I migliori giochi sul Giappone feudale

I migliori giochi a tema Giappone feudale, ripercorsi approfittando dell’arrivo di Ghost of Tsushima

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a cura di Adriano Di Medio

Redattore

Quando si parla di storia orientale, il feudalesimo giapponese (ufficialmente noto come Epoca Sengoku, ovvero degli stati belligeranti) è forse il periodo più sfruttato, nonché quello più famoso. In poco più di un secolo infatti il Giappone ha visto l’avvicendarsi di un enorme numero di personalità carismatiche, tanto politiche quanto militari, che hanno affascinato prima il loro paese di origine e in epoca moderna il mondo intero. Un’immagine così incisiva che tuttora quando si pensa al Giappone antico la prima immagine che viene fuori è proprio quella del samurai. Vicinissimi alla distribuzione di Ghost of Tsushima (recensito dal nostro Domenico, ma che potete anche acquistare con uno sconto imperdibile), il fascino per questa epoca è tornato vorace ad abbracciare i nostri cuori da videogiocatori, facendoci ricordare che il Giappone Feudale è prima di tutto una grande occasione per mischiare storia e romanzo, fantasy e realismo, onore e sotterfugio. Con alle volte anche inaspettati valori didattici, in quanto permettono di incuriosire e insegnare un po’ di storia reale, rendendola appetibile anche al pubblico occidentale. Pertanto ne abbiamo approfittato per stilare un piccolo elenco dei migliori videogiochi più recenti a tema Giappone feudale.

I migliori giochi sul Giappone Feudale

Sekiro: Shadows Die Twice, il viaggio dello shinobi

Cominciamo con quello che potremmo quasi considerare il “rivale morale” di Ghost of Tsushima, ovvero Sekiro: Shadows Die Twice. Uscito nel 2019, l’ultima opera di FromSoftware e del suo presidente e regista Hidetaka Miyazaki ha dimostrato quanto ogni volta questi sviluppatori sappiano reinventarsi. Ambientato in una versione più fantasy del Feudalesimo Giapponese, il giocatore deve interpretare lo shinobi Lupo lanciatosi al salvataggio del suo signore, l’Erede Divino Kuro. Per farlo impiegherà ogni mezzo a sua disposizione, dalle facoltà paranormali fino all’abilità del giocatore stesso. Incredibilmente affascinante, punitivo ma allo stesso capace di spingere all’auto-miglioramento come pochi altri videogiochi, Sekiro è sicuramente uno dei migliori videogiochi ambientati nell’epoca degli Stati Combattenti.

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Onimusha: Warlords, la crociata del samurai

Andiamo avanti con qualcosa che a molti sembrerà quasi di sapore antologico, ma che in realtà è ala base di buona parte della videoludica attuale a tema Giappone feudale: Onimusha: Warlords. La storia racconta del samurai Samanosuke Akechi e della sua crociata contro un Oda Nobunaga vendutosi alle forze demoniache pur di portare a termine il suo progetto di unificazione del Giappone. Originariamente nata su PlayStation 2 ma come opera derivata di Resident Evil, fu tra le prime produzioni veramente cinematografiche di Capcom, che per l’occasione ingaggiò l’attore Takeshi Kaneshiro per voce e fattezze al protagonista. La lotta di Samanosuke si sarebbe poi trasformata in trilogia, e malgrado ai tempi avesse goduto di non poca popolarità, non è riuscita ad andare oltre la sesta generazione. Il primo capitolo ha comunque ricevuto una riedizione in anni recenti su corrente generazione, che è stata anche occasione per riprogettare in parte un sistema di controllo che il pubblico di oggi avrebbe trovato fin troppo ostico. Un videogioco sicuramente da riscoprire, oltre che dimostrazione di quanta inventiva vi fosse in Capcom.

