Immagine di King of Seas | Recensione - Un dolce naufragar… fin troppo
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King of Seas | Recensione - Un dolce naufragar… fin troppo

Sviluppato da 3d Clouds, King of Seas mescola meccaniche action da RPG in un mondo popolato da pirati, ma senza troppa fantasia

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a cura di Daniele Spelta

Redattore

Informazioni sul prodotto

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King of Seas
  • Sviluppatore: 3DClouds
  • Piattaforme: PC , PS4 , XONE , SWITCH
  • Generi: Avventura , Gioco di Ruolo
  • Data di uscita: Autunno 2020

La mia nuova vita da pirata doveva essere una costante iniezione di adrenalina, una navigazione senza sosta per i sette mari alla ricerca di bottini, atolli caraibici e l’immancabile rum, ma King of Seas mi ha mentito e la promessa di un’avventura con la spada sguainata si è tramutata più che altro in una lenta crociera per la terza età.

Sviluppato da 3DClouds, il titolo strizza l’occhiolino ad altre opere dedicate ai celebri bucanieri - come Sea of Thieves o Pirates! giusto per fare degli esempi - ed unisce combattimenti tra vascelli ed esplorazione a cavallo delle onde, il tutto condito da una forte impronta ruolistica e con un pizzico di componente gestionale e strategica, con merci da vendere e comprare fra i vari mercati per rimpinguare le casse.

Una festa di compleanno da dimenticare

King of Seas vive in una grigia comfort zone senza troppi spunti, non ha nulla di drammaticamente sballato, ma fatica a regalare qualche sussulto e pecca soprattutto di fantasia, con un sapore insipido che emerge già a partire dalla stessa componente narrativa. Tra libri, film e serie TV, tutti ricordiamo con affetto almeno una storia di un qualche barbuto uomo con una benda sull’occhio e con una gamba di legno, ma questo elenco non si allargherà grazie a quanto raccontato da King of Seas.

Le vicende ruotano attorno al figlio - o alla figlia, a voi la scelta - del re in persona. Durante una semplice missione compiuta per festeggiare la maggiore età, il giovane viene condannato ingiustamente per l’omicidio del padre e da qui ha inizio la sua storia di riscatto, alla ricerca degli indizi che possano far emergere la verità e condannare così i reali colpevoli. Questa cospirazione di corte, con ammiragli arrivisti e un pizzico di voodoo, ha però l’aria di un mero pretesto per accumulare una dopo l’altra una serie di missioni tutt’altro che indimenticabili.

Su e giù per i sette mari

Che si tratti della main quest o degli incarichi secondari raccolti nelle taverne sparse sulle varie isole, i compiti ricadono sempre nelle stesse categorie, una routine fatta di consegne di botti di rum ad un cartografo, di assalti ad un forte nemico, conquiste di interi porti, di catture di una nave di sua maestà o di fare da scorta ad un importante vascello.

Il mondo di gioco pecca inoltre di caratterizzazione ed è popolato da tre sole fazioni: la Royal Navy, ovviamente i pirati ed infine i Mercanti, questi ultimi in genere neutrali ma che possono essere attaccati in alto mare senza troppe ricadute sui rapporti diplomatici. Inoltre, essendo King of Seas un titolo prettamente single player, è impossibile attingere a quella narrativa emergente che tanto abbiamo lodato in Sea of Thieves e che ha messo più di una pezza al lancio dell’opera di Rare.

Farming marittimo

King of Seas non fa della varietà delle missioni uno dei suoi punti di forza e cerca di mascherare questa ripetitività indossando gli abiti di uno di quei looter game moderni. Ad inizio viaggio si dispone solo di un rapido brigantino, una nave agile e scattante, ma con uno scafo modesto e con una potenza di fuoco limitata. Mano a mano che si esplora la mappa, la stiva inizia a riempirsi di materiali da scambiare sul mercato, di kit per riparare l’imbarcazione e di tutta una serie di elementi con cui migliorare il vascello. Nuovi cannoni scintillanti, palle fantasma, ciurme più agguerrite o vele più resistenti, tutti classificati con i canonici colori utili a distinguere i vari bottini per la loro rarità, senza dimenticare poi i nuovi modelli di nave da comprare dal carpentiere del covo dei pirati.

Come spesso accade, questa abbondanza ha però l’effetto opposto e produce quella spasmodica ricerca della migliore combinazione, un dentro e fuori dai menù solo per avere letteralmente dieci punti vita in più per lo scafo o una potenza di fuoco aumentata di un paio di decimali. Le uniche note positive provengono da alcune abilità speciali davvero diverse tra di loro, utili per aggiungere ad esempio un lanciafiamme alla prua, dai razzi propulsori alla poppa o altri ammennicoli in grado di ribaltare le sorti durante un combattimento.

