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Recensione

Blood Alloy: Reborn

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Avatar di Doctor.Oz

a cura di Doctor.Oz

Pubblicato il 08/03/2016 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

5.5

Quella dei progetti Kickstarter in cui ci sono di mezzo programmatori talentuosi che vogliono dare una rinnovata all’orizzonte videoludico a volte può essere una vita dura, molto molto dura. Seppur Kickstarter possa essere una vera e propria manna dal cielo per alcuni progetti, al contempo può essere l’ascia del boia che pone fine a qualunque speranza. E’ un po’ il caso di Blood Alloy: Reborn, un videogioco indie per cui alcuni ex-sviluppatori di Harmonix avviarono nel lontano 2013 una campagna Kickstarter piena di belle speranze. Manco a dirvelo, quella campagna venne chiusa da lì a breve, naufragando nell’oblio di quel poco pubblico che alla loro idea ci aveva creduto. Tutto questo almeno fino ad una manciata di giorni fa, quando noi della redazione di Spazio siamo stati contattati direttamente questo nuovo studio, i Suppressive Fire Games, che ci ha presentato il frutto di quel progetto, ahinoi, andato a male nel 2013. Preso in affidamento dal sottoscritto, armato di tanta buona pazienza e di un buon joypad da collegare alla presa USB del mio PC, mi sono deciso di cimentarmi con questo arena shooter che, come tipologia, ricalca molto i metroidvania. Nonostante le difficoltà iniziali, i ragazzi di Suppressive Fire sono riusciti a fare un buon lavoro? Sì, ma solamente in parte.
Niente panico (forse)!
Canonicamente, quando si comincia a parlare di un videogame, si mette sul piatto fin da subito la trama principale ed eventuali primi sviluppi della storia. Ecco, in Blood Alloy Reborn tutto questo non serve, semplicemente perché una storia non c’è. Fin dai primi istanti di gioco e superato uno scarno tutorial, si verrà catapultati in una grande arena dall’architettura futuristica dove verremmo richiamati a comandare una veloce e letale soldatessa cyborg di nome Nia Rhys. Prefigurato come un arena shooter con visuale in 2D, il nostro scopo è semplice: spostarci all’interno dei livelli distruggere tutto ciò che si muove a schermo. Uccidendo nemici si guadagneranno punti, i quali ci permetteranno di sbloccare via via le tre arene disponibili. Vi sembra tutto così facile? E’ perché ancora non ci avete messo mano. Blood Alloy Reborn mostra prepotentemente la sua idea fin dai primi istanti di gioco, istanti nei quali, soprattutto durante le prime partite, saremo più e più volte colti dal panico. Panico ma soprattutto frustrazione, perché questo non è decisamente un gioco adatto a tutti. Prefigurato come un rougue-like con una difficoltà puntata verso l’alto, l’unica strategia possibile sarà quella di andare avanti ad uccidere mob ed accumulare preziosi punti, i quali ci permetteranno di sbloccare potenziamenti ed armi utili alla nostra causa.
I riflessi contano
Quello che fa di Blood Alloy Reborn un gioco degno di nota è un gameplay dinamico e punitivo, dove i riflessi del giocatore saranno l’ago della bilancia tra un buon ed un cattivo punteggio. Non ci saranno molti momenti morti in cui pensare la strategia più adatta, bisognerà sparare e muoversi, muoversi e sparare in continuazione. Una tipologia di gioco che potrebbe non stancare gli appassionati, che lancia un guanto – pesante- di sfida a tutti quegli hardcore gamer in cerca di una vera sfida. Tutto ciò però, finché non si arriva in fasi avanzate del gioco, dove la reattività delle azioni da noi compiute sarà determinante. Ed è proprio qui che questo titolo, pensato per un livello di sfida via via più elevato, mostra sfortunatamente il fianco. La difficoltà intrinseca del titolo verrà infatti resa ancora più tale da alcune sbavature di natura tecnica del gameplay. Infatti, qualche volta di troppo mi sono ritrovato in fin di vita a causa di controlli non proprio reattivi, per non parlare della telecamera, che in più di un’occasione, soprattutto nei momenti di zoom-in e zoom-out a seguito di salti repentini, perde la centralità del personaggio vagabondando selvaggiamente qui e lì per lo schermo. Un vero peccato, se si pensa che un titolo del genere, basato proprio sui riflessi e sulla reattività del giocatore, venga penalizzato enormemente da errori strutturali di questo tipo che rendono le intense sessioni di gioco non solo difficili, ma anche parecchio confusionarie.
Tunz tunz tunz
Cambiando discorso e parlando del comparto tecnico, Blood Alloy Reborn è un gioco indie che mostra chiaramente la sua doppia faccia. La limitatezza dei mezzi di produzione (basti pensare che il team principale è composto dal solamente due persone) è visibile già da suo primo approccio, con una grafica scarna, spoglia, ed una pixel-art a tratti davvero poco curata, se non nelle esplosioni e negli effetti particellari. Ciò che invece è riuscito a colpirmi nel profondo è stata la soundtrack techno del gioco, martellante ed ipnotica che ricalca da lontano, in modo poco più che sottile, i toni, le note e le melodie dei grandi temi del passato in 8-bit. Un lavoro di buon lignaggio che dimostra una triste verità. Difatti, con un po’ più di tempo e di investimenti, magari il gioco sarebbe potuto arrivare su Steam e sulle altre piattaforme su cui è stato promesso con una livrea grafica, e non solo audio, di tutto rispetto. Fa tristezza pensare che con un po’ più di tempo e denaro a disposizione avremmo potuto avere tra le mani un prodotto corretto anche nel gameplay, depurato da quelle sbavature che lo rendono troppo, fin troppo spesso nei momenti più delicati della partita, veramente frustante.

– Idea di fondo affascinante

– Buonissima colonna sonora

– Affetto da problemi di natura tecnica

– Caotico nei momenti più concitati

– Livrea grafica scarna e poco curata

5.5

Blood Alloy: Reborn è il progetto coraggioso di Suppressive Fire di portare avanti un’idea accattivante ed, almeno sulla carta, vincente: un rogue-like cattivo e punitivo, immerso in un arena-shooter dagli stilemi che ricordano da vicino i metroidvania più famosi. Seppur le buone premesse c’erano e l’ispirazione anche, i problemi avuti in fase di sviluppo del gameplay e la limitatezza del budget dietro questo titolo hanno fatto sì che Blood Alloy: Reborn sia solo una vittoria sfiorata. Un vero peccato, per un progetto così pieno di talento ma flagellato da problemi di natura economica. Magari sarà la prossima volta, glie lo auguriamo di cuore.

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