Nuovo Tomb Raider: cosa vogliamo e non vogliamo dal ritorno di Lara

Un nuovo Tomb Raider è ufficialmente in sviluppo e, guardando ai vecchi episodi, ecco cosa vorremmo e cosa no dal ritorno di Lara.

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

Sembrava a suo modo un segreto di Pulcinella, perché già da qualche tempo di susseguivano voci che suggerivano un ritorno di Lara Croft in grande stile, ma solo da qualche ora la cosa è diventata ufficiale. Nel corso dell'evento State of Unreal, infatti, Crystal Dynamics ha confermato ufficialmente di essere al lavoro su un nuovo Tomb Raider in Unreal Engine 5.

Il team di sviluppo, già autore di Tomb Raider (trovate qui la video recensione) e Rise of the Tomb Raider, aveva passato il testimone a Eidos Montreal per Shadow of the Tomb Raider (che potete ancora recuperare su Amazon a meno di venti euro, con consegna rapidissima), mentre era impegnato con i lavori sul tiepido Marvel's Avengers. Ora, mentre contemporaneamente gestisce anche il fronte Perfect Dark, sappiamo con certezza che sta preparando un'avventura tutta nuova per Lara Croft, che proseguirà oltre la trilogia delle origini nata con il reboot del 2013.

In attesa di scoprire qualcosa di più su questo progetto e, riguardando indietro agli episodi recenti del franchise, vi raccontiamo che cosa vorremmo e cosa non vorremo da questo nuovo Tomb Raider. Sentitevi liberi, come sempre, di farci sapere nei commenti quali sono per voi gli aspetti imprescindibili che sperate il gioco abbia, e quali invece le caratteristiche della trilogia precedente che non vorreste rivedere.

Cosa il nuovo Tomb Raider dovrebbe ereditare dalla trilogia precedente

Una Lara Croft più sfaccettata

Se nei vecchi episodi, quelli storici, avevamo una Lara Croft piuttosto monocromatica, intrappolata tra la sua figura di badass e quella di avventuriera prosperosa, è molto interessante il modo in cui la trilogia delle origini conclusasi con Shadow of the Tomb Raider (qui la nostra recensione) abbia rappresentata una Lara Croft più a 360°.

L'eroina dei videogiochi per eccellenza, nel corso dei diversi episodi, ha dimostrato di non essere infallibile e di riuscire nelle sue imprese non solo grazie alla sua tenacia, ma anche nonostante i suoi ovvi limiti – perché è pur sempre un essere umano.

Nemici in superiorità numerica schiacciante, antiche maledizioni e una storia familiare non proprio rosea hanno un impatto tangibile su Lara e la sua mente nei titoli di recente uscita: ci piace l'idea di vedere ancora una volta una Lara che non sia fatta di bianchi o neri, che sappia anche chiedere aiuto e affidarsi alle persone a lei care, oltre a essere capace di cavarsela con il suo coraggio e la sua intraprendenza. I personaggi grigi e sfaccettati rendono, semplicemente, i videogiochi più interessanti.


Un grande senso di scoperta

A partire da Rise of the Tomb Raider e ancora di più in Shadow of the Tomb Raider (ma questa potrebbe essere un'opinione impopolare), la trilogia delle origini di Lara ha provato a riporre quel senso di scoperta che è fondamentale per il franchise.

Lara è un'archeologa sempre a caccia delle prossime rovine da esplorare, non sa cosa l'attende all'orizzonte e si trova a tu per tu con culti antichi, popolazioni indigene, culture lontanissime da quelle che noi tutti conosciamo. È importante che un Tomb Raider ponga l'accento su questo senso di costante scoperta, tra tombe da esplorare e scenari naturali reconditi e spietati.

Non sappiamo ancora dove sarà ambientato il prossimo gioco, ma sarebbe interessante vederlo proporre un mondo esplorabile, lineare o meno che sia, che porti il giocatore a provare sulla sua pelle quello stesso senso di pericolo e inaspettato che miss Croft vive nelle sue scorribande: niente banalità e soprattutto niente level design pensato solo per piazzare qua e là nemici armati da ammazzare – ma questo è un punto su cui torneremo a breve.


Fateci usare il cervello

Alzi la mano chi, con i classici Tomb Raider, si bloccava sempre, dopo pochi passi, per cercare di capire come risolvere il prossimo enigma, dove saltare, dove fosse la porta aperta dal maledetto pulsante appena premuto.

La presenza degli enigmi da risolvere è sempre stata il marchio di fabbrica del franchise e, dopo le incertezze nell'originale reboot, Square Enix ha tentato di riproporli in numero maggiore sia in Rise che in Shadow.

