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PlayStation Now, excursus a caldo | Parte Seconda: PlayStation 2

Seconda parte della carrellata sui videogiochi disponibili nel neonato servizio PlayStation Now di Sony, stavolta dedicata ai videogiochi PlayStation 2.

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a cura di Adriano Di Medio

Redattore

Informazioni sul prodotto

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PlayStation Now
  • Produttore: Sony
  • Distributore: Sony
  • Piattaforme: PC , PS4 , PS3 , PSVITA
  • Data di uscita: 2014 (USA) - marzo 2019 (Italia)

Martedì 12 marzo 2019 è stato reso ufficialmente disponibile in Italia PlayStation Now, il servizio di streaming di Sony dedicato a PlayStation 4, PlayStation 2e PlayStation 3. Dopo aver esaminato a caldo il parco PS4 (il più recente) e quello PS3 (il più corposo), oggi parleremo di quello PlayStation 2. Le regole saranno le stesse della puntata precedente: una carrellata nuovamente a caldo e senza la pretesa di essere né esauriente né completa.

Adunata… forse.

Parlando chiaramente: al momento in cui scriviamo il parco titoli PS2 del PlayStation Now è decisamente esiguo. Come potete vedere sia dalla nostra news che dall’elenco sul sito ufficiale PlayStation, sono infatti solo tredici nomi, talmente pochi che ve li riportiamo integralmente anche qui. Ape Escape 2Arc The Lad: Twilight of SpiritsDark Chronicle, Dark Cloud, Everybody’s Tennis, Fantavision, Forbidden Siren, Okage: Shadow King, Kinetica,Primal, Red Faction, Rogue Galaxy e Wild Arms 3. Storicamente PlayStation 2 è stata messa in vendita nel 2000, diventando quasi subito una delle console più amate. Ma se la produzione fisica si è fermata a gennaio 2013 (dicembre 2012 in Giappone) il supporto sul monolito nero è durato addirittura fino a settembre del 2018. Già solo da queste date si capisce che su PS2 sono stati sviluppati talmente tanti videogiochi che era praticamente impossibile accontentare tutti. Senza poi contare la retrocompatibilità della console stessa, capace da subito di leggere tutti i videogiochi PS1.

In un certo senso con PlayStation Now si è un po’ riproposto il medesimo problema dell’ultimo autunno con PlayStation Classic. Forse visti i bassi risultati di vendita di tale mini-console (tanto da quasi dimezzarne il prezzo a pochi mesi dall’uscita) da Sony si è preferito utilizzare il PlayStation Now per un altro scopo, più sotteso: recuperare la settima generazione. Ormai è cosa piuttosto nota che PlayStation 3 ha fatto ai suoi tempi molta fatica, sia tra il pubblico (visto l’alto prezzo di lancio) che tra gli addetti ai lavori (era molto difficile svilupparci sopra). Inevitabile quindi che le parti di catalogo sia di PS4 che di PS2 non siano certo lì a fare le veci di “ammiraglie”. Ma allo stesso tempo c’è un’altra cosa da tenere presente riguardo il catalogo: basta un minimo di indagine per vedere come tutti e tredici i titoli PlayStation 2 proposti da PlayStation Now siano già presenti da un po’ di anni sul PSN e giocabili su PlayStation 4.

Una faccia della medaglia…

Ma non è finita qui. Oltre a essere acquistabili in digitale, tali edizioni altro non sono che versioni emulate dell’originale PlayStation 2. Non a caso sulla pagina di ciascun gioco vi è specificato che appunto perché sono emulati la resa di alcuni tasti potrebbe non essere la medesima dell’originale. Una delle possibili cause è che la tecnologia con cui sono costruiti i pad della PS4 è diversa da quella dei pad PS2 (per semplificare, sono digitali e analogici, rispettivamente).

