Recensione

Crackdown 2

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a cura di andymonza

Il Verdetto di SpazioGames

7

E’ passato diverso tempo dall’ultima volta che abbiamo saltellato tra i tetti di Pacific City nei panni di un Agente. Naturalmente da allora molto è cambiato, e non in meglio. Quella che un tempo era una metropoli tristemente nota per l’alto livello di criminalità, è diventata oggi l’epicentro di una terribile infezione che sta trasformando la cittadinanza in mostruose aberrazioni assetate di sangue, note come Freak. Rivestita la familiare tuta dell’Agenzia, ci troveremo ancora una volta a sfruttare una potenza fisica ben oltre l’umano ed armamenti all’avanguardia nel disperato tentativo di rimettere tutto a posto.

Not so pacific…Se avete giocato al predecessore, Crackdown 2 non ha molte sorprese in serbo per voi. Nonostante i tre anni trascorsi, sembra che i ragazzi di Ruffian Games abbiano deciso di rischiare poco o nulla: le meccaniche di gioco sono le medesime, la crescita dei poteri dell’agente risulta invariata, Pacific City è sempre lei e persino la grafica ha ricevuto poco più che un update. La comparsa dei Freak, che di notte affollano le strade scatenando il caos tra i pochi sopravvissuti, cambia il gameplay nella forma ma non nella sostanza: mentre nel predecessore ci si trovava a dover sconfiggere uno dopo l’altro i boss delle gang criminali sparse sul territorio urbano, la nuova missione consiste nel portare a compimento il Progetto Sunburst, che tramite l’attivazione di Unità di Assorbimento sistemate in punti specifici della metropoli è destinato a dare il via ad una reazione a catena atta ad eliminare per sempre la minaccia mutante, tutto grazie all’energia solare. Concretamente, questo comporterà liberare dalla presenza nemica i dispositivi sparsi per la città per poi attivare in tutto nove Fari e dare finalmente il via all’esplosiva “soluzione finale”. La struttura completamente free roaming dell’ambientazione permette di attivare i catalizzatori segnati sulla mappa nell’ordine che si desidera, lasciando totale libertà al giocatore su come procedere. A fianco dei Freak, le strade di Pacific City sono affollate dal gruppo criminale noto come The Cell, un’organizzazione anarchica in guerra aperta contro l’Agenzia: le Unità di Assorbimento necessarie per il progetto Sunburst si trovano nelle loro mani, rendendo la riconquista un compito estremamente pericoloso. Solitamente posizionati sui tetti dei palazzi più alti della città, questi dispositivi andranno liberati uno alla volta eliminando qualunque minaccia nemica. Una volta ripristinate tre Unità in sequenza, sarà possibile scendere sottoterra ed attivare il relativo Faro; purtroppo, il sottosuolo è occupato dai Freak ed i dispositivi necessitano di diversi minuti di caricamento. Questo darà via a brevi sequenze in cui ci si troverà a dover difendere il radiofaro da un massiccio attacco dei mutanti; oltre a tenere a bada la massa di attaccanti, sarà necessario prestare particolare attenzione ad alcuni nemici contrassegnati da icone, i quali concentreranno i loro attacchi contro il condensatore ed andranno di conseguenza eliminati al più presto. Per quanto queste ultime sequenze siano effettivamente divertenti grazie all’enorme massa di nemici da sterminare, la campagna singolo giocatore si riduce sostanzialmente alla stessa missione ripetuta per nove volte, una formula se possibile ancor meno varia di quella offerta dal predecessore. L’unico interessante risvolto tattico offerto dalla nuova formula è legato all’alternanza giorno/notte: i Freak usciranno dalle loro tane al calar del sole, rendendo l’attivazione dei condensatori più facile nottetempo, mentre i Cell saranno molto meno attivi alla luce del giorno; sfruttando questo avvicendarsi di forze nemiche si potranno ottenere notevoli vantaggi. Dal punto di vista narrativo, Crackdown 2 non offre granchè: la storia è come per il predecessore poco approfondita e spiegata, ed a poco servono le registrazioni sparse per la città.

