DOOM: The Dark Ages è già tra i giochi più acclamati del 2025 e non solo per la qualità del gameplay o per l’impatto visivo.
Il nuovo capitolo della storica saga firmata id Software (che trovate su Amazon) sta facendo parlare di sé anche per un risultato tecnico tutt’altro che scontato
I caricamenti più rapidi dell’intera generazione, capaci di riportare il giocatore in partita in meno di un secondo, anche dopo una morte o un riavvio del checkpoint.
In un’epoca in cui la maggior parte dei titoli AAA continua a mostrare schermate di caricamento, rallentamenti o stutter nonostante l’hardware all’avanguardia, DOOM: The Dark Ages si distingue come un esempio di ottimizzazione e ingegneria tecnica.
A confermarlo è la recente analisi di Digital Foundry, che ha approfondito il funzionamento del nuovo motore id Tech 8, capace di spingere prestazioni e stabilità oltre le aspettative.
Secondo quanto riportato da Digital Foundry, DOOM: The Dark Ages riesce a caricare ambienti, texture e asset in meno di un secondo anche su console, grazie a un utilizzo sapiente degli SSD NVMe su PS5 e Xbox Series X|S.
Un traguardo che richiama le performance viste in Spider-Man 2, dove il passaggio tra i personaggi avveniva in tempo reale, ma che qui viene replicato su scala molto più ampia e costante, coinvolgendo interi livelli e non solo segmenti di mappa.
La vera forza del gioco però sta nel non sacrificare la fluidità per ottenere questa velocità. Dove molti titoli, anche tra i più blasonati, mostrano cali di frame o fastidiosi hitch durante i caricamenti rapidi, The Dark Ages mantiene una stabilità invidiabile, senza picchi nel frame-time e senza stutter. La transizione da un’area all’altra è praticamente invisibile: si muore, si ricomincia. Punto.
Il motore id Tech 8 si dimostra un’evoluzione concreta rispetto al già potentissimo id Tech 7 utilizzato in DOOM Eternal. In The Dark Ages, l’engine è stato perfezionato per sfruttare tecnologie moderne come il ray tracing globale e le riflessioni avanzate, senza però intaccare le performance.
Su PC, l’esperienza risulta scalabile e reattiva anche su hardware di fascia medio-alta, a patto che sia presente un SSD NVMe.
Il risultato ottenuto da id Software non è solo impressionante: è anche una lezione di design tecnico. In un momento storico in cui il pubblico è sempre più intollerante verso i problemi di prestazioni nei giochi tripla A, DOOM: The Dark Ages dimostra che velocità e qualità possono coesistere, se si progetta con cura fin dall’inizio.
Per questo motivo, il gioco potrebbe diventare un nuovo benchmark per tutta l’industria, spingendo altri studi a rivedere le proprie priorità in fase di sviluppo. E in questo, id Software ha appena alzato l’asticella per tutti. Nel mentre, recupera la nostra recensione del gioco.