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Kingdoms of Amalur Re-Reckoning | Video Recensione – Il ritorno dell’anti-Skyrim

THQ Nordic ci riporta a Faelandia con Kingdoms of Amalur Re-Reckoning, remastered potenziata del videogioco che nel 2012 lanciò la sfida a The Elder Scrolls.

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a cura di Adriano Di Medio

Redattore

Informazioni sul prodotto

Immagine di Kingdoms Of Amalur: Re-Reckoning
Kingdoms Of Amalur: Re-Reckoning
  • Sviluppatore: Kaiko
  • Produttore: THQ Nordic
  • Piattaforme: PC , PS4 , XONE
  • Generi: Azione , Avventura
  • Data di uscita: 11 agosto 2020

Nel 2012 l’industria videoludica era molto diversa da oggi. Dopo cinque anni passati a fare i conti con il passaggio all’alta definizione e a una potenza di calcolo prima inimmaginabile, stava per chiudersi una generazione dove erano cominciati a circolare capitali e creatività paragonabili a quelli del cinema.

Se la sesta generazione era stata la sperimentazione e la scoperta dell’emotività, la settima sarebbe stata l’età delle sfide. E come tale nacque, nel 2012, Kingdoms of Amalur Reckoning: un videogioco di ruolo ad ambientazione aperta la cui ambizione è stata pari solo alla sua sfortuna, tradottasi in un fallimento commerciale e nella chiusura del suo studio. THQ Nordic ne ha però recuperato i diritti e, in direzione ostinata e contraria, nel 2020 pubblica questo Kingdoms of Amalur Re-Reckoning, una remastered che arriva in una generazione ormai al tramonto per farci riscoprire una sfida dimenticata.

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Il dream-team conta, ma non è tutto

Le origini produttive di Kingdoms of Amalur Reckoning sono piuttosto note. Il videogioco di ruolo d’esordio dei 38 Studios, sviluppatori fondati dall’ex giocatore di baseball Curt Schilling, aiutato dai veterani dell’industria di Big Huge Games e supportato come editore da Electronic Arts, ha lanciato la sfida a The Elder Scrolls V: Skyrim chiamando a raccolta personalità famosissime dentro e fuori dall’industria.

Un dream-team composto tra gli altri da Ken Rolston e Mark Nelson (designer provenienti proprio dai TES, tra Morrowind e Oblivion), dal fumettista Todd McFarlane (creatore di Spawn e di Venom) fino allo scrittore R. A. Salvatore, penna dei Forgotten Realms di D&D e creatore di Drizzt Do’Urden, l’elfo scuro più famoso del mondo.

Quella di divenire la vera, seria alternativa a Skyrim era una sfida che sarebbe stata difficilissima anche per dei veterani dell’industria. Per uno studio esordiente, pur se ben diretto e animato da tutta l’ambizione del mondo, era qualcosa ai limiti dell’impossibile. E anche dopo tutto questo tempo, è palese come questa sia una sfida che Kingdoms of Amalur Re-Reckoning non può vincere. Ma probabilmente l’errore sta tutto qui, nel suo paragonarsi a qualcosa di troppo più grande e troppo diverso. Perché Kingdoms of Amalur Re-Reckoning, oggi come ieri, è un videogioco di tutto rispetto.

Kingdoms of Amalur Re-Reckoning: il fato che libera dal fato

La storia di Kingdoms of Amalur Re-Reckoning si ambienta a Faelandia, grande regno popolato da umani e umanoidi e comprendente la razza dei semi-immortali Fae. Da tempo è in corso una guerra scatenata dai Fae corrotti Tuatha Deohn, che porterà alla distruzione del regno e alla morte dei suoi abitanti. Tale ineludibile destino viene spezzato dal Senzafato, cioè il nostro personaggio: morto misteriosamente, viene riportato in vita dallo gnomo Fomorous Hugues. Costui ha costruito il rivoluzionario Pozzo delle anime, risultandone come l’unico esperimento andato a buon fine. Al netto della perdita del Pozzo a causa dei Deohn, qualcuno senza destino è proprio ciò che serve a Faelandia per cambiare l’infausto esito della guerra in corso.

Non andiamo oltre nella trama per due ragioni: la prima è che appunto non vogliamo anticipare niente ai molti che, ai tempi, non hanno avuto modo o volontà di avventurarcisi. La seconda è che, a fronte di una premessa un po’ ovvia e che sa quasi di “quarta parete” (un mondo di predestinati esiste solo in funzione di chi non lo è), la trama principale di Kingdoms of Amalur Re-Reckoning impone non banali spunti di riflessione su destino, libero arbitrio e possibilità.

