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“Niente Russo” è ancora la missione più controversa di Call of Duty - Speciale

Alla riscoperta di uno dei momenti fondanti del linguaggio di Call of Duty, grazie al remaster di Modern Warfare 2

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Avatar di Paolo Sirio

a cura di Paolo Sirio

Pubblicato il 02/04/2020 alle 16:54
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Il Verdetto di SpazioGames

-
Il gusto della provocazione è qualcosa che fa parte del DNA di Call of Duty e in particolare di Modern Warfare, in cui Infinity Ward – sia la vecchia, capitanata da Vince Zampella e Jason West (curiosità: sono ancora citati nei titoli di testa del remaster, nonostante le frizioni con Activision), che la nuova – alza continuamente l'asticella quando si tratta di mettere alla prova la tenuta morale dei giocatori. Niente Russo è la sintesi perfetta di questa visione e probabilmente, oltre ad esserne la missione più controversa, lo è anche della serie tutta.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Call of Duty: Modern Warfare 2 Campaign Remastered
Call of Duty: Modern Warfare 2 Campaign Remastered
  • Sviluppatore: Beenox
  • Produttore: Activision
  • Piattaforme: PC , PS4 , XONE
  • Generi: Sparatutto
  • Data di uscita: 31 marzo 2020 (PS4) - 30 aprile 2020 (PC, Xbox One)

Call of Duty ha cambiato abbastanza radicalmente il proprio approccio alle uscite annuali, negli ultimi tempi, e lo ha fatto in una maniera così sottile che forse non ce ne siamo neanche accorti per tempo.

Modern Warfare è disponibile dal 2019, a marzo sono usciti la battle royale Warzone e il remaster della campagna di Modern Warfare 2; con rumor già in rampa di lancio per la rimasterizzazione di Modern Warfare 3, non sarebbe una sorpresa se Activision rinunciasse alla release di un Call of Duty principale nel 2020 e slittasse quel chiacchierato reboot di Black Ops al prossimo anno.

Questo modus operandi atipico, che stiamo ancora cercando di decifrare insieme a voi, ci dà però la possibilità di tornare a discutere di alcuni degli aspetti più interessanti del franchise sparatutto, e vi assicuriamo che in Call of Duty: Modern Warfare 2 Campaign Remastered ce ne sono davvero moltissimi – a cominciare dalla missione più controversa nella storia della saga, “Niente Russo”.

Niente Russo ha suscitato un notevole scalpore nel novembre 2009 perché mette in scena il più grande massacro di civili mai visto in un videogioco, e lo fa coinvolgendo il giocatore in prima persona: gli utenti sono letteralmente chiamati a premere il grilletto e sparare su una folla inerme e questo “coinvolgimento”, questa volontà di sporcare le mani della gente ha causato polemiche innumerevoli negli anni, al punto che pubblico e critica sono divisi ancora adesso sul giudizio di quella trovata – grande intuizione di design, oppure espediente di marketing senza scrupoli.

“Ho aspettato a lungo questo momento…”

Che la missione fosse particolarmente complessa “by design”, ovvero per stretta volontà dello sviluppatore, è assodato: lo dimostra il fatto che, nell’originale come nel remaster, ci sia fornita la possibilità di rinunciare agli elementi “offensivi” compresi nella campagna, e che in qualunque momento nel corso di Niente Russo possiamo «saltare questo contenuto».

In Campaign Remastered, un avviso precisa, esattamente come quasi undici anni fa, che «la tua scelta non comporta penalizzazioni per i trofei e il comportamento del gioco», il che vuol dire che rinunciare ad una determinata missione perché non ce la sentiamo o siamo contrari da un punto di vista etico non si traduce in alcun caso in una riduzione delle ricompense che riceveremo.

La missione viene preceduta da un rapido briefing video nello stile di Modern Warfare: una veduta satellitare del mondo ci porta prima in Nord Africa, poi nel Kosovo, e infine su Mosca, capitale della Russia che ne ospiterà le vicende.

Qui, da agenti sotto copertura della C.I.A., ci infiltreremo in un gruppo terroristico impegnato in una campagna d’odio in territorio russo con l’intento di spingere l’opinione pubblica verso una guerra con gli Stati Uniti per cambiare gli equilibri politici mondiali.

Un breve passaggio per giornali e siti web mette in evidenza la figura di Vladimir Makarov – dal nome di una pistola semiautomatica russa –, capo di questa organizzazione terroristica.

Le sue «attività nell’Est Europa allertano i servizi di sicurezza occidentali», al punto che questi avallano una missione segreta per reperire informazioni sul suo conto e carpirne gli intenti finali.

