Pasticcio in Russia con il blocco di Telegram: problemi per molte app di terze parti per gli IP bloccati

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

In seguito al rifiuto di Telegram di fornire alla Russia le chiavi di crittografia utilizzate per proteggere le conversazioni che avvengono sull’app, si è arrivati al blocco: nonostante la stessa Russia stia impedendo l’utilizzo di Telegram entro i suoi confini, il fondatore Pavel Durov non cede ed ha dichiarato che non ha nessuna intenzione di vendere a nessuno la privacy dei suoi utenti. In mezzo a questo punto di stallo, c’è il malcontento che cresce anche da parte di persone che non hanno niente a che vedere con l’app di messaggistica, ma che si servono di app di terze parti che sono finite con essere bloccate incolpevolmente.Di fronte al ban, Telegram si è servito di infrastrutture in cloud di Google e Amazon per cercare di ovviare al problema, ma la Russia ha risposto bloccando 1,8 milioni di indirizzi IP facenti parte delle reti dei due. Il risultato è che ora, in Russia, tantissimi servizi e applicazioni che facevano riferimento proprio a Google e ad Amazon hanno smesso di funzionare, in quello che è un blocco indistinto che non sta sicuramente facendo il bene di nessuno.Vedremo se la Russia troverà un accordo con Telegram, ma al momento appare estremamente improbabile. In tal caso, sarà da vedere in che modo riuscirà a gestire il malcontento che monta per i ban agli IP che non avevano niente a che vedere con l’app di messaggistica.