Ancora adesso l’impostazione “di massa” di certe sequenze rimane molto piacevole, evidenziando come il genere avesse cominciato a inseguire un’impronta cinematografica sdoganata pochi anni prima dal primo Dragon Age. In ogni caso qui non aspettatevi finali variabili o dialoghi complicati: tutto risulterà molto leggibile e le risposte quasi sempre binarie. L’invito quindi è godervi il gioco come se fosse un bel romanzo, anche alla luce di chi l'ha sceneggiato.

Bastano infatti pochi minuti di gioco per capire come il retroterra narrativo e contestuale del gioco sia molto ben fatto, con anche la volontà di “staccarsi” dall’impiego di razze ormai inflazionate per approfondire di più i riferimenti folkloristici. Il nome fae per esempio viene dal folklore irlandese, dove è una variazione delle moderne fate (fairy) abitanti di Tír na nÓg, la terra della giovinezza eterna. Una scelta coraggiosa e che rende l’approccio più complesso della media, ma che apre a molte possibilità e ad avventure sempre nuove, grandi e piccole che siano.

Da brava remastered, Kingdoms of Amalur Re-Reckoning contiene anche i due contenuti scaricabili La Leggenda di Kel il Morto e i Denti di Naros. Entrambe saranno accessibili da subito (seppur con un livello consigliato) e messe nell’elenco delle quest principali. I Denti di Naros, in particolare, è una massiccia espansione che aggiunge sia una regione che la razza inedita dei Kollossae, ispirata alla civiltà greca. In quest’ultimo caso il nostro Senzafato si ritroverà a ricoprire il ruolo di Inviato degli Dèi, avendo a che fare con l’ennesima antica profezia.

Una spremuta di stili e via verso la gloria

Da un punto di vista di enunciazione e azione, Kingdoms of Amalur Re-Reckoning è un ibrido. Formalmente rimane un videogioco di ruolo ad ambientazione aperta, ma fin da subito si contamina con un’anima spiccatamente action e molto eclettica. Il nostro Senzafato ha infatti due tasti d’attacco, uno per l’arma primaria e l’altro per la secondaria. Il sistema di combattimento è alla base un uno contro molti, e le combinazioni eseguibili sono basate sul ritardo degli input (come in Devil May Cry 3 e Darksiders II).

In Amalur quando si combatte lo si fa con stile, approfittando della schivata e, una volta riempita l’apposita barra, si va in Modalità Giudizio. Quest’ultima rallenta i movimenti dei nemici, che potranno essere eliminati con una coreografica mossa finale che ci garantirà un bonus di punti esperienza.

La varietà in questo senso viene cercata negli equipaggiamenti, e ancora oggi Amalur sotto questo punto di vista vince la propria scommessa. Gli equipaggiamenti sono tanti e variegati; dalle armi più classiche come spade, martelli, archi e bastoni magici si passa a varianti più esotiche come i chakram e le lame gemelle fae. Ciascuna categoria ha mosse e abilità passive distribuite nei tre rami dello sviluppo (Magia, Forza e Destrezza) e le caratteristiche del personaggio ottengono ulteriori bonus dalla scelta del Destino. Questo è simbolicamente rappresentato tramite una serie di “carte dei tarocchi”, ciascuna delle quali selezionabile solo una volta spesi abbastanza punti in uno o più rami delle abilità.

Pure se molti giocatori preferiranno adottare la via del guerriero senza troppi fronzoli, Kingdoms of Amalur Re-Reckoning nasconde anche altre velleità. Le lame fae fanno infatti da corredo a un apposito tasto per la modalità furtiva, ed è ugualmente possibile specializzarsi nell’alchimia, nello scassinamento e nel disincantare i forzieri. C’è anche la possibilità di compiere crimini attivando la “modalità aggressiva” con la croce digitale, ma non si tratta di qualcosa di incentivato dal sistema in quanto la prigione decurta i punti esperienza. L’unica cosa su cui bisogna fare un po’ attenzione è il denaro, in quanto basterà salire anche di pochi livelli per far schizzare i prezzi alle stelle.

Dritto dal 2012, agitato e non mescolato

Al di là dei meritati complimenti, è arrivato il momento di parlare anche del rovescio della medaglia. Anche con le modifiche al design e una calibrazione più oculata, Kingdoms of Amalur Re-Reckoning rimane ancora un figlio del suo tempo. La personalizzazione estetica è limitata alla combinazione di visi, acconciature e tatuaggi, questi ultimi due tra l’altro modificabili una volta acquisita un’abitazione. Il fatto che il nostro personaggio non parli mai era qualcosa di comune nel 2012, ma oggi rende i dialoghi un po’ troppo “freddi” e più simili al monologo.