Schermo nero. Il silenzio dell’ascensore di un aeroporto in sottofondo, e le coordinate della missione che si compongono in basso a sinistra: “Niente Russo”, Aeroporto Internazionale Zakhaev di Mosca, Russia.

Prima che lo cerchiate, no, questo aeroporto non esiste ed una location creata ad hoc per Modern Warfare (tornerà sia nel multiplayer dell’originale che in quello del seguito). Il suono delle armi che si caricano ci indica che siamo pronti a partire.

Lo schermo lentamente si accende, e riprende quattro terroristi davanti a noi: a sinistra troviamo Makarov, la mente di questa operazione e, si scoprirà poi, della Terza Guerra Mondiale.

Una parolina nella sua lingua, e poi l’avviso (in originale in Inglese, doppiato in Italiano nella nostra versione): «niente Russo»– non parlate russo perché le autorità locali devono pensare che quest’attività ostile sia collegata direttamente agli americani.

Le porte dell’ascensore si aprono, e ci affacciamo subito sull’ingresso dell’area degli imbarchi, ad un passo dai metal detector. I nostri compagni di squadra aprono il fuoco, causando subito decine di morti; la scena è truculenta, vediamo cadere sotto i nostri occhi decine di corpi, inermi, colti di sorpresa, neanche il tempo di provare paura.

Possiamo partecipare all’azione aprendo a nostra volta il fuoco, o astenerci e assistere impietriti al tragico spettacolo che andrà avanti comunque anche senza il nostro piombo.

Passiamo il metal detector, che, ironicamente, suona all’impazzata; saliamo le scale che portano al piano superiore, i viaggiatori nell’aeroporto si rendono conto di quanto stia succedendo, e iniziano a correre a destra e manca in preda al panico.

Qualche altra sventagliata di mitra, e cominciamo a vedere delle vittime che si trascinano, ferite ormai letalmente, sul pavimento; possiamo dare loro il colpo di grazia oppure aspettare che ci pensi qualcun altro, ma non ne usciranno vivi.

Degli addetti alla sicurezza provano a mettere al riparo quante più persone possibile, ci ostacola, ma è mal equipaggiato e cade rapidamente sotto i nostro colpi.

Superiamo due file di negozi, dai quali riusciamo a stanare qualche sparuto gruppo di superstiti, e ci imbattiamo in una scena significativa: un uomo del commando si affaccia sulle partenze e, gomito sinistro sulla balaustra, prende a sparare all’impazzata su una folta schiera di viaggiatori assiepata al piano di sotto.

Ci affacciamo per assistere al risultato delle nostre azioni (in un senso o nell’altro), proseguiamo e vediamo poco più avanti Makarov in persona che lancia una granata in un’ascensore che stava portando al piano superiore alcuni elementi della sicurezza.

Questi scompaiono in pochi istanti, e l’ascensore precipita rovinosamente al pianterreno, sollevando un polverone di vetri e detriti.

Scendiamo lentamente la scala che ci porterà ai gate, camminiamo tra i corpi ammassati tra le sedie che avrebbero dovuto ospitarli in salute, e il tabellone delle partenze appeso ad un muro ci ruba l’occhio: tutte portano la scritta “DELAYED”, rinviato, in reazione evidentemente a quello che sta succedendo nello stabile.

Usciamo dagli interni dell’aeroporto, arrivano le forze armate di scudi antisommossa e fucili automatici per rispondere a questo attacco senza precedenti, ed inizia la missione vera e propria. Qui, tra le sirene spiegate e il rumore delle eliche degli elicotteri in fase di atterraggio sulla pista, la gelida voce del terrorista Viktor ci coglie di sorpresa: «ho aspettato a lungo questo momento…».

Oggi come allora

Il giudizio su Niente Russo è qualcosa che divide critica e pubblico, come abbiamo detto, e per buona parte divide anche noi. Quel che è certo è che, specie dopo settimane di gioco su Animal Crossing: New Horizons, appartiene ad un tipo di contenuto che risalta ancora di più, e che negli anni non ha affatto visto attutirsi la propria “forza” espressiva. L’azione del gioco nella sua interezza avviene ad una velocità dell’esecuzione che fa invidia a capisaldi del genere come DOOM, e che spesso lascia spaesati – bombardati da elementi scenografici e ludici che contengono una mole di informazioni soverchiante.

