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Recensione

Persona 5: Dancing in Starlight e Persona 3: Dancing in Moonlight

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Avatar di Nicolò Bicego

a cura di Nicolò Bicego

Redattore

Pubblicato il 28/11/2018 alle 09:41
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  • Pro
    • Semplice ma divertente
  • Contro
    • Grave carenza di contenuti
    • Modalità social priva di mordente
    • La divisione in due versioni poteva e doveva essere evitata

Il Verdetto di SpazioGames

6.3
Persona 5: Dancing in Starlight e Persona 3: Dancing in Moonlight sono due rhytm game semplici ma divertenti, che soffrono purtroppo di una grave carenza di contenuti. Mancanza resa ancora più esecrabile vista la volontà del publisher di rilasciare i due titoli separatamente, per di più a prezzo pieno. Stando così le cose, possiamo consigliare i due titoli soltanto ai veri hardcore fan della serie Atlus; tutti gli altri possono passare oltre senza pensarci due volte.

Quando una serie di videogiochi riscuote particolare successo è una mossa logica, per il publisher, cercare di capitalizzare su di esso, ricorrendo anche alla produzione di spin-off concettualmente lontani dal prodotto principale. È successo anche a Persona: la serie targata Atlus, che per la verità appartiene a sua volta al franchise Megami Tensei, aveva già messo i suoi protagonisti alle prese con prove di ballo in Persona 4: Dancing All Night, rhytm game basato sul popolare JRPG uscito originariamente su Playstation 2 nel 2008. Visto il successo del titolo, era quasi naturale aspettarsi un sequel di sorta: Atlus, però, ha voluto puntare ancora più in alto, proponendo ben due nuovi titoli. Stiamo parlando, come avrete capito, di Persona 5: Dancing in Starlight e Persona 3: Dancing in Moonlight, i nuovi rhytm game ispirati rispettivamente al quinto ed al terzo capitolo della saga, in uscita su Playstation 4. Li abbiamo provati entrambi per voi e siamo pronti a darvi il nostro verdetto.

Mi concedi questo ballo?

Una volta avviato il titolo prescelto tra le due versioni disponibili, un menù di gioco, per la verità piuttosto scarno, ci introduce alle modalità presenti, tra le quali sicuramente è la modalità Dancing a costituire la portata principale. Qui dovremo selezionare una delle diverse tracce disponibili, che variano a seconda della versione di gioco che stiamo giocando: Dancing in Starlight propone una larga selezione di brani tratti da Persona 5, mentre Dancing in Moonlight pesca dal repertorio di Persona 3. In entrambi i casi, potremo selezionare sia le tracce originali che riarrangiamenti pensati appositamente per il gioco, almeno per alcuni dei brani presenti. Il gameplay dei due Persona Dancing (chiameremo così i due titoli d’ora in avanti) è quanto di più classico ci si possa aspettare da un rhytm game: tutto sta nel premere i sei pulsanti coinvolti nel gioco seguendo le note della canzone selezionata. Oltre alle note singole, ci sono alcuni tipi di note particolari che daranno filo da torcere ai novelli ballerini: le note continue richiedono di tenere premuto il pulsante, le note doppie di premerlo due volte di fila, mentre le note armoniche richiedono la pressione di tue tasti in contemporanea.

Riuscire nell’impresa di tenere il ritmo farà salire l’indicatore della barra dell’hype, mentre inanellare errori lo farà scendere, fino a portare alla temuta schermata di game over. Mentre il giocatore si occupa di tenere il ritmo a suon di tasti, sullo schermo i personaggi si esibiscono in complesse coreografie in location riprese dalla storia dei due capitoli della serie. Il protagonista di ciascun brano viene deciso dal gioco, ma una volta completata una traccia avremo la possibilità di scegliere il nostro partner di ballo. Vi sono sezioni dei brani, infatti, in cui uno o più personaggi arriveranno sullo schermo a dare man forte al protagonista della canzone: queste sezioni, denominate fever, sono sicuramente tra le più spettacolari in quanto a coreografie. Il gameplay di Persona Dancing, nella sua semplicità, funziona e diverte, grazie anche ad un buon livello di sfida che vi costringerà a provare più e più volte lo stesso brano già a difficoltà normale se non siete avvezzi al genere. Per i più audaci c’è anche un ulteriore livello di difficoltà sbloccabile (oltre ai tre già presenti inizialmente) che vi farà sudare ben più delle proverbiali sette camicie qualora decideste di imbarcarvi nell’impresa.