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NiOh, il re benevolo

La successiva posizione di questa lista è occupata da un videogioco che, ai tempi, fu decisamente inaspettato: NiOh. Realizzato dal Team Ninja e al centro di uno sviluppo molto travagliato, tanto da aver travalicato più generazioni e su cui non mancano neanche le leggende metropolitane (tra cui quella che sia partito da una sceneggiatura non finita di Akira Kurosawa), NiOh sfrutta l’ambientazione feudale per impiantarvi una struttura da Soulslike, ovvero un gioco di ruolo d’azione con una forte enfasi sui combattimenti. Il gioco narra dell’epopea del marinaio irlandese William Adams, che dalla Torre di Londra del 1600 si ritroverà in Giappone per ostacolare un terribile piano che ruota intorno alla misteriosa Amrita, minerale abbondantemente presente in Giappone. Nonostante le premesse e le difficoltà, alla sua uscita nel 2017 NiOh si è rivelato un bello e meritato successo, tanto da essere incluso nella collana PlayStation Hits, che è quella che vi proponiamo qui.

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NiOh 2, il ritorno-prequel

La posizione successiva di questa lista è in perfetta continuità con la precedente. Approfittando dell’inaspettato successo del primo capitolo, Team Ninja si è subito messa al lavoro per dare un sequel al suo pargolo. Cronologicamente ambientato un secolo prima dell’originale e con un personaggio finalmente personalizzabile, NiOh 2 si è rivelato un prodotto affascinante soprattutto per quanto concerne il grande arricchimento del suo gameplay, di nuovo alla ricerca di un raffinamento e di un bilanciamento che potesse coinvolgere sia nuove possibilità di combattimento che l’esigenza di rendere la sfida interessante con un’aggiunta più insistita degli elementi più spiccatamente fantasy. Il gioco ha saputo convincere il nostro Domenico, pure al netto di qualche difettuccio, e rimane consigliatissimo per tutti gli appassionati di Giappone e del genere action.

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Okami, il sogno mitologico

Terzultima posizione (si fa per dire) per un videogioco che magari non è tecnicamente ambientato nel periodo Sengoku, ma che si merita menzione per la sua bravura nel portare su schermo l’iconicità del Giappone stesso: Okami. Nato originariamente su PlayStation 2 e poi convertito anche su corrente generazione, il gioco di Hideki Kamiya è letteralmente un dipinto in movimento, un racconto mitologico della dea Amaterasu che, reincarnatasi nella forma di lupo bianco, affronterà e scaccerà il terribile demone Orochi dalle lande di Nippon. Il gioco ancora adesso rimane una perla rara, con i suoi riferimenti alla mitologia e al folklore giapponese, una struttura alla The Legend of Zelda e meccaniche ancora adesso originalissime nonostante l’età. Il nostro consiglio è di dargli una possibilità, vi assicuriamo che non ve ne pentirete.

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Total War: SHOGUN 2, l’arte della guerra

Discostiamoci per un momento dai generi action e adventure per quello che ormai è un classico degli strategici: uscito nel 2011, Total War SHOGUN 2 è forse uno dei migliori strategici ambientati nell’epoca degli Stati Combattenti. Adottata la tipica divisione di tutti i Total War, ovvero una mappa strategica gestita a turni ma con le battaglie in tempo reale, ancora dopo quasi dieci anni riesce a trasmettere un senso di grandezza che davvero poche altre volte si è visto. Il gioco permette di controllare tutti i clan principali dell’epoca che va dal 1545 al 1600 e di guidarli alla conquista del Giappone, tanto attraverso la diplomazia quanto attraverso la guerra. Nel corso degli anni SHOGUN 2 ha ricevuto anche due contenuti aggiuntivi che raccontavano l’ascesa e la caduta della figura del samurai; quella che vi proponiamo qui è l’edizione completa di tutti i contenuti aggiuntivi. Un videogioco grandioso e anche dal grande valore didattico, dalla presenza di battaglie storiche a una vera e propria enciclopedia interna che ne spiega il contesto in ogni minimo dettaglio.