La ripresentazione in altissima risoluzione non fa altro che accentuare certi particolari e, così come giocarla e rigiocarla per questo articolo, spingere lo sguardo verso certi particolari che magari nel cosiddetto “heat of the moment” potrebbero essere sfuggiti nel 2009: un suono, un comportamento dell’IA, una meccanica del gameplay – è questo ciò su cui abbiamo voluto portare la vostra attenzione in questo caso.

A costituire un distinguo di non poco conto rispetto ad altri shooter è chiaramente la presenza di civili e il fatto che una vicenda terroristica non sia soltanto raccontata ma affidata nello svolgimento al giocatore, che può decidere di sottrarsi o rendersi protagonista di veri e propri crimini di guerra; un momento abbastanza raro persino in uno shooter come Call of Duty, che ha fatto della provocazione un marchio di fabbrica, specialmente sotto Infinity Ward.

Da Call of Duty: Modern Warfare 3.

Il risalto di questi particolari fa tornare in mente il concetto di “zone culturali di eccezione”, dove agirebbero secondo alcuni i nuovi media come i videogiochi, nelle quali «le regole sociali possono essere più o meno abbandonate» in favore di altre che vengono scritte dal contesto stesso; in sostanza, il fatto che un gioco ci permetta di agire da terrorista per una missione di dieci minuti non implica che nella realtà faremo/faremmo lo stesso. Per giunta, si tratta di dare il permesso perché un’azione venga compiuta, non di un’imposizione, e addirittura si può scegliere persino di saltare a piè pari la missione.

Nel filone Modern Warfare si assiste, ad esempio, tutt’altro che di rado a scene controverse che ripercorrono il sentiero tracciato da Niente Russo, seppur probabilmente ridotte nella quantità di materiale “graphic” esposto al loro interno in seguito alle polemiche suscitate in passato; ci viene in mente l’attentato alla Tour Eiffel di Modern Warfare 3, una delle prime raffigurazioni videoludiche di eventi che ricordassero l’11 settembre (era il 2011), o quello a Piccadilly Circus di Modern Warfare 2019, con entrambi i casi che ci hanno però messo “dalla parte giusta della storia”.

La violenza è un aspetto con cui i videogiochi hanno dovuto imparare a convivere e lo hanno fatto a lungo prima di capire, perlopiù nelle ultime due generazioni, che un tipo di intrattenimento diverso fosse possibile; ciò non toglie che, provando a divincolarsene, persino creatori noti come Hideo Kojima abbiano trovato difficoltà nel cogliere l’approvazione del grande pubblico, rilevando come senza una componente d’azione forte persino l’attesissimo Death Stranding sia stato sminuito dalla critica americana.

Da Call of Duty: Modern Warfare (2019).

A suscitare polemiche al tempo del lancio originale fu anche quella che venne vista come una celebrazione dei valori americani, da sempre additata come un problema da parte della critica internazionale nei CoD ambientati nel passato e qui ulteriormente sentita, dal momento che il gioco fornisce uno stereotipo di soldato a stelle e strisce macho – che può abbattere un’intera armata nemica da solo in “Scalata” – forse già vecchio all’epoca e sempre nel giusto contro i russi cattivi.

Mentre questa sfumatura è stata sfocata negli ultimi passaggi della serie, con focus anche su altri scenari bellici e messaggi come quello di una guerra sbagliata a prescindere dalla fazione (un esempio è lo scenario medio orientale in cui vestiamo i panni di una bambina in Call of Duty: Modern Warfare dello scorso anno), non sono mancate le polemiche per inesattezze che sarebbero state pilotate per non gettare la croce sull’esercito americano: il caso dell’episodio dell’Autostrada della Morte, nel gioco addossato ai russi ma nella realtà della Guerra del Golfo in Iraq attestato alle forze statunitensi, è soltanto di pochi mesi fa.

Storture anche solo nominali che fanno il paio con altre che abbiamo rivissuto in Call of Duty: Modern Warfare Campaign Remastered, dove, appena pochi secondi dopo il massacro cui abbiamo preso volenti o nolenti parte, qualora dovessimo – anche inavvertitamente – colpire un passante nella missione “Atterramento” ci verrebbe mostrata una paradossale schermata di game over.

Il gusto della provocazione è qualcosa che fa parte del DNA di Call of Duty e in particolare di Modern Warfare, in cui Infinity Ward – sia la vecchia, capitanata da Vince Zampella e Jason West (curiosità: sono ancora citati nei titoli di testa del remaster, nonostante le frizioni con Activision), che la nuova – alza continuamente l’asticella quando si tratta di mettere alla prova la tenuta morale dei giocatori. Niente Russo è la sintesi perfetta di questa visione e probabilmente, oltre ad esserne la missione più controversa, lo è anche della serie tutta.

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