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Immagine di Moons of Madness: un port folle per console - Recensione
Recensione

Moons of Madness: un port folle per console - Recensione

Qualcosa è andato storto

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Avatar di Gianluca Arena

a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Pubblicato il 09/04/2020 alle 10:47
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  • Pro
    • Buoni spunti narrativi
    • Qualche puzzle degno di nota
    • Costante sensazione di ansia
  • Contro
    • Port peggiorativo
    • Framerate inspiegabilmente singhiozzante (anche su Xbox One X)
    • Prezzo rialzato rispetto alla versione PC

Il Verdetto di SpazioGames

6.9

Non siamo rimasti per nulla soddisfatti della conversione console di Moons of Madness, e ci siamo così trovati costretti ad abbassare sensibilmente il voto rispetto alla controparte PC, recensita su queste pagine lo scorso anno. Non c'era alcuna fretta di uscire e non capiamo i motivi di una tale trasandatezza del codice per console, e i nostri lettori devono anche tenere presente che la prova è avvenuta sulla più potente console attualmente su mercato, ovvero Xbox One X – e che, quindi, su PS4 e Xbox One base la situazione sia verosimilmente peggiore. La speranza è che, con un sostanzioso supporto post lancio, il gioco raggiunga gli standard della versione per personal computer, che rimane al momento da preferire nettamente rispetto a quelle per le macchine Sony e Microsoft.


Informazioni sul prodotto

Immagine di Moons Of Madness
Moons Of Madness
  • Sviluppatore: Rock Pocket Games
  • Piattaforme: PC , PS4 , XONE
  • Generi: Survival Horror
  • Data di uscita: 31 ottobre 2019

Dopo il debutto su PC, con un’accoglienza generalmente buona, Moons of Madness, avventura narrativa in prima persona a forti tinte horror, sbarca anche su console, con il suo carico di solitudine, inquietudine e… tentacoli.

Abbiamo giocato per voi la versione Xbox One, i cui contenuti non differiscono dalle altre due disponibili sul mercato, e quello che segue è il resoconto della nostra esplorazione in solitaria di una delle più lugubri stazioni spaziali viste negli ultimi anni tra cinema, videogiochi e fumetti.

Lovecraft in space

Sebbene l’esaustiva recensione del nostro Domenico Musicò vada tenuta come punto di riferimento per quanti volessero approfondire aspetti quali trama e gameplay del titolo (anche alla luce della totale assenza di materiale inedito in questo porting per console), in questa sede torneremo brevemente sulle atmosfere del titolo, che rappresentano di gran lunga la più appuntita tra le frecce nel suo arco.

Moons of Madness riesce a trasmettere, come alcuni dei migliori congeneri sul mercato, una perenne sensazione di ansia e di inadeguatezza, che riescono ad entrare sottopelle al giocatore senza abusare dei cosiddetti jump scare, presenti in solo un paio di sezioni.

La costante sensazione di insicurezza è veicolata non solo tramite la solitudine del protagonista e la sua ignoranza di molti dei reali motivi per cui si trova su una stazione spaziale su Marte, ma anche tramite la sua inesperienza nel combattimento e la totale assenza di armi, anche improvvisate, con cui difendersi.

L’esplorazione è fortemente incentivata, anche perché, come molti altri titoli indipendenti, il prodotto Funcom sfrutta con maestria la narrativa ambientale, con le location disseminate di log testuali da leggere – ognuno dei quali svelerà una piccola parte del puzzle complessivo; puzzle complessivo che troverà una soddisfacente chiusura nel climax finale e che, una volta tanto, non lascia domande senza risposte e filoni narrativi aperti.

Questa versione per console, a differenza di quanto accade con il comparto tecnico, come vedremo in seguito, non perde colpi né dal punto di vista dell’atmosfera né da quello della godibilità della storia, riprese di peso dall’originale PC e ancora soddisfacenti a circa sei mesi dal debutto sul mercato.

A tratti, come fatto notare anche in sede di recensione della versione per personal computer, sembra che gli sceneggiatori abbiano voluto inserire a forza tematiche e riferimenti legati al maestro Lovecraft, probabilmente in un atto d’amore verso lo scrittore statunitense, ma comunque, nel complesso, fantascienza e horror mistico si fondono abbastanza bene, rendendo sempre godibile l’avanzamento lungo la storyline principale.

Atmosfera ed enigmi

Il minimalismo del gameplay canalizza le attenzioni del giocatore nei confronti della storia che è, senza ombra di dubbio, l’elemento meglio riuscito al team di sviluppo: in assenza di un sistema di combattimento e di uno di stealth, con gli incontri con le entità ostili ridotti al massimo, le meccaniche di gioco poggiano piuttosto sulla risoluzione di enigmi e sull’esplorazione della base e delle immediate vicinanze.