Quattro chiacchiere tra un ballo e l’altro

Subito dopo la modalità Dancing troviamo la modalità Social. In essa, il nostro protagonista (Ren in Persona 5, Makoto in Persona 3) potrà dialogare con gli altri personaggi. I dialoghi, però, non saranno disponibili fin da subito: per sbloccarli, infatti, sarà necessario soddisfare certi requisiti, che variano in base al personaggio. Quando li avremo soddisfatti, potremo finalmente parlare con esso. E qui arriva la prima nota dolente: la componente social del titolo è solo una pallida imitazione dei dialoghi visti in Persona 3 e Persona 5. Sia chiaro, aspettarsi da un rhytm game la qualità narrativa di un JRPG sarebbe fuori luogo; eppure, nonostante questo, i dialoghi qui presenti sono così insulsi che la voglia di seguirli cala vertiginosamente dopo le prime interazioni. Sono presenti anche delle risposte multiple, ma nessuna scelta ha davvero influenza su quello che accade sullo schermo. Una volta terminato il dialogo, veniamo ricompensati con dei cosmetici con cui personalizzare i nostri ballerini: un simpatico trofeo che però non basta per giustificare l’esistenza di questa modalità, che appare sin troppo vuota e circostanziale. Un peccato perché i due giochi avevano un ottimo materiale di base con cui lavorare e perché essa rappresenta, a conti fatti, l’unico diversivo dalla modalità Dancing.

Starlight or Moonlight?

Atlus con questa coppia d’attacco ha evidente voluto sviluppare una mossa commerciale, inutile girarci intorno, che avrebbe senso qualora stessimo parlando di due titoli ricchi di contenuti. Purtroppo, però, non è questo il caso: in Persona Dancing, una volta terminati i brani disponibili, non rimane altro da fare che cercare di superare il proprio punteggio o quello di altri giocatori online, vista anche l’assenza di una vera modalità multiplayer.

Davvero poco considerando il numero di tracce non particolarmente elevato ed il fatto che entrambi i titoli vengono venduti a prezzo pieno. Se i due titoli fossero stati venduti in un’unica soluzione, si avrebbe quantomeno avuto un numero di tracce abbastanza elevato da rendere l’acquisto più facilmente consigliabile; così, invece, è difficile consigliare l’acquisto anche ai fan sfegatati della serie, vista la carenza cronica di contenuti dei due titoli. Anche da un punto di vista tecnico i titoli risultano poco più che accettabili: siamo di fronte a due titoli che sono stati sviluppati anche per Playstation Vita, e la necessità di un compromesso si vede fin dal primo impatto. Le carenze visive vengono parzialmente compensate dall’ottimo comparto audio: risentire le tracce di Persona 3 e Persona 5 sarà una gioia per ogni appassionato dei due titoli. Visto il costo ed il rapporto con l’offerta, però, ci chiediamo quanti saranno disposti a sostenere l’esborso richiesto.

+ Semplice ma divertente
- Grave carenza di contenuti

- Modalità social priva di mordente

- La divisione in due versioni poteva e doveva essere evitata

6.3

Persona 5: Dancing in Starlight e Persona 3: Dancing in Moonlight sono due rhytm game semplici ma divertenti, che soffrono purtroppo di una grave carenza di contenuti. Mancanza resa ancora più esecrabile vista la volontà del publisher di rilasciare i due titoli separatamente, per di più a prezzo pieno. Stando così le cose, possiamo consigliare i due titoli soltanto ai veri hardcore fan della serie Atlus; tutti gli altri possono passare oltre senza pensarci due volte.

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