La stessa struttura generale del gioco, tanto ibrida quanto tradizionalista, è un po’ vittima della sua stessa accessibilità. La specializzazione dei tre rami spesso si appiattisce anche per via di effetti collaterali banali: la mancanza di peso variabile porta all’uso intensivo della schivata, cosa che toglie molta utilità alla parata e ai suoi relativi equipaggiamenti e abilità.

Questo porta a molte abilità e incantesimi acquisiti solamente per sbloccare le abilità successive e mai veramente utilizzati. Spesso, infatti, basta una gestione oculata di attacchi e pozioni di cura per avere la meglio un po’ su tutti, perlomeno a livello normale. C’è qualche picco contro certi boss, ma comunque vi porterà via solo qualche tentativo utile per imparare a leggerne i cicli di attacco.

L’esplorazione e la personalizzazione risultano molto più contenute e lontane tanto dall’apertura di Skyrim quanto dai suoi contemporanei. Basta quindi poco per rendersi conto che le ambientazioni aperte di Kingdoms of Amalur Re-Reckoning assomiglino più a enormi “stanzoni” con nemici intervallati da grotte che fungono da corridoi di raccordo e collegamento, piuttosto che a un orizzonte esplorabile fino all’ultimo millimetro.

Ugualmente non mancano le forzature strutturali: dato che i percorsi sono sostanzialmente lineari, non è raro vedere il personaggio bloccato da qualche muro invisibile o che si ferma di fronte a piccole pendenze che dovrebbe essere tranquillamente in grado di saltare. Parliamo di piccolezze, ma che in qualche modo spezzano l’ottimo lavoro di atmosfera operato in Kingdoms of Amalur Re-Reckoning per ricordarci che siamo “dentro a una scenografia”.

L’ottava generazione ti fa bene, Faelandia

Passati la creazione del personaggio e il tutorial, il mondo di Faelandia si aprirà al nostro Senzafato nella sua totalità. E proprio da qui capiremo il primo dei due punti di forza di questo mondo virtuale: non avere praticamente mai un momento morto. Una caratteristica così forte e ben fatta da far passare sopra anche ai trucchi scenografici di cui sopra, persi come si è nella costellazione di missioni grandi, piccole e libere che gli sviluppatori sono stati in grado di inserire in Kingdoms of Amalur Re-Reckoning.

Si passa con sapienza e leggerezza dal decidere il destino di Faelandia allo spezzare maledizioni e recuperare oggetti smarriti, dalla caccia ai banditi alla raccolta di ingredienti nelle zone selvagge. Ci si può avventurare nei dungeon e perdere ore alla ricerca dell’equipaggiamento migliore, così come si può semplicemente camminare per scoprire tutta la mappa una città alla volta.

È qui che intervengono le modifiche più evidenti apportate a questa remastered. Oltre all’aggiunta di un nuovo livello di difficoltà e a una ricalibrazione dei punti esperienza elargiti alla sconfitta dei nemici, a essere stata rivista è la calibrazione delle zone. Ora infatti non sono più legate al livello in cui vi si entra la prima volta, bensì la potenza dei nemici viene ricalcolata ogni volta. È stata rimaneggiata anche la generazione casuale del bottino, in modo da far raccogliere al giocatore equipaggiamenti il più possibile in linea con la sua specializzazione.

L’altro deciso miglioramento di Kingdoms of Amalur Re-Reckoning è una maggiore stabilità soprattutto visiva. Intendiamoci, a livello brutalmente poligonale non ci sono cambiamenti, ma anche su PlayStation 4 standard finalmente Faelandia può esprimersi in tutto il suo splendore.

L’orizzonte poco dettagliato è solo un brutto ricordo, e il passaggio a un pieno 1080p rende evidente il miglioramento del dettaglio sulla vegetazione e sulle architetture, con anche qualche boss gigante che non guasta mai. Il mondo di Amalur è fatto di colori sgargianti e architetture grandiose, uno stile da vendere pure se molti lo giudicheranno come troppo fumettistico.

E costoro potrebbero anche aver ragione, visto che Kingdoms of Amalur Re-Reckoning esteticamente assomiglia a una fusione-clone tra Fable e World of Warcraft. In realtà questo “pregiudizio” potrebbe essere semplicemente il fatto che nel 2012 lo stile cartoonesco era comune e accettato nel fantasy videoludico, mentre adesso appare come fuori tempo massimo. In questo caso l’invito è quello di non trasformare l’impressione in pregiudizio. Questo videogioco mirava e mira tuttora al fantasy più genuino, che sa un po’ di “anni Ottanta” ma sa parlare dritto e bene a quella sete di avventura e fantasia che c’è in ogni appassionato.