I bottini spuntano come funghi lungo un mare rinnovato in modo procedurale, una sequela infinita di navi affondate da depredare o tesori da recuperare sotto la sabbia, a cui si uniscono poi le ricompense ottenute in seguito ad una missione andata a buon fine, che spesso forniscono gli unici equipaggiamenti significativi.

Pimp my boat

La progressione in King of Seas non è dettata solo dagli oggetti recuperati ma anche da un albero delle abilità diviso in tre rami, da sbloccare in puro stile RPG. Anche in questo ambito il team di sviluppo ha però preferito attenersi a schemi già visti e i punti esperienza e la crescita di livello ricadono in quel tradizionalismo che ogni tanto andrebbe anche superato.

Inoltre, a suo modo, anche l’albero delle abilità soffre dello stesso difetto di abbondanza degli equipaggiabili, visto che si cresce di livello con eccessiva rapidità, si distribuiscono i punti su migliorie che faticano ad emergere e la rapida progressione rende immediatamente obsoleta ad esempio un’arma appena ottenuta.

Combattimenti all'ultimo cannone

Una lista di missioni non proprio entusiasmanti, una storia che fatica a lasciare il segno e un sistema di looting ricco ma diluito in una abbondanza che sfocia nel puro farming. Per fortuna, il collante che tiene unite tutte queste componenti riesce in parte a riscattare King of Seas, che può contare su un sistema di combattimento tradizionale ma molto efficace. Avventurarsi per quei colorati mari equivale ad esplorare palmo dopo palmo nuovi orizzonti, da puntellare con le nuove mappe comprate dai vari cartografi - in realtà è sempre lo stesso, che vive con una improbabile ubiquità su tutti i fari - in un universo generato proceduralmente capace di regalare sempre qualche sorpresa, soprattutto per quel che riguarda dei combattimenti decisi all’ultima virata.

Guidare la propria nave è un esercizio tanto semplice quanto divertente - se giocate con un joypad, vi sconsigliamo calorosamente di testare la vostra pazienza con mouse e tastiera - fatto di vele issati ed ammainate, varie tipologie di colpi e le già citate abilità speciali. In questo insieme trova spazio anche un pizzico di strategia.

Tutte le navi sono infatti divise in varie sezioni - scafo, vele, equipaggio - ciascuna dotata dei propri punti vita e che possono esser attaccate singolarmente. Ad esempio, squarciare le vele nemiche equivale ad azzerare le possibilità di fuga, mentre falcidiare la ciurma equivale ad assicurarsi un netto vantaggio in termini di potenza di fuoco.

Come sempre accade, la proceduralità è sia croce che delizia, può celare un ricco bottino proprio dietro uno scoglio ma anche dar vita a devastanti tempeste o esplosioni di vulcani, ma soprattutto missioni difficili da portare a termine solo perché una nave reale si materializza letteralmente dal nulla proprio davanti al porto a cui dovevamo attraccare.

Pirati dai mille colori

Abbiamo sorvolato senza troppi indugi sulla storia narrata da King of Seas, un titolo che comunque riesce a catturare l’attenzione per il suo stile colorato e quasi da cartone animato, con una serie di personaggi disegnati a mano decisamente strampalati e capaci di distaccarsi dagli stereotipi dei pirati. King of Seas non è un mostro di potenza grafica, ma compensa questi limiti grazie ad alcuni scorci e momenti decisamente ispirati, come quando il cielo diventa improvvisamente nero e i fulmini saettano a pochi metri dall’albero maestro, per poi rasserenarsi e lasciar spazio ad una piacevole brezza.

Ecco, forse proprio il calmo vento che gonfia le vele è proprio la miglior metafora per raccontare King of Seas, un titolo che ci ha accompagnato placidamente sulle sue onde, ma che è stato incapace di creare interessanti variazioni sul tema.

Versione recensita: PC

Se volete godervi King of Seas vi raccomandiamo di farlo con un controller: potete trovarne diversi qui a prezzo conveniente.

Voto Recensione di King of Seas - Recensione


6.5

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Combattimenti solidi e con un tocco di strategia

  • Tante isole e bottini da scoprire

  • Stile leggero e che ben si sposa con i toni dell'avventura

  • Un'infinità di upgrade e migliorie...

Contro

  • ... Che sfociano quasi nel bieco farming

  • Piuttosto ripetitivo e con missioni che si assomigliano tutte

  • Non cercate una storia ricca di colpi di scena

  • Componente ruolistica molto basilare

Commento

King of Seas è una calma avventura procedurale in un mondo abitato da pirati, spietati marinai di sua maestà e mercanti senza troppi scrupoli, ed è in grado di intrattenere grazie a dei duelli avvincenti e intelligenti a bordo di navi da personalizzare a proprio piacimento. Purtroppo, tutto ciò che ruota attorno a questi combattimenti e che dovrebbe giustificare l'ennesima battaglia, pecca di inventiva, fra infiniti equipaggiamenti dallo scarso valore, una progressione da RPG agganciata a percentuali oramai superate e una storia senza troppo mordente.
***

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