Il port per console non cambia di una virgola questa situazione, adattando decentemente i controlli a quelli del pad ma senza ingrandire di troppo i font, che potrebbero risultare un po’ piccoli per quanti, pur giocando su un televisore dalla diagonale ampia, distassero più di un paio di metri dalla TV.

Alcuni dei numerosi puzzle risultano più riusciti di altri, che sono invece evidentemente inseriti come filler per allungare artificialmente la (risicata) durata del titolo: un paio in particolare costringono ad un andirivieni assai poco elegante tra estremi della base su Marte, lasciando un po’ di amaro in bocca.

Ce ne sono anche di buoni, va detto: delle volte un pizzico di sano pensiero laterale può rivelarsi assai più utile del colpo d’occhio o dell’attenta e scrupolosa esplorazione degli ambienti, che peraltro non contano su un numero esorbitante di oggetti con cui è possibile interagire.

Il risultato dell’alternanza tra rompicapo e file da leggere rinvenuti nelle ambientazioni è un ritmo di gioco molto compassato, lontano da quello di congeneri come i due Outlast, ad esempio, ma adeguato ad un titolo il cui focus è assolutamente di stampo narrativo.

Purtuttavia, è bene segnalare ai lettori che l’interazione ed il gameplay sono qui davvero ridotti all’osso, perché inseguimenti e fasi in cui è necessario nascondersi pena il game over (come Alien Isolation) sono del tutto assenti. Questo elemento potrebbe spingere alcuni ad attendere un calo di prezzo prima di procedere al download, ma è il punto di vista ciò che più conta: chi pensa di acquistare Moons of Madness non può che farlo per la storia.

Sbavature

I più attenti tra i nostri lettori avranno notato la discrepanza di voto tra la succitata versione PC e questa per console: il motivo è presto detto. In questa sede, più che analizzare il gioco in sé, compito portato a termine più che egregiamente dal nostro Domenico qualche mese fa, ci dobbiamo soffermare sulla qualità del porting, ed è proprio questa ad averci deluso, per una serie di motivi.

Innanzitutto, il framerate: se su PC non c’era traccia di problematiche legate alle performance, nella versione da noi testata (che peraltro è quella Xbox One X, quindi la console attualmente più potente sul mercato), i singhiozzi sono costanti, e vanno dal sopportabile al notevole.

Queste problematiche risultano difficilmente giustificabili vista la natura del titolo, lento e ragionato, in cui raramente ci sono su schermo più di un paio di personaggi al massimo: l’unica spiegazione che ci viene in mente, allora, è che il tutto non sia stato ottimizzato a dovere, e, da utenti console, la cosa non può che dispiacerci.

Abbiamo notato anche un allungamento dei tempi medi di caricamento rispetto alla versione per personal computer e la pessima distribuzione dei punti di salvataggio, talvolta inutilmente ravvicinati e talaltra così distanti da costringere a rigiocare venti minuti in seguito ad un game over.

A questo danno si aggiunge la beffa, visto che il titolo costa, al momento di redigere questo articolo, circa cinque euro in più della controparte per PC, che è peraltro già andata in sconto su Steam in almeno in un paio di circostanze dal lancio, pur in assenza di qualsivoglia contenuto inedito. Come per parecchi giochi della ludoteca Switch, si ha qui la spiacevole sensazione che si voglia “mungere” il pubblico console, da sempre disposto a spendere di più rispetto a quello PC.

Chiudono il quadro una colonna sonora davvero troppo minimalista, che si nasconde per gran parte delle quattro o cinque ore necessarie a portare a termine il titolo, e la possibilità nemmeno troppo remota che il gioco rimandi alla dashboard della console su cui lo state giocando, come successo a noi a meno di mezz’ora dai titoli finali.

Insomma, siamo dinanzi ad un port pigro e decisamente peggiorativo rispetto alla versione originale, e, sebbene rimanga la speranza che il team di sviluppo ci rimetta mano, al momento non possiamo che valutarlo per quello che è, nonostante i buoni spunti del titolo a livello narrativo.

+ Buoni spunti narrativi

+ Qualche puzzle degno di nota

+ Costante sensazione di ansia

- Port peggiorativo

- Framerate inspiegabilmente singhiozzante (anche su Xbox One X)

- Prezzo rialzato rispetto alla versione PC

6.9

Non siamo rimasti per nulla soddisfatti della conversione console di Moons of Madness, e ci siamo così trovati costretti ad abbassare sensibilmente il voto rispetto alla controparte PC, recensita su queste pagine lo scorso anno. Non c’era alcuna fretta di uscire e non capiamo i motivi di una tale trasandatezza del codice per console, e i nostri lettori devono anche tenere presente che la prova è avvenuta sulla più potente console attualmente su mercato, ovvero Xbox One X – e che, quindi, su PS4 e Xbox One base la situazione sia verosimilmente peggiore. La speranza è che, con un sostanzioso supporto post lancio, il gioco raggiunga gli standard della versione per personal computer, che rimane al momento da preferire nettamente rispetto a quelle per le macchine Sony e Microsoft.

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