Ubisoft: «abbiamo bisogno di mondi di gioco più grandi? No»

Gli open world sono diventati sempre più giganteschi, nessuno lo sa meglio di Ubisoft. Discutendo della sua nuova tecnologia, Scalar, la casa francese riconosce però che mondo di gioco più grande non significa necessariamente più bello.

Immagine di Ubisoft: «abbiamo bisogno di mondi di gioco più grandi? No»
Avatar

a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

Risale allo scorso mese di marzo l'annuncio di Ubisoft Scalar, la nuova tecnologia presentata durante la GDC grazie alla quale Ubisoft – uno dei più famosi e storici produttori di videogiochi – realizzerà titoli avvalendosi delle tecnologie di cloud computing.

I colleghi del sito GamesIndustry.biz hanno approfondito la questione parlandone direttamente con Patrick Bach, managing director di Ubisoft Stockholm, che ha sottolineato un aspetto fondamentale in vista del futuro: un mondo di gioco più grande non significa necessariamente migliore.

Chiacchierando con gli sviluppatori della compagnia di Yves Guillemot, GamesIndustry ha evidenziato come l'idea dietro Scalar – che permetterà di sviluppare i giochi e modificarli in uno stile più vicino a quello dei siti web, immediato e veloce – consentirà anche di avere mondi di gioco più grandi, perché saranno anche più facili da aggiornare e testare, per i team di sviluppo.

Ma dovremmo volere mondi di gioco più grandi, considerando che opere come Assassin's Creed Valhalla (e il precedente Odyssey, che trovate su Amazon a prezzo ridottissimo) sono già a loro modo mastodontiche?

A tal proposito, Bach riflette:

«Abbiamo bisogno che i giochi siano più grandi? No. Ci saranno alcuni giochi che beneficeranno dal fatto di avere la possibilità di essere più grandi? Assolutamente sì. Dipendete dal gioco, dall'obiettivo del gioco, dai suoi autori.

Nessuna parte di un gioco dovrebbe essere guidata dall'idea che 'di più è meglio'. Questa è la tecnologia e non ti impone il tipo di gioco da creare. Ci sono però dei giochi che potrebbero beneficiare assolutamente dall'essere più grandi, più dettagliati, dalla chance di scalarsi e diventare più grandiosi di quanto non siano odiernamente».

Tuttavia, Bach è anche convinto che le dimensioni di un gioco non ne influenzino la qualità, né in positivo né in negativo.

La qualità di un'opera, spiega, è legata a quanto si avvicini o non si avvicini alla visione dei suoi autori, a prescindere da quanto l'universo creato sia grande o meno.

A tal proposito, Bach spiega:

«Non penso ci sia una vera connessione tra l'essere più grandi come giochi e l'essere migliori o peggiori. Dipende sempre dagli autori e da come vogliono spendere le loro energie per raggiungere la loro visione».

A proposito di Ubisoft Scalar

In merito alla nuova tecnologia, è interessante l'analogia che Bach traccia tra lo sviluppo dei videogiochi e lo sviluppo dei siti web, o perfino delle mappe che usiamo in tempo reale sui nostri navigatori.

«Se vai un sito e quello viene aggiornato, potrebbe cambiare anche completamente» ha ragionato il managing director. «A volte, mentre fai scroll su un sito, inizia a cambiare: è già una cosa vera e reale in altre tipologie di intrattenimento e di servizi, perché non dovrebbe essere lo stesso nei videogiochi?».

«Oggi diamo per scontato che si possa usare il cloud per navigare tra petabyte di dati in tempo reale, usiamo le mappe allo stesso modo. Per me è praticamente ovvio che questa sarà anche la soluzione per i videogiochi, in futuro. Magari non per tutti i giochi, ma per alcuni sì – e magari per la maggioranza».

Di recente, sono emersi numerosi dettagli su quello che dovrebbe essere il futuro di Assassin's Creed, che potrebbe passare da un misterioso capitolo-contenitore che avrebbe l'ambizione di essere persistente, per ora conosciuto come Infinity. Non ci è dato conoscerne i dettagli, ma chissà che proprio la saga degli Assassini non sia una di quelle che Ubisoft tiene maggiormente a mente, quando parla delle possibilità dello sviluppo tramite cloud, con il suo Scalar.

Sappiamo che Ubisoft è molto talentuosa nella realizzazione di mondi di gioco in cui perdersi, con diversi aspetti invece da migliorare in termini di densità e in termini di mantenimento di quei mondi – come dimostra il fatto che diversi dei suoi titoli siano arrivati alla fine del loro ciclo vitale.

La compagnia francese sta anche facendo parlare di sé per via dello sforzo profuso in materia di NFT: le cose non sono andate nel modo migliore con il debutto di Ubisoft Quartz, ma si è trattato solo di un primo passo e possiamo aspettarci ulteriori nuovi tentativi, in futuro. Vedremo, in questo mare di novità, come i videogiocatori decideranno di accoglierli.