Stellar Blade "censurato": PlayStation rimborsa i fan per «pubblicità ingannevole»

Dopo le polemiche sulle presunte censure di Stellar Blade, con conseguente "pubblicità ingannevole", PlayStation ha deciso di rimborsare alcuni fan.

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a cura di Francesco Corica

Staff Writer

Nelle ultime ore si è scatenata una nuova polemica su Stellar Blade, accusato da alcuni fan di aver adottato delle censure rispetto alla versione lanciata inizialmente su disco per alcuni contenuti.

Tra polemiche su una presunta riduzione degli effetti più violenti — che in realtà sembrerebbero essere causati dalla modalità prestazioni — e un'immagine che sembra fare riferimento a insulti razzisti, a finire sotto accusa è stato prevalentemente un costume della protagonista, leggermente ritoccato con la patch day-one.

Di seguito, potete trovare una clip che mostra il costume della versione 1.00, tecnicamente ancora giocabile se possedete la versione su disco (la trovate su Amazon), senza scaricare alcun tipo di aggiornamento.

Gli sviluppatori hanno provato a chiarire il tutto sottolineando che la nuova versione è quella che rappresenta davvero la loro visione di gioco, ma ciò non ha fermato le polemiche da parte di chi ha accusato il team di aver censurato Stellar Blade, violando la promessa di lasciarlo intatto.

Vi avevamo infatti segnalato sulle nostre pagine come Shift Up avesse fatto vanto di non aver adottato alcun tipo di censura, nemmeno sulle versioni giapponesi — spesso maggiormente soggette a ritocchi a causa del sistema di valutazione più aggressivo.

Si tratterebbe dunque di una promessa non mantenuta a detta di molti utenti che hanno deciso di protestare non solo aprendo l'immancabile petizione online, ma anche chiedendo rimborsi su PlayStation Store per «pubblicità ingannevole».

Rimborsi che, come segnalato da Tech4Gamers, pare che nella maggior parte dei casi siano stati soddisfatti: un evento sicuramente da sottolineare, considerando che è estremamente difficile riuscire a ottenere rimborsi di questo tipo per i videogiochi venduti su PlayStation.

Diversi utenti hanno confermato di aver effettivamente ricevuto dei rimborsi dopo aver protestato per le promesse non mantenute: evidentemente, anche Sony ritiene che non si possa più parlare di un gioco "senza censure", nonostante le promesse pre-lancio.

Una situazione bizzarra che sicuramente poteva essere evitata con un po' di chiarezza in più, prima dell'effettivo debutto sul mercato e non dopo: del resto, a nostro parere non è stata una vera e propria "censura", ma solo un design leggermente modificato e comunque molto appariscente.