopo poche ore di gioco.Se avete una buona connessione internet cui appoggiarvi e, magari, qualche amico che condivida con voi l’amore per questo titolo, Fat Princess è la migliore rissa digitale degli ultimi tempi, soprattutto sugli schermi PSP.Ma se prediligete il gioco in singolo (per orari, necessità personali o semplice inclinazione), allora il consiglio è di rivolgere altrove le vostre risorse economiche.

– Frenetico…

– Facile da giocare

– Modalità multiplayer entusiasmante

– …anche troppo

– Sindrome da “ingranaggio”

– Eccessivamente legato al gioco in rete

7.5

Come la saga di Phantasy Star, o il recente Ragnarok DS, che pure appartengono ad un altro genere videoludico, l’ultima fatica di mamma Sony lega a doppio filo il suo successo su PSP alla possibilità di giocare in rete, senza la quale la votazione finale può essere abbassata tranquillamente di mezzo punto. Ma, se siete di quelli che cavalcano appieno le nuove possibilità offerte dal digital delivery e dal gioco su internet, il discorso va rovesciato, e va aggiunto quel famoso mezzo punto al voto finale.

Noi optiamo per una via di mezzo, non fosse che per la sgradevole sensazione di determinare solo in parte l’esito degli scontri e una longevità leggermente al di sotto della media.

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