Rocksteady ha costruito l’universo di Batman Arkham con una perizia tale da elevarlo ben oltre le aspettative che si possono avere da un videogioco supereroistico.
Ma tra le tante cose che la trilogia (che trovate su Amazon) ha fatto bene — dallo scavo psicologico di personaggi cardine come Joker, alla costruzione cupa e disturbante di Gotham — c’è una figura che è rimasta incastrata in un limbo narrativo svilente, se non addirittura umiliante: l’Enigmista. E questo, per chi conosce davvero Edward Nygma, è inaccettabile.
L’Enigmista nei giochi Arkham è una presenza costante, certo, ma non nella forma in cui meriterebbe. Ridotto a dispensatore seriale di collezionabili, trappole da sala giochi e puzzle ambientali che si ripetono ad nauseam, diventa più un orpello da checklist che un avversario degno del Cavaliere Oscuro.
A differenza di Joker, Spaventapasseri o Due Facce, Nygma non mette mai Batman realmente in crisi, né sul piano fisico né su quello morale. È uno sfidante da tempo libero, un ostacolo secondario che serve soltanto a raggiungere quel famigerato 240% di completamento.
L’impressione è che Rocksteady non abbia mai saputo cosa farne, come gestirne il potenziale.
Eppure, il materiale per renderlo terrificante non manca. L’Enigmista, nei fumetti e in molte trasposizioni animate, è un villain pericoloso, paranoico, narcisista, ossessionato dal controllo e dalla superiorità intellettuale.
Il suo obiettivo non è mai solo quello di “mettere alla prova” Batman, ma di umiliarlo, dimostrare che la sua mente può piegare anche quella del più acuto detective del mondo. Nei giochi, tutto questo si perde dietro a enigmi ripetitivi, corse su circuiti ridicoli e minigiochi che sembrano usciti da una produzione mobile di terza fascia. Il culmine dell’imbarazzo arriva con Arkham Knight, dove l’unico colpo di scena è il collare esplosivo messo al collo di Catwoman. Fine.
In un universo narrativo così ricco e stratificato, dove perfino personaggi secondari riescono a lasciare il segno (pensiamo alla storia tragica di Mr. Freeze o all’ambiguità morale del Pinguino), l’Enigmista resta un’occasione mancata clamorosa.
La sua scrittura è pigra, la sua presenza invasiva ma priva di pathos, il suo arco narrativo chiuso con un arresto grottesco, quasi come se Rocksteady volesse solo liberarsene. Una fine ingloriosa per un antagonista che, se ben trattato, avrebbe potuto rivaleggiare con i grandi nomi della saga.
Ma c’è ancora speranza. Dopo il disastro di Suicide Squad: Kill the Justice League, Rocksteady si trova di fronte a un bivio creativo. Il pubblico ha bocciato senza appello la deriva multiplayer, e se davvero lo studio sta lavorando a un nuovo gioco single player — come i rumor lasciano intendere — allora è il momento perfetto per rimediare ai torti del passato.
Tornare a Gotham, ricostruire l’atmosfera dell’Arkhamverse, rimettere Batman al centro, e soprattutto: dare finalmente all’Enigmista il ruolo che merita.