Nel pieno dell’attesa per GTA 6, il nome di Red Dead Redemption torna a far parlare di sé. In un’intervista con il Lex Fridman Podcast, Dan Houser — cofondatore di Rockstar Games e storico autore di saghe come Grand Theft Auto e Red Dead Redemption — ha espresso il proprio parere sulla possibilità di un terzo capitolo. E, sebbene creda che un Red Dead Redemption 3 sia “probabile”, ammette di non essere certo che lo vorrebbe davvero.
Houser, che ha lasciato Rockstar nel 2020 dopo aver firmato alcuni dei giochi più influenti di sempre, è stato lo sceneggiatore principale sia delle avventure di John Marston che di Arthur Morgan. Per lui, la saga western di Rockstar rappresenta un ciclo narrativo già completo, una sorta di duologia perfetta che andrebbe forse lasciata intatta. “Ogni capitolo di Grand Theft Auto è una storia a sé, ma Red Dead è diverso”, ha spiegato. “In un certo senso sarebbe triste se qualcuno continuasse Red Dead, perché era un arco narrativo coeso in due giochi. Sentire che qualcun altro ci sta lavorando sarebbe più malinconico che eccitante.”
Nonostante queste parole, Houser riconosce che un seguito è quasi inevitabile. “Probabilmente succederà,” ha ammesso, ricordando che non possiede più i diritti sull’IP. “Era parte dell’accordo: è un privilegio lavorare su un progetto simile, ma non lo possiedi. E quando non possiedi qualcosa, non puoi impedirne il futuro.”
Le dichiarazioni dell’ex autore di Rockstar toccano un tema interessante: quello dell’integrità artistica nei franchise longevi. Red Dead Redemption e il suo prequel, Red Dead Redemption 2, raccontano due storie profondamente intrecciate, completando l’arco narrativo di due protagonisti tragici, legati dal destino e dall’inevitabilità della fine del West. Per Houser, forzare una continuazione rischierebbe di snaturare quel perfetto equilibrio di malinconia e chiusura che caratterizzava la duologia.
Eppure, il mercato racconta un’altra verità. Red Dead Redemption 2 è stato un successo colossale, sia di critica che di vendite, con oltre 60 milioni di copie distribuite e un seguito che non accenna a diminuire. In un’industria dove le IP di valore vengono sfruttate fino all’ultimo respiro, è difficile immaginare che Take-Two Interactive rinunci a un brand così potente. E anche se Houser non ne farà parte, è quasi certo che la frontiera del West tornerà a espandersi.
“Red Dead Redemption 2 è stato il miglior progetto su cui abbia mai lavorato,” ha detto in passato Houser. “Ma realizzarlo non è stato affatto divertente: era enorme, fuori budget, e non si stava componendo come avremmo voluto.” Parole che confermano quanto titanico sia stato lo sviluppo di uno dei giochi più raffinati della storia recente — e quanto arduo sarebbe per chiunque raccoglierne l’eredità.
Se davvero Red Dead Redemption 3 diventerà realtà, dovrà farlo nel rispetto di quella visione narrativa che ha reso la saga un’epopea moderna. Houser, con la sua malinconia e il suo distacco, sembra quasi voler dire che non tutte le storie hanno bisogno di un seguito — e forse, nel caso di Arthur e John, sarebbe più onesto lasciarli cavalcare per sempre verso il tramonto.