Non volendo fare troppo i pignoli questo è l’ultimo dei problemi. La cosa veramente strana del PlayStation Now è che quest’ultimo non include in catalogo altri “Classici PS2” (così come vengono chiamati sul PSN stesso) che invece sono venduti separatamente sul medesimo store digitale. Questo si traduce in ulteriori “grosse assenze”, una per tutte la quadrilogia di Jak & Daxter. In tal senso che quest’ultima proprietà intellettuale manchi un po’ da tutte le parti su PlayStation Now è un’altra di quelle cose un po’ inspiegate, anche alla luce del fatto che le altre grosse esclusive Naughty Dog ci sono praticamente tutte, dagli Uncharted a The Last of Us. Ancora una volta una spiegazione sarebbe una questione di diritti, in quanto tali videogiochi hanno al loro interno tecnologie che non sono tecnicamente di proprietà dei Naughty Dog. Il GOAL (Game Oriented Assembly Lisp), cioè il linguaggio di programmazione su cui sono stati costruite le avventure di Jak, è stato inventato da Andy Gavin (co-fondatore dei Dogs insieme a Jason Rubin) il quale l’ha pure brevettato. Inevitabile che quindi per avere Jak & Daxter anche su PlayStation Now potrebbe essere necessario un accordo in separata sede.

… E l’altra faccia

Prima di sprofondare in un pessimismo cosmico fuori luogo, c’è da dire che stavolta la scelta della rosa di titoli è stata quantomeno più oculata da parte di Sony. Pur se le “grandi assenze” si fanno sentire, la rosa PlayStation Now annovera titoli particolarmente “di nicchia” o di cui, quantomeno in condizioni “normali”, è piuttosto difficile rintracciare copie originali in condizioni anche solo decenti. Solo per fare un esempio, originariamente tra il 2005 e il 2007 Rogue Galaxy è rimasto negli annali per essere stato accolto positivamente dalla critica ma anche per aver ottenuto bassi riscontri di vendita. Solo in tempi recenti è stato rivalutato, arrivandone a capire la volontà da parte dei Level-5 di fare qualcosa di differente dal fantasy medievale (negli stessi anni erano stati autori anche di Dragon Quest VIII – L’odissea del Re maledetto).

Parimenti PlayStation Now presenta anche videogiochi nei fatti irrecuperabili in quanto originariamente non pubblicati in alcune regioni del mondo. Okage: Shadow King è stato infatti pubblicato solo in Giappone e America, e solo con la ripubblicazione su PS4 è riuscito ad arrivare in Europa. Infine, anche quei nomi che ci si aspetterebbe che debbano solo “fare numero” non si limitano a questo compito. Fantavision ha un valore quasi “storico”, per via sia del concept atipico (un puzzle basato sui fuochi d’artificio) che fu uno dei titoli di lancio di PlayStation 2 insieme ad altri più celebri come il primo Kessen. Il tiepidamente accolto Primalè poi l’esordio su PlayStation 2 dei Sony Cambridge (già autori dei due MediEvil) e Kinetica è invece il primo pargolo dei Sony Santa Monica, poi divenuti famosi per i God of War. Il motore grafico scritto per tale videogioco di corse fantascientifico senza troppe ambizioni è stato poi la base tecnica su cui poi è stata costruita la storia di Kratos, perlomeno fino a God of War III.

Siamo qui per l’emulazione?