Vitamine per AgentiAl di là del pedissequo ripetersi della stessa missione per tutta la durata della campagna singolo giocatore, la caratteristica più interessante di Crackdown 2 è, così come per il predecessore, legata alle meccaniche di crescita del personaggio. Ogni volta che si compie una determinata azione in gioco, dall’uccidere un nemico all’utilizzo del freno a mano durante la guida, si ottengono sfere che andranno a migliorare la relativa caratteristica dell’Agente. Forza, Abilità di guida, Agilità, Armi da fuoco ed Esplosivi sono le abilità che potremo migliorare: l’unica il cui upgrade è completamente slegato dal suo ripetuto utilizzo durante il gameplay è l’Agilità, la quale potrà essere migliorata collezionando le sfere sparse sui tetti più alti della città, attività da sempre molto divertente. Di step in step vedremo il nostro Agente crescere in maniera esaltante, sino a trasformarlo in una macchina da guerra capace di saltare oltre venti metri in altezza e utilizzare autocarri come schiacciamosche. Anche in questo campo, le novità rispetto al predecessore sono davvero poche: sono state ad esempio introdotte alcune sfere di upgrade “mobili”, le quali andranno acchiappate correndo sui tetti o inseguendole in auto e daranno in premio un bonus di punti crescita.Tornano naturalmente le gare, sia a piedi che su veicoli, affiancate da competizioni stunt che comporteranno il completamento di percorsi dedicati all’interno della città.Man mano che le caratteristiche dell’Agente cresceranno avremo accesso ad equipaggiamento sempre più avanzato: super fucili in grado di spazzare via decine di Freak ad ogni colpo, veicoli sempre più veloci e corazzati, esplosivi ad alto potenziale (degne di nota le nuove Granate Magnetiche, in grado di “legare” tra loro più oggetti per creare letali trappole). Tutto questo sarà gestibile dal menu di respawn, con il quale scegliere di volta in volta l’equipaggiamento ed il veicolo desiderato.A fianco delle principali caratteristiche di gameplay, Crackdown 2 ha ereditato dal suo predecessore anche i difetti, i quali si ripresentano invariati: diversi problemi nel platforming, come appigli non riconosciuti e bug legati alla fisica, un sistema di mira poco gestibile, il combattimento in mischia limitato ad una solo combo ed un’Intelligenza Artificiale pessima vanno ancora una volta a svilire in parte un gameplay peraltro creativo e potenzialmente divertente, condizione aggravata dai tre anni di lavori intercorsi tra il titolo originale e questo sequel. Anche graficamente le cose non sono molto migliorate: il cel shading unito a texture HD crea nuovamente un mix piacevole, ma la mancanza di rifiniture e cura al dettaglio fa letteralmente impallidire il lavoro dei Ruffian se confrontato con produzioni recenti, da Just Cause 2 a Red Dead Redemption, sia a livello poligonale che di effettistica e texture. Per non parlare del design pedissequamente riproposto.

Quanti Agenti ci vogliono per far esplodere una città?Se c’era una caratteristica in grado di rendere questo sequel in qualche modo appetibile anche per i veterani del predecessore, era la cooperativa per quattro giocatori. Per quanto essa funzioni a livello pratico, il supporto dal punto di vista del gameplay è praticamente inesistente: vi sono in effetti alcuni bonus sbloccabili solo cooperando (altra caratteristica ripresa dal predecessore), ma la mappa di gioco rende difficilissimo individuare gli amici nel dedalo di vie ed i veicoli a quattro posti sono quasi introvabili, dimostrando ancora una volta come la cura al dettaglio sia completamente venuta meno nel lavoro dei ragazzi scozzesi. Il multiplayer competitivo non fa altro che confermare questa impressione: fino a sedici giocatori possono competere in Deathmatch solo ed a squadre ed una speciale modalità “caccia al giocatore”. Nessuno sbloccabile, la mancanza di classifiche e la totale assenza di bilanciamento rendono questo comparto del tutto accessorio.

– Il gameplay è ancora divertente

– Del tutto simile al predecessore, anche nei difetti

– Ripetitivo

– Cooperativa poco rifinita

– Multiplayer accessorio

7.0

Nel caso abbiate familiarità con il primo Crackdown non c’è davvero alcuna ragione per mettere le mani su questo seguito, in cui le poche novità non sono state purtroppo valorizzate. In caso vi siate persi il predecessore, potrebbe valere la pena, invece, di sperimentarne il gameplay creativo e l’ottimo feeling di crescita del personaggio. Tutto questo, a patto naturalmente di chiudere un occhio sul comparto tecnico datato, sulla mancanza di rifiniture e sull’eccessiva ripetitività di fondo, che ne fanno irrimediabilmente un prodotto lontano dagli standard odierni ed estraneo alla fascia valutativa assegnata al predecessore.

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