La comunità mondiale di Street Fighter si è trovata al centro di una tempesta mediatica quando Capcom ha annunciato che le finali dei tornei più prestigiosi del 2026 saranno visibili solo a pagamento, con prezzi che arrivano fino a 35 euro per gli spettatori online. La decisione ha scatenato reazioni immediate e critiche feroci da parte dei fan, ma quello che ha reso la situazione ancora più clamorosa è stata la rivelazione che nemmeno il team di sviluppo del gioco era al corrente di questa strategia commerciale. Una frattura interna che ha messo in luce le divisioni all'interno della casa giapponese e sollevato interrogativi sulla gestione dell'ecosistema competitivo del franchise.
Durante il Tokyo Game Show della scorsa settimana, Capcom ha svelato che le finali della Capcom Cup 12 e del SFL World Championship del marzo 2026 saranno trasmesse esclusivamente in pay-per-view. Gli appassionati dovranno sborsare 4.000 yen (circa 23 euro) per ciascun evento o optare per un pacchetto combinato da 6.000 yen (circa 35 euro) per entrambe le competizioni. Le repliche gratuite saranno disponibili solo una settimana dopo gli eventi dal vivo.
Quello che ha stupito maggiormente è stata la reazione di Takayuki Nakayama, direttore di Street Fighter 6, che su X (ex Twitter) ha ammesso candidamente di essere rimasto "scioccato" dalla notizia. Insieme al produttore Shuhei Matsumoto, ha scoperto della decisione proprio durante la fiera, nello stesso momento in cui veniva annunciata al pubblico.
Le critiche più aspre sono arrivate dalle comunità occidentali, dove la cultura del pay-per-view per gli esports non ha mai attecchito come in Giappone. Un utente ha fatto notare l'ironia di escludere economicamente il Sud America proprio un anno dopo che il giovane cileno Blaz, appena quindicenne, aveva conquistato il secondo posto nella Capcom Cup, diventando una delle storie più emozionanti del torneo.
La questione ha evidenziato un gap culturale significativo: mentre in Giappone il modello pay-per-view per eventi di gaming è accettato e consolidato, il resto del mondo considera questi tornei come strumenti promozionali che dovrebbero essere accessibili gratuitamente per alimentare la crescita della community.
Molti fan hanno sollevato una domanda fondamentale: se l'obiettivo della Capcom Cup e del circuito professionale è promuovere il gioco e attrarre nuovi giocatori, perché limitarne la visibilità con barriere economiche? La logica tradizionale dell'esports marketing suggerisce che massimizzare l'audience sia più importante dei ricavi diretti dalle trasmissioni, considerando che gli eventi competitivi servono principalmente a mantenere vivo l'interesse per il titolo e stimolare le vendite.
Nakayama ha spiegato che "i target di ricavi e i compiti assegnati differiscono fondamentalmente per dipartimento", rivelando una disconnessione interna che va oltre la semplice mancanza di comunicazione. La sua promessa di avviare discussioni interne sulla questione lascia intendere che il team creativo potrebbe avere voce in capitolo per modificare questa strategia.
La decisione di Capcom non nasce dal nulla: l'azienda aveva già sperimentato il formato pay-per-view per le finali SFL Japan dell'anno scorso, incontrando l'approvazione del pubblico domestico. Tuttavia, quello che funziona nel mercato giapponese non sempre si traduce in successo su scala globale, come dimostrano le reazioni negative delle ultime settimane.