Anche a una vista distratta è evidente che l’elenco PS2 del PlayStation Now abbia una netta predominanza dei videogiochi di ruolo alla giapponese. È se vogliamo una scelta quasi ovvia, visto che proprio questo genere annovera forse il più alto numero di videogiochi che non sono riusciti a sfondare oppure che non hanno ricevuto una distribuzione internazionale. Anche in funzione di questo però potrebbe affacciarsi un’ulteriore questione di diritti per il catalogo PlayStation Now: quella della localizzazione. Specialmente nella prima metà degli anni Duemila le traduzioni e le vocalizzazioni erano infatti fatte separatamente in ogni regione in cui il gioco veniva pubblicato, e questo ha portato qualche altro problema. Ad esempio Ape Escape 2 venne tradotto in inglese praticamente due volte, una per l’Europa e l’altra per l’America. Le differenze sono sensibili: in America infatti vennero cambiati i nomi dei personaggi (ad esempio il protagonista Hikaru divenne Jimmy) mentre quella europea mantenne gli originali giapponesi ma si prese qualche libertà nel doppiaggio (ad esempio la rossa Natsumi/Katie aveva accento scozzese). Dalla traduzione inglese per l’Europa partirono poi quelle nelle singole lingue, con un’ulteriore dispersione. Una frammentazione tanta e tale che la versione digitale che oggi gira su PS4 è solo in inglese.

Ma giunti alla fine di questa “disamina a caldo” del PlayStation Now, che prime conclusioni possiamo trarre? In realtà il tutto potrebbe essere occasione di una breve riflessione sulla costante “legittimazione” che l’emulazione sta vivendo negli ultimi anni. Fino a una decina di anni fa infatti questa pratica era vista come una sorta di “piacere proibito” o “male necessario”, mentre adesso sta venendo impiegata dagli sviluppatori stessi. Non a caso tutti i titoli PlayStation 2 in catalogo, pur se ufficialmente girano su PS4, ufficiosamente sono versioni emulate della console nera. Ciò lascia intendere una cosa non da poco, ovvero quella che sembra un ulteriore passo verso la retrocompatibilità totale o quasi. Retrocompatibilità che potrebbe compiersi proprio con la futura PlayStation 5, per quanto al momento in cui scriviamo non ci siano conferme ma solo indizi. I numerosi brevetti da parte di Sony saltati fuori negli ultimi mesi puntano con decisione a quest’idea. E niente ci impedisce di pensare che la Sony non stia progettando di rendere addirittura PS4 in grado di leggere i dischi PlayStation 2, magari come ultimo colpo di coda a ridosso (o subito dopo) della pubblicazione di PS5. Non potremo saperlo per ancora un bel po’ di tempo: il manager di Sony Italia ha infatti detto che per valutare i risultati del PlayStation Now serviranno da sei mesi a un anno.

In questa seconda parte dello speciale su PlayStation Now abbiamo ripercorso brevemente il parco titoli di PlayStation 2. Chiaramente non potevamo aspettarci che tale servizio puntasse su tale riproposizione per sfondare, del resto PlayStation 2 è “vecchia” ma non abbastanza perché sia unanimemente definita “retrogaming”. Pur non negando che il non aver dimenticato il monolito nero è rimarchevole per Sony, vi sono assenze “eccellenti” anche in una rosa così esigua, non compensabili appieno dalla presenza di prodotti effettivamente molto “di nicchia”. Vedremo cosa ci riserverà il futuro, tanto sul successo della piattaforma quanto nel suo successivo ampliarsi a livello di catalogo. Quello che per adesso possiamo dare per certo è che se cercate una piattaforma per un retrogaming “migliorato” allora PlayStation Now non fa per voi.

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In questa seconda parte dello speciale su PlayStation Now abbiamo ripercorso brevemente il parco titoli di PlayStation 2. Chiaramente non potevamo aspettarci che tale servizio puntasse su tale riproposizione per sfondare, del resto PlayStation 2 è “vecchia” ma non abbastanza perché sia unanimemente definita “retrogaming”. Pur non negando che il non aver dimenticato il monolito nero è rimarchevole per Sony, vi sono assenze “eccellenti” anche in una rosa così esigua, non compensabili appieno dalla presenza di prodotti effettivamente molto “di nicchia”. Vedremo cosa ci riserverà il futuro, tanto sul successo della piattaforma quanto nel suo successivo ampliarsi a livello di catalogo. Quello che per adesso possiamo dare per certo è che se cercate una piattaforma per un retrogaming “migliorato” allora PlayStation Now non fa per voi.