Kingdoms of Amalur Re-Reckoning e i poligoni ribelli

Il gioco nasconde quindi moltissime cose da fare, missioni da intraprendere, equipaggiamenti da raccogliere e segreti da scoprire, e la sua mancanza di tempi morti garantisce decine e decine di ore da trascorrere a Faelandia. Quindi dispiace moltissimo constatare il fatto che, ottimizzazione visiva a parte, Kingdoms of Amalur Re-Reckoning non sia riuscito a correggere la poca raffinazione tecnica dell’originale.

Sono infatti rimasti lapsus estemporanei come i mancati allineamenti dei personaggi durante i dialoghi, ma soprattutto vi sono molti glitch. Poligoni visibili, effetti di luce confusionari, apparizione in ritardo di modelli, compenetrazioni e telecamera che si incastra nei nemici e nelle scenografie sono infatti gli errori più comuni.

Ma diventano errori folkoristici quando si scopre che comunque gli sviluppatori non sono riusciti ad aggiustare l’unico grosso difetto oggettivo del gioco, ovvero i caricamenti. Questi rimangono ancora troppo frequenti e soprattutto troppo lunghi, cose ormai un po’ ingiustificabili considerando che parliamo di una remaster su un sistema nettamente più performante di PS3 e Xbox 360. Solo i menu, pur rimasti ancorati alla loro epoca, sono sensibilmente più reattivi e piacevoli da navigare.

A riguardo dei difetti tecnici, però, c’è da segnalare una certa consapevolezza nonché onestà intellettuale da parte degli sviluppatori. Tanto che ci hanno segnalato che su PS4 il gioco avrebbe potuto soffrire di un bug in cui non si sarebbe visualizzata la cutscene immediatamente successiva alla creazione del personaggio. Durante la nostra prova tale bug non si è verificato, ma gli sviluppatori assicurano che tale errore dovrebbe essere stato corretto dalla patch day-one.

Al momento in cui scriviamo è uscito un piccolo aggiornamento grande poco meno di 200 MB, che aggiunge alcune opzioni estetiche come il poter regolare le dimensioni dell'interfaccia. Rigiocando una delle sequenze più afflitte da glitch, abbiamo constatato che gli errori visivi più evidenti sono stati corretti, ma comunque non rimossi del tutto.

Kingdoms of Amalur Re-Reckoning ancora soffre di freeze temporanei e qualche crash quando si utilizza il viaggio rapido. Abbiamo notato che quest'ultimo si verifica di più se ci si sposta tra punti della mappa molto distanti tra loro. Alla luce di tutto ciò, vi suggeriamo in ogni caso di scaricare e installare tutti gli aggiornamenti disponibili prima di effettuare anche solo il primo avvio in assoluto.

Il tutto, comunque, dovrebbe testimoniare che Kingdoms of Amalur Re-Reckoning continuerà a essere supportato anche dopo la distribuzione. Se sarà davvero così, sarà qualcosa non di poco conto, visto che parliamo di una remastered – oltretutto pubblicata a fine generazione.

Se siete dei possessori di PC, potete trovare Kingdoms of Amalur Re-Reckoning in un'esclusiva edizione fisica solo per i clienti Amazon. E qualora vogliate fare un raffronto diretto, c'è anche la versione per la precedente generazione!

Voto Recensione di Kingdoms Of Amalur: Re-Reckoning - Recensione


7.9

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Un action RPG esteso e senza momenti morti

  • Modifiche al design e un nuovo livello di difficoltà…

  • Stile da vendere, dalle meccaniche all’estetica

Contro

  • Rimasta la poca raffinazione tecnica, non solo sui caricamenti

  • … Ma pochi cambiamenti a livello di grafica e struttura

  • Per molti, sarà solo l’ennesimo pastiche

Commento

Kingdoms of Amalur Re-Reckoning è uno di quei rari casi in cui una remastered ha senso anche al di fuori della pura componente commerciale. Anche al netto di una tecnica ben lontana dalla perfezione (tanto che pare un brutto cocktail tra fretta e inesperienza), il gioco di THQ Nordic rimane un prodotto ai tempi fin troppo sottovalutato. Andando oltre gli inevitabili segnali di vecchiaia come una struttura un po’ troppo rigida e un livello di personalizzazione tutt’altro che eccelso, questa remastered è in grado di riportare al pubblico di oggi un mondo virtuale dal background ben costruito e dalle scenografie estese e genuine, che si esaltano in colori luccicanti. Uno stile da vendere, semplice ma sul pezzo tanto nell’estetica quanto nel giocato, un punto di incontro tra l’azione con stile e la crescita eclettica del personaggio. Al netto di tutti i suoi difetti, vi consigliamo davvero di dargli un’occhiata.