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Pro
- Autentico, sincero e rispettoso dall'inizio alla fine.
- Una grande storia di Mafia senza sguaiatezze cinematografiche.
- Ritorna alle vere origini della saga...
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Contro
- ... E questo significa scegliere di rifiutare del tutto la modernità.
- Lineare, guidato e senza secondarie, come i giochi di una volta: vi sta bene?
Il Verdetto di SpazioGames
Informazioni sul prodotto

- Sviluppatore: Hangar 13
- Produttore: 2K Games
- Distributore: Take-Two Interactive
- Testato su: PC
- Piattaforme: PC , PS5 , XSX
- Generi: Action Adventure
- Data di uscita: 8 agosto 2025
Senza ombra di equivoci e rifiutando le moderne contaminazioni, Mafia: Terra Madre si presenta come un'opera di alto profilo che mira a ridefinire l'intersezione fra videogioco, narrazione storica e rappresentazione culturale.
Ambientato nella Sicilia dei primi del novecento, in un arco cronologico collocato prima degli eventi narrati nella trilogia originale del franchise, il titolo propone un approccio inedito all’archetipo del racconto mafioso, distanziandosi con decisione dalle derive folcloristiche e cinematografiche per abbracciare un paradigma più vicino al romanzo storico.
L’intera costruzione del mondo di gioco rifugge con decisione la spettacolarizzazione gratuita della violenza e del crimine organizzato, preferendo invece un impianto narrativo di tipo immersivo e coerente, nel quale le vicende individuali si innestano sullo sfondo di un tessuto sociale devastato da povertà endemica, rigidità gerarchiche arcaiche e profonde fratture di classe.
Terra Madre
Il protagonista, Enzo Favara, è emblematico di una generazione perduta, il cui orizzonte esistenziale è vincolato dalla legge del più forte e da una rete di valori e codici di comportamento che riflettono più un’etica del bisogno che una moralità condivisa.
La sua parabola ascensionale, da ragazzino venduto come schiavo per le miniere di zolfo a membro della Famiglia Torrisi, non è semplicemente un pretesto per giustificare la progressione ludica, ma diventa veicolo per esplorare le radici psicologiche e antropologiche dell’appartenenza mafiosa, in un contesto nel quale la violenza strutturale del sistema si riflette nelle micro-dinamiche quotidiane.
In termini linguistici e culturali, il progetto compie una scelta radicale quanto necessaria: la completa adozione della lingua siciliana come idioma principale della narrazione parlata. Questo approccio, al di là dell’operazione estetica, ha implicazioni profonde in quanto restituisce al videogioco una dimensione identitaria che raramente si osserva in simili prodotti.
L’adozione del siciliano non è un’operazione con intenti pittoreschi o per banali trovate di marketing, ma un riconoscimento dell’autenticità storico-culturale del contesto rappresentato. Lontano da imbastardimenti, improbabili accenti italo-americani o forzature che cozzano con la reale identità del realismo storico, Mafia: Terra Madre opera in tal senso la migliore delle scelte possibili.
Il mondo di Mafia: Terra Madre (preordinabile su Amazon) è abitato da personaggi le cui parole, inflessioni, silenzi e gesti sono radicati in un sostrato antropologico coerente con il tempo e il luogo dell’ambientazione. L’effetto è quello di una drammaturgia linguistica densa, che restituisce la materialità del vivere, del pensare e del percepire secondo una logica interna alla cultura isolana d’inizio secolo.
San Celeste è concepita come un’autentica rappresentazione della Sicilia rurale e urbana di inizio Novecento, un microcosmo che integra paesaggi agricoli, borghi marinari, miniere e architetture teatrali. Il villaggio portuale che trae ispirazione da Cefalù, con la sua celebre “Porta Pescara” e il piccolo porticciolo, rievoca l’atmosfera mediterranea del borgo reale: luci calde, case affacciate sul mare, barche ormeggiate sui moli e viuzze che raccontano storie di pescatori e mercati locali.
La Valle dei Templi di Agrigento, tra statue colossali simili ai Telamoni e colonne di uno dei maggiori templi dorici dell’antichità, è uno dei teatri più significativi del paesaggio sacralizzato tra storia e violenza.
Tra rappresentazioni alternative di Corleone, villaggi rurali che sembrano usciti dalle più belle pagine di Verga, le architetture di Siracusa, l'Etna traboccante e furente nei momenti di maggior dramma, il Teatro Massimo di Palermo e quel Cimitero dei Cappuccini che rende palpabile l’irrompere del segreto, della vendetta e dell’onore nascosto, Mafia: Terra Madre porta a termine un lavoro di caratterizzazione del mondo di gioco percepito come impareggiabile anche per chi in quelle terre ci vive e ci è cresciuto.
Fondamentale, in tal senso, è stato anche il supporto di Storming Games, che ha collaborato con Hangar 13 proprio per restituire la sensazione ai giocatori di essere trasportati in luoghi e tempi reali, tangibili, in quella Sicilia che brilla di realismo storico.
