Kojima: chissà cosa penserete di Death Stranding tra cinque anni...

Sulle pagine di The New York Times, il game director commenta l'ampia forbice delle recensioni avute da Death Stranding

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

Vi abbiamo parlato abbondantemente, lo scorso mese di novembre, del curioso caso che ha animato Death Stranding, un videogioco che vuole parlare di rimanere uniti che ha creato delle divisioni, a tratti surreali e vagamente imbarazzanti, come raramente se ne vedono, quando si parla di intrattenimento. Il primo gioco della nuova Kojima Productions, con il suo peculiare sistema di gioco incentrato sullo scenario come vero nemico, si è rivelato capace di ottenere valutazioni che sono andate serenamente dal 3,5 al 10, mettendo ulteriormente in evidenza quel bianco o nero di cui vi parlammo fin dai tempi della nostra video recensione.

A far seguito alle divisioni della critica furono anche le divisioni del pubblico, con improperi da un lato all’altro, nell’arena del review boming su Metacritic, in cui si faceva a cazzotti a colpi di 10 e 0. In merito a una certa freddezza che aveva osservato soprattutto nei media statunitensi (ne ricordiamo alcuni affermare di aver provato a farsi spiegare il gioco dai colleghi, ma di essersi addormentati prima che avessero finito, ndr), Kojima riferì che fosse naturale, considerando la normale predilezione del pubblico americano per i giochi più incentrati sull’azione.

Un’opinione che il game director ha confermato di recente, intervistato sulle pagine di The New York Times.

Death Stranding e il pubblico americano

Secondo il game director, il problema di molti recensori statunitensi era legato proprio all’approccio scelto per Death Stranding, che riduce le fasi d’azione al minimo indispensabile e affida il climax risolutivo dei suoi conflitti a qualcosa di completamente diverso, rispetto alle tradizionali boss fight videoludiche.

«In America sono abituati agli sparatutto, quindi questo gioco è difficile da mandare giù» ha spiegato l’autore giapponese ai microfoni del Times. «E va bene così: tutti possono valutare quello che vogliono. In tre o cinque anni, vedremo cosa ne diranno le persone.»

Secondo il game designer, insomma, con il passare del tempo – un po’ come fu per una certa fetta di pubblico con Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty – magari anche altri critici e giocatori troveranno qualcosa per loro, in Death Stranding. Per il momento, però, Kojima si limita a far notare che tutti possono valutare quello che vogliono come meglio credono – semplicemente.

Death Stranding è disponibile su PS4 e arriverà il 2 giugno su PC – dove conterà sulla modalità foto e sul supporto agli schermi ultra-wide.

Fonte: The New York Times