Pensiamo sia la strada giusta e sia quello che, in misura ancora maggiore, dovrebbe fare il nuovo episodio: non c'è esplorazione à la Tomb Raider senza misteri da risolvere e tombe in cui è complesso entrare e da cui è ancora più complicato uscire. Rendere il gioco più accessibile con opzioni di scalabilità (ricordiamo quelle di Shadow) è una cosa sensata, ma è sensato anche dare agli appassionati storici del franchise la possibilità di arrovellarsi con enigmi degni della serie.

Cosa il nuovo Tomb Raider non dovrebbe ereditare dalla trilogia precedente

Ma quando si spara?

Se Rise (la video recensione completa è disponibile qui) e Shadow erano riusciti a stabilizzarsi un po' di più in questo senso, una cosa che il prossimo Tomb Raider non deve assolutamente fare è non avere chiaro in mente fin da subito che tipo di gioco sia. Ricorderete che il reboot partiva come un'avventura, dopo un naufragio, alla scoperta dell'inquietante isola di Yamatai, per trasformarsi di lì a breve in un third person shooter in cui sparare a qualsiasi cosa respirasse.

Pensare a un Tomb Raider che, per essere più mainstream, punti tutto sull'azione pura, creando un'esperienza ibrida tra un'avventura esplorativa e meccaniche da ammazza-tutti sulla scia di Uncharted, sarebbe davvero un peccato. Speriamo quindi che il nuovo episodio non abbandoni la vena esplorativa che gli ultimi avevano provato a ricalcare, ponendo eccessivamente l'accento sullo shooting come accadde nel reboot.


Un intreccio approssimativo

Tomb Raider non hanno mai brillato particolarmente per la loro scrittura, ma il personaggio di Lara Croft merita, anche da questo punto di vista, maggior qualità. Se la sua caratterizzazione è diventata più sfaccettata, come dicevamo in apertura, è anche vero che l'intreccio che Lara ha attorno è spesso dimenticabile, senza nemmeno scomodare alcune prepotenti dissonanze ludonarrative.

Dei tre episodi della recente trilogia, probabilmente quello con più spunti era proprio il primo – che almeno mostrava una vicenda inedita con una Lara appena uscita dall'università, chiamata a portarsi sulle spalle il peso del suo team e gli insegnamenti del suo mentore. Di lì in poi, le vicende abusavano del soprannaturale, di espedienti da deus ex machina e generalmente di un'atmosfera vista e stravista in cui il cattivo-cattivissimo-troppo-cattivo (meglio ancora, la società segreta cattiva-cattivissima) vuole dominare il mondo e noi siamo l'unica speranza di fermarlo.

I videogiochi sono diventati anche molto altro e, così come è cresciuta Lara, sarebbe interessante se si potesse sperimentare qualcosa di diverso anche da questo punto di vista, senza rinunciare a quegli intrecci con il mito che hanno sempre animato il franchise di Tomb Raider. E, chissà, magari evitando di scomodare sempre Lord Croft...


La gestione dei DLC

Se abbiamo parlato di cosa non dovrebbe fare il nuovo Tomb Raider in termini di gameplay e di narrativa, sottolineiamo anche una cosa che speriamo non venga ripresa nel modello di vendita: la gestione dei DLC. Ricorderete che Shadow of the Tomb Raider aveva proposto un season pass francamente incommentabile in cui delle tombe, che sembravano prese e staccate dal gioco principale, venivano vendute a parte come contenuto aggiuntivo.

Speriamo che questo modello non venga replicato dalla futura uscita e che, in caso di contenuti extra, questi possano essere delle espansioni corpose che valga la pena giocare da cima a fondo – e non piccoli frammenti che non aggiungono nulla se non in termini di quantità. Le politiche di Square Enix sui DLC di recente, con diversi dei suoi franchise, non sono state esaltanti e speriamo che il nuovo Tomb Raider non ricada nello stesso errore dell'ultima uscita.

Il prossimo Tomb Raider

Quella fatta in questo articolo è, come avevamo precisato in apertura, una selezione abbastanza personale degli aspetti che vorremmo o non vorremmo rivedere nel prossimo gioco, in virtù di quanto fatto dalle uscite recenti.

Per ora, tutto quello che sappiamo con certezza è che un nuovo Tomb Raider si farà e che, visto che sarà animato da Unreal Engine 5, sarà di nuova generazione. Questo apre le porte all'idea di un mondo dettagliato e ricco da esplorare, ma lasceremo che siano Crystal Dynamics e Square Enix a svelarci di più, appena saranno pronte a farlo.