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Samurai Warriors 4, il freak

Concludiamo questa classifica con un videogioco che molti, probabilmente, non si aspetteranno: il mosou Samurai Warriors 4. L’esordio su PlayStation 4 della seconda serie di punta della Koei ha infatti raggiunto vette notevoli per il suo genere, dall’enorme quantità di personaggi selezionabili alla gigantesca mole di contenuti, che riuscivano a far passare in secondo piano il fatto che il gameplay non fosse né particolarmente tecnico né tantomeno impegnativo. Il gioco infatti vive soprattutto di un corposo Story Mode, dove l’unificazione del Giappone è divisa in diverse campagne che poi andranno a convergere in quella finale, per una vicenda storica raccontata in maniera romanticizzata eppure fedelissima. A questo viene acclusa una grande campagna di conquista, dove creare il proprio personaggio in ogni dettaglio e farlo partire alla conquista del Giappone. In questo caso potete recuperare l’espansione (giocabile anche da sola) Samurai Warriors 4-II, che aggiunge ulteriori storie e personaggi. Oltre alla facoltà di controllare due personaggi e intercambiarli in qualunque momento durante la battaglia, Samurai Warriors è anche uno dei pochi videogiochi del suo genere che ancora propone di giocare in cooperativa locale con un amico, esperienza davvero da riscoprire specialmente in quest’epoca. E allo stesso modo, l’invito che possiamo darvi è di passare sopra ai pregiudizi.

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Menzioni onorevoli: il Giappone degli outsider

Pur se il panorama di videogiochi ambientati nel Giappone feudale sull’attuale generazione è tutt’altro che povero, c’è anche da dire che è nella sesta generazione (quella di PlayStation 2 e della prima Xbox) che quest’epoca storica ha avuto il suo momento d’oro. Molti dei creativi di quel tempo, specialmente giapponesi, vedevano quel frangente del passato come un ottimo terreno per sperimentare anche in generi diversi dall’action e dall’adventure. Pure se chiaramente non si trattò di esperimenti sempre oggettivamente riusciti, vale la pena riportarli come testimonianza di quanta voglia di fare vi fosse in quegli anni, oltre che per ricordarvi che appunto c’è anche un margine di soggettività sul fatto che un dato videogioco piaccia o meno.

Ecco quindi che Koei a inizio anni Duemila sviluppò la trilogia di strategici da console Kessen (il primo, con le sue scene di massa, accompagnò persino il lancio della PlayStation 2), mentre la Acquire ha a lungo portato avanti Way of the Samurai, una quadrilogia (i primi due su PlayStation 2, i restanti su PlayStation 3) fondata sull’estrema rigiocabilità dove interpretare un samurai e scoprire tutte le diramazioni e finali possibili all’interno di contesti sempre diversi. Il buon successo del franchise permise anche lo sviluppo dell’opera derivata Shinobido – Way of the Ninja (2005) dedicato ai guerrieri ombra più famosi del mondo e il cui secondo capitolo ha tentato la strada di PlayStation Vita.

A cavallo tra sesta e settima generazione vi sono poi i due Genji (Genji e Genji Days of the Blade), che raccontano in chiave fantasy l’arcinota leggenda di Yoshitsune Minamoto e del monaco guerriero Benkei, suo fedele amico. Lasciando perdere un po’ tanto le leggende quanto i samurai, vi è poi la saga di Tenchu, che dopo essere iniziata sulla prima PlayStation è stata portata avanti anche da FromSoftware, che l’ha fatta divenire una sorta di “nonno” di Sekiro (quello che poi è diventato Sekiro in origine era un nuovo capitolo di Tenchu). Rimanendo su PlayStation 2, è da segnalare anche i due videogiochi sperimentali Kengo: Master of Bushido e Sword of the Samurai, in cui si tentava appunto di impostare un combattimento all’arma bianca che fosse per i tempi il più realistico possibile. Infine, impossibile non concludere citando Samurai Showdown, la celeberrima saga di videogiochi di combattimento che dal 1993 spopola tra gli appassionati: l’esordio è come videogioco da sala, ma il suo ultimo episodio è uscito su corrente generazione nel 2019 (qui trovate la versione per Nintendo Switch a un prezzo davvero conveniente).