Senza nessun compromesso
Sul piano strettamente ludico, Mafia: Terra Madre adotta una struttura estremamente lineare, rinunciando consapevolmente alla deriva a mondo aperto di molti titoli contemporanei. La scelta è coerente con l’impianto registico e drammaturgico dell’opera: si privilegia una progressione guidata, scandita da missioni con forte impianto narrativo, in cui la tensione non scaturisce tanto dalla libertà d’azione quanto dalla precisione della messinscena e dalla densità emotiva delle situazioni.
Tutto ciò va in direzione opposta all'approccio del videogioco degli ultimi anni. In Mafia: Terra Madre non ci si può allontanare dalle missioni nemmeno di pochi metri, prima che un timer vi richiami all'attenzione e vi obblighi a tornare sui vostri passi. Dal punto di vista contenutistico, l’esperienza di gioco si attesta su una durata che rifugge gli eccessi quantitativi: dieci-quindici ore circa di narrazione densa, in cui ogni sequenza ha un peso diegetico preciso, sono sufficienti per esperire un racconto sempre ben orchestrato e coi giusti ritmi.
L’assenza di attività secondarie dispersive è un segnale ulteriore della volontà autoriale di concentrare l’attenzione del giocatore su un arco narrativo ben delimitato, coerente e significativo. Non vi è spazio per contenuti accessori ridondanti: tutto è al servizio del racconto. Anche la gestione dei dialoghi, delle scelte morali e delle relazioni interpersonali segue una logica di verosimiglianza e sobrietà.
Tuttavia l'approccio, assieme alle prime ore che offrono una partenza davvero molto lenta, potrebbero non convincere il pubblico moderno. La rispettabile scelta di game design va dunque nella direzione che segue le radici più profonde della serie, configurandosi come una soluzione di grande coraggio, in un settore che sta andando verso la grandezza fine a se stessa.
Quello che potrebbe essere visto come un grosso limite strutturale, e che a onor del vero fa appaiare Mafia: Terra Madre proprio ai giochi di tre generazioni fa, è stato anche l'unico modo per mantenere un costo finale calmierato, a dimostrazione del fatto che esistono ancora i modi per contenere i prezzi senza spendere cifre folli per marketing e produzione.
Le meccaniche di gioco si rifanno al consolidato sistema TPS con coperture, fasi stealth e interazioni ambientali, senza però indulgere in soluzioni eccessivamente complesse o dispersive. La semplicità del sistema di controllo non va letta come una carenza, ma come una precisa scelta funzionale: non è il gameplay a doversi imporre, bensì la storia a doversi manifestare attraverso il gameplay. Il bilanciamento tra azione e introspezione è calibrato con rigore, evitando le inflazioni ludiche e le forzature ritmiche che spesso affliggono i prodotti narrativi in ambito videoludico.
Certo, è chiaro che qualche evoluzione sarebbe stata gradita, soprattutto se consideriamo che nulla è cambiato da allora. Al di là della maggiore precisione e realismo dei conflitti a fuoco, le fasi stealth sono ancorate alla solita distrazione dei nemici con lanci di bottiglie o monetine, rendendo il tutto piuttosto elementare e scontato anche ai livelli massimi di difficoltà.
Dal punto di vista tecnico, l’adozione dell’Unreal Engine ha permesso di plasmare ambientazioni visivamente convincenti, il cui valore non risiede nella semplice bellezza estetica, ma nella capacità di evocare un senso di luogo profondo, stratificato e significativo. La composizione delle scene, le luci naturali e le texture contribuiscono a una sensazione di verosimiglianza che raramente si è riscontrata in altri esponenti del genere.
Le influenze architettoniche, il livello di dettaglio ambientale e la disposizione degli oggetti nello spazio denotano uno studio attento delle fonti storiche e un uso sapiente delle tecniche di scansione e modellazione tridimensionale. Tuttavia non mancano alcune sbavature che speriamo possano essere corrette con alcune patch.
Nulla di grave, intendiamoci, ma se anche su un PC di fascia altissima (unica versione provata) avvengono crash saltuari, glitch grafici e qualche singhiozzo nel frame rate, allora significa che la build finale ha ancora bisogno degli ultimi ritocchi.
Lavoro davvero ottimo per quanto riguarda la localizzazione a opera di 2K, capace di restituire al giocatore un valore aggiunto non indifferente, che mitiga il doppiaggio di qualche personaggio secondario meno riuscito nella sua interpretazione, decisamente meno autentico di altre performance encomiabili.
Il valore complessivo di Mafia: Terra Madre risiede dunque nella capacità di tradurre una visione autoriale in un oggetto videoludico compiuto, capace di mantenere una coerenza interna sotto tutti i profili: narrativo, ludico, tecnico, culturale. Mafia: Terra Madre non è un semplice videogioco sulla mafia: è un racconto immersivo sul divenire mafioso, sulle condizioni materiali e simboliche che ne rendono possibile l’esistenza, con tutte le sue orribili e sanguinose derive.