Il Verdetto di SpazioGames
Nel mondo dei videogiochi c’è sempre spazio per operazioni originali o quantomeno positive: l’iniziativa di cui vogliamo parlare, nello specifico, si esplica nella nascita dello Utah Game Forge: si tratta di un publisher indipendente creato per gestire i giochi sviluppati dall’Entertainment Arts and Engineering Program dell’università dello Utah. Gli eventuali ricavi ottenuti attraverso i titoli prodotti vengono gestiti e distribuiti tra gli studenti responsabili dello sviluppo, i quali possono comunque continuare a sfruttare le proprie creazioni.Uno dei progetti gratuiti di questa iniziativa si chiama ERIE: in questa recensione, dunque, andremo ad approfondirne i vari aspetti.
Corri scappa c’è…un cosoSiamo nel 1966, e nel reattore Fermi 1 della centrale nucleare di una ”sonnolenta” cittadina del Michigan è in corso una parziale fusione. Il protagonista, Oliver Victor, un investigatore, ha il compito di penetrare nella struttura e cercare sopravvissuti; la situazione, però, sfugge quasi subito di mano nel momento in cui ci si accorge che, oltre a numerosi gatti neri che giacciono per la struttura, Oliver sarà in compagnia di mostruosi esseri prodotti dalle mutazioni. Intrappolato appena al di sotto della costa del lago Erie, il nostro eroe dovrà cercare di salvare la pelle sfuggendo ai mostri, cercando di capire meglio cosa sia successo e, soprattutto, scappare dalla centrale.La situazione proposta, in sé per sé, appare perfetta alla natura indipendente della produzione: l’ambiente ristretto dei locali del reattore hanno permesso di sviluppare un ambiente di gioco circoscritto e non troppo esteso (considerato anche il discreto backtracking, su cui torneremo meglio dopo), mentre la presenza dei soli esseri mostruosi ha permesso di fare economia sullo sviluppo di eventuali altri personaggi giocabili. In ERIE, dunque, ci si troverà da soli contro gli abomini nucleari, e tutta l’azione di gioco sarà permeata da un’atmosfera horror riuscita in modo positivo.Girando per la centrale, infatti, il silenzio che accompagna il giocatore viene disturbato dai classici effetti che tendono ad aumentare la tensione: oggetti che cadono, scricchiolii sinistri, e soprattutto il respiro pesante e terrificante dei mostriciattoli, oltre che il fiato grosso di Oliver, intento a scappare da tutte le insidie del caso.Dal punto di vista narrativo, il titolo cerca di creare una sorta di background nel momento in cui il giocatore troverà, durante la sua poco piacevole permanenza nella centrale nucleare, alcuni documenti che faranno luce sulla vicenda (nove in tutto); insieme a ciò, si dovranno raccogliere chiavi magnetiche (cinque) che consentiranno di aprire porte altrimenti inaccessibili, oltre che alcuni gatti neri (complessivamente otto).
Soli, sperduti, in una centrale nucleare. Cosa può andare storto?In ERIE, gameplay e aspetto narrativo sono legati in modo molto stretto: la scoperta di quanto avvenuto prima del nostro arrivo, infatti, si esplica nell’attività di ricerca per tutta la centrale nucleare; da questo punto di vista, però, il gioco si configura come un survival horror, visto che la presenza costante degli abomini nucleari minerà le certezze dei giocatori: da quale corridoio spunterà fuori il mostro? Si potrà trovare una via di fuga adatta? L’approccio allo scontro con i propri avversari, infatti, sarà quasi esclusivamente uno, e consisterà nel correre via, il più lontano possibile. Questo perché Oliver non avrà a disposizione nessuna arma per difendersi, anche se il nostro potrà servirsi di una bomboletta spray da utilizzare per segnare la strada già percorsa. Questo stratagemma da Pollicino si rivela molto utile, soprattutto perché, dopo circa un terzo dell’avventura, in alcuni frangenti ci si ritroverà a girare e rigirare nelle stesse stanze, e sapere all’istante quale corridoio si sia percorso o meno risulta di estrema importanza. Fare le cose in modo corretto, e soprattutto in fretta, diventa dunque cruciale: gli abomini, infatti, sono sempre in agguato, e perciò è bene, ad esempio, segnare sempre quali porte non possono