L'effettiva sostenibilità di Xbox Game Pass è da sempre oggetto di grandi discussioni: Microsoft ha sempre elogiato la bontà del proprio servizio in abbonamento, su cui ha ormai basato quasi interamente la propria strategia della divisione gaming e i suoi effettivi guadagni, ma non era difficile intuire che ci fosse qualcosa di sospetto nei calcoli della casa di Redmond.
Se il servizio (che trovate su Amazon) include infatti anche i giochi al day-one prodotti dagli stessi Xbox Game Studios, con la consapevolezza che i giochi odierni richiedono enormi cifre per lo sviluppo, com'è possibile non solo sostenerne le spese, ma addirittura ottenere profitti?
A lanciare l'allarme nelle ultime ore, alla luce degli ultimi licenziamenti adottati da Xbox, era stato lo storico fondatore di Arkane Studios, che sostiene senza mezze misure che Game Pass sta danneggiando l'industria videoludica da circa un decennio.
Ma adesso siamo finalmente in grado di capire come mai Microsoft considerava sostenibile il servizio in abbonamento: a far luce sulla questione è stato il reporter Christopher Dring, che sui social spiega di aver ricevuto la seguente spiegazione dalla casa di Xbox (via TheGamer):
«Ho chiesto chiarimenti in merito all'affermazione "Game Pass è redditizio" e mi è stato detto che non vengono inclusi i costi [dei giochi] first-party».
Uno stratagemma che ritengo sia abbastanza chiaro: dato che, tecnicamente parlando, i videogiochi di Xbox Game Studios non vengono sviluppati per essere esclusive Game Pass, nel ragionamento finanziario di Microsoft non devono essere inclusi nei costi.
Chiaramente la realtà vera e propria e ben diversa e ci fa capire quanto in realtà il servizio potrebbe non essere affatto sostenibile come vorrebbe farci credere la casa di Redmond: del resto, se fosse davvero così, non sarebbe necessario parlare continuamente delle ondate di licenziamenti.
Bisogna in ogni caso ammettere che i veri problemi sono iniziati da quando è andata in porto l'acquisizione di Activision Blizzard, che ha inevitabilmente costretto Microsoft a rimettere a posto i propri conti. Un'operazione che, con il senno di poi, oggi si ritiene possa aver distrutto Xbox per come la conoscevamo.