La seconda edizione del concorso artistico di Street Fighter 6 (qui la nostra recensione) si è trasformata in un caso che solleva interrogativi cruciali sull'utilizzo dell'intelligenza artificiale nel mondo dell'arte digitale.
Quello che doveva essere una celebrazione della creatività dei fan si è infatti trasformato in una controversia che tocca temi sempre più attuali nel panorama artistico contemporaneo.
La vicenda ruota attorno a una delle opere finaliste, ritraente il personaggio Kimberly, che ha scatenato i sospetti della community per presunte irregolarità riconducibili all'uso di tecnologie generative.
Capcom aveva lanciato l'iniziativa lo scorso giugno, invitando gli artisti a condividere le proprie creazioni su X utilizzando l'hashtag #SF6ArtContest2.
Le opere vincitrici sarebbero state integrate direttamente nel gioco come schermate "New Challenger", quelle immagini che appaiono durante le sfide online mostrando artwork personalizzati dei combattenti scelti dai giocatori.
Un'opportunità allettante per qualsiasi appassionato di arte digitale e fighting game.
Il regolamento stabiliva parametri precisi: solo personaggi attualmente giocabili, escludendo quindi quelli previsti per il terzo season pass.
Tra le clausole più significative figurava il divieto esplicito di utilizzare arte generata artificialmente, una precauzione che riflette le crescenti preoccupazioni del settore verso questa tecnologia.
Quando Capcom ha annunciato i 26 finalisti, uno per ogni personaggio giocabile, l'attenzione si è concentrata sull'opera dedicata alla ninja Kimberly, presentata dall'account @lilithascends.
Gli artisti della community hanno iniziato a notare anomalie tecniche che hanno fatto scattare i primi campanelli d'allarme.
Le irregolarità individuate da esperti come @hoodratt20xx e @Galena_Bismon riguardavano dettagli specifici nell'illustrazione che mostravano i tipici "difetti" riconducibili all'intelligenza artificiale generativa.
L'analisi si è estesa anche alle altre due opere presentate dallo stesso utente, raffiguranti Akuma e Cammy, che secondo diversi osservatori sembravano essere ricalcate o copiate da fonti esistenti. Un elemento che ha ulteriormente alimentato i dubbi sulla legittimità delle submission.
La situazione si è complicata quando sia l'account X che quello Instagram di @lilithascends sono scomparsi quasi istantaneamente dopo l'esplosione della controversia.
Una coincidenza che ha rafforzato i sospetti, considerando anche che la creazione dell'account sembrava coincidere temporalmente con l'inizio del concorso Street Fighter.
Non si tratta del primo caso nel mondo videoludico: lo scorso anno Pokémon aveva affrontato una situazione simile durante il concorso artistico per il Trading Card Game (se non lo sapete è stata annunciata la nuova espansione), quando furono scoperte illustrazioni generate artificialmente tra i lavori candidati.
Un precedente che dimostra come il problema sia diventato consuetudine nell'era dell'IA generativa.
Sebbene non esistano prove definitive sull'utilizzo dell'intelligenza artificiale per l'opera incriminata, gli elementi raccolti forniscono sufficienti motivi per un approfondimento da parte di Capcom.
La questione va oltre il singolo episodio: rappresenta una sfida per tutte le aziende che organizzano concorsi creativi nell'attuale panorama tecnologico. La necessità di bilanciare l'innovazione tecnologica con la tutela dell'autenticità artistica sta diventando sempre più pressante.
Se le accuse dovessero essere confermate, Capcom potrebbe dover rivedere la selezione per il personaggio di Kimberly, aprendo la strada a un'altra opera che rispetti effettivamente i termini del concorso.
La vicenda sottolinea l'urgenza di sviluppare strumenti di verifica più sofisticati per distinguere l'arte umana da quella generata artificialmente, una sfida che coinvolge l'intera industria creativa.