essere aperte in un primo momento, di modo da poter ritrovare facilmente la strada nel momento in cui si riesca a trovare la chiave magnetica appropriata.Questo senso di paura e minaccia è uno degli aspetti sicuramente più positivi della produzione, anche se gli evidenti limiti del titolo contribuiscono ad alleviare le sensazioni scaturite dall’esperienza di gioco.Durante i primi minuti, infatti, sembra normale che la tensione possa prevalere sul comportamento del giocatore, facendogli sbagliare strada perché inseguito da un nemico; peccato però che gli abomini non siano particolarmente intelligenti e, soprattutto, pecchino di prevedibilità. I mostri infatti non potranno inseguirci nei condotti dell’aria, ed oltre a camminare e venire incontro al giocatore (in modo peraltro neanche cosi rapido), potranno fare poco altro. Nel momento in cui si avrà acquisito una certa familiarità con l’ambiente di gioco, e con le debolezze avversarie, si potrà cercare di evitare il più possibile gli incontri ravvicinati. Va da se che le situazioni in cui ci si ritroverà in un vicolo cieco, con un muro da una parte e un mostro dall’altra, saranno più o meno frequenti, ma in sostanza è possibile dire che la sfida offerta da ERIE, la cui longevità si attesterà su un’ora circa, sia sicuramente piacevole.
Paura, eh?Basato sul più che collaudato Unreal Engine 3, ERIE propone una grafica tridimensionale senza particolari pretese, che svolge il suo compito in maniera tutto sommato positiva. Il titolo risulta essere molto leggero, senza particolari intoppi a livello squisitamente tecnico, rendendo l’esperienza di gioco liscia e senza intoppi. Si tratta di un particolare non da poco, se si considera che il gioco non consente di salvare la partita, e che ogni volta che si verrà uccisi si ricomincerà da un determinato checkpoint.Collegato a questo discorso, c’è qualche considerazione da fare riguardo alla realizzazione dei grandi protagonisti del titolo, ovvero gli abomini nucleari con cui si verrà a contatto. E’ evidente che, come detto in precedenza, l’elemento che spinge ad avere più timore di questi esseri sarà costituito dai vari effetti sonori, considerato che, visti da vicino, i mostriciattoli appariranno in modo abbastanza anonimo, se si eccettua per gli occhi bianchi scintillanti e il profilo eccessivamente luminoso (una maggior mimetizzazione con gli ambienti bui del gioco sarebbe stata sicuramente gradita). La mancanza di dettaglio (questa volta anche per quanto riguarda il versante audio) si rivela soprattutto nel momento in cui si verrà a contatto in modo, diciamo cosi, molto ravvicinato con questi esseri: l’animazione, infatti, suggerirebbe il tentativo da parte degli abomini di mangiare il povero Oliver, ma né l’accompagnamento sonoro (del tutto assente in queste fasi), né la realizzazione delle movenze vere e proprie riescono a far breccia.In ogni caso, non bisogna dimenticare il carattere indipendente, e soprattutto gratuito, della produzione: alla luce di questi fatti, dunque, è possibile soprassedere su quelli che sembrano essere peccati di gioventù, più che mancanze dettate dalle poche risorse.
HARDWARE
Come già accennato, il titolo risulta leggero e fluido sotto il profilo hardware, risultando estremamente permissivo in termini di configurazione richiesta, che peraltro non viene specificata ufficialmente. Sembra lecito affermare che il gioco sia fruibile dalla maggioranza delle configurazioni Windows.
– Buona tensione
– Idea carina e realizzata in modo sufficiente
– Gratuito
– Alcune disattenzioni tecniche
7.0
ERIE è un titolo che sa come tenere alta la tensione: questo, per un gioco horror, è già di per se un buon traguardo, che diventa ottimo nel momento in cui si analizza il carattere indipendente e gratuito della produzione. I maggiori difetti della titolo risiedono nella realizzazione un po’ superficiale di alcuni frangenti di gioco, ma ciò non toglie che la creazione Utah Game Forge riesca a far divertire per qualche decina di minuti.
Considerato che il tutto è gratis, dunque, è possibile attribuire alla produzione un voto sicuramente discreto.