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Recensione

Harvestella | Recensione - Un po' di tutto e un po' di niente

Harvestella si è rivelato essere un farm simulator con un'anima da gioco di ruolo molto più marcata di quanto preventivato. Quando metti molte cose una sull'altra, però, il rischio è di farle tutte in modo approssimativo.

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

Informazioni sul prodotto

Immagine di Harvestella
Harvestella
  • Sviluppatore: Square Enix
  • Produttore: Square Enix
  • Distributore: Koch Media
  • Piattaforme: PC , SWITCH
  • Generi: Simulazione
  • Data di uscita: 4 novembre 2022

I giochi che rientrano nel filone dei cosiddetti "farm simulator", ma anche "life simulator", stanno vivendo un periodo particolarmente florido. Gli amanti di questo segmento di mercato possono trovare molti esponenti che provano a differenziarsi tra loro – non sempre riuscendoci – e a trascinarli in scenari bucolici di cui prendersi cura. Tra questi, da qualche giorno figura anche Harvestella.

Pubblicato con una quasi preoccupante discrezione da Square Enix, il titolo è disponibile su PC e su Nintendo Switch ed è stato anticipato da una demo che, nei fatti, ha ottenuto più clamore e visibilità della release del gioco stesso. Abbiamo deciso di armarci di zappa e annaffiatoio e partire alla volta di Harvestella, trovandoci dentro un'anima molto più da gioco di ruolo di quanto si potesse sospettare in prima istanza.

In casi come questi, però, il rischio che si corre è quello di mettere un po' troppa carne al fuoco. Ed è un po' anche quello successo a questo titolo, che sceglie l'abbondanza a discapito della profondità, strizzando l'occhio a chi non cerca nulla di impegnativo ma contemporaneamente evitando di approfondire le sue caratteristiche migliori.

Una campagna per ritrovarsi

Harvestella vi pone nei panni di un protagonista che creerete a vostro piacimento (anche non binario) in un editor che non abbonda di troppe personalizzazioni. La sua premessa narrativa non è delle più originali, dal momento che riprenderete coscienza in un mondo misterioso non ricordandovi come ci siate finiti, a metà tra visioni oniriche e il sospetto di non essere affatto lì per caso.

Da questo prologo, però, si snoda una narrazione che riesce a toccare dei temi interessanti attraverso personaggi che, seppur in molti casi attinenti a stereotipi e archetipi che sanno di stantio da una ventina d'anni abbondante, hanno effettivamente qualcosa da dire e sono curati nel loro background.

Oltretutto, il mondo di gioco ha delle peculiari unicità, come il fatto che il susseguirsi delle stagioni sia minato dal fenomeno noto come Quietus, che arriva tra l'una e l'altra e costringe le persone a rintanarsi in casa fino a quando non è trascorso e di fronte a cui il vostro personaggio scopre invece qualcosa di sorprendente.

Il risultato è una vicenda che parla in modo spontaneo e accessibile di divisioni, pregiudizi e del bisogno di saper fare fronte comune nonostante tutto.

Lo fa solo in inglese e con tantissimi testi da leggere (il doppiaggio è sporadico) – il che lascia comprendere come anche Harvestella sia finito nel calderone dei progetti a basso budget di Square Enix usciti quest'anno – e con alcuni momenti brillanti e apprezzati a cui se ne affiancano altri di assoluta ed estenuante verbosità, perfino per un JRPG nipponico.

Si passa, così, dallo scoprire il background toccante di un personaggio che vi accompagna nel suo viaggio e che è ben consapevole dell'importanza dei silenzi ad altri in cui dovrete muovervi tra decine di linee di dialogo per una quest in cui aiutare dei bambini a chiedere scusa a una loro amichetta – bambini che, peraltro, non parlano come tali, dal momento che la scrittura del gioco di tanto in tanto pecca in termini di registro, ma qui parliamo di proverbiale pelo nell'uovo.

Così, il viaggio della nostra protagonista si snoda tra missioni principali, che si ramificano anche in più vie da affrontare nell'ordine che preferite, e missioni secondarie – laddove però raramente si va oltre la fetch quest più pura e delle tappe intermedie che danno la sensazione di essere lì più che altro per allungare la già importante longevità.

Un po' di tutto o un po' di niente?

A una prima occhiata, in tanti avrebbero potuto definire Harvestella una sorta di incrocio tra la direzione artistica di Bravely Default e l'anima di Stardew Valley. Se dovessimo citare, però, un gioco a cui effettivamente potrebbe somigliare in termini di meccaniche, si tratterebbe dei Rune Factory.

Il titolo firmato da Square Enix attinge a piene mani dal mondo dei farm-sim per trovare la sua struttura: si raccolgono risorse, si possono trattare i dungeon come miniere per ottenere risorse per il crafting, si cucina, ci sono concittadini da conoscere e con cui stringere un rapporto può sbloccare delle quest. E ci sono, ovviamente, le campagne di cui prendersi cura, da seminare, irrigare e di cui vendere il raccolto per ottenere denaro, mentre il ciclo giorno-notte prosegue e lo fanno anche le stagioni.

Il punto è che Harvestella prova a sposare tutto questo a un approccio gioco di ruolo con battaglie in tempo reale che, seppur apprezzabile, aggiunge la sensazione che il team di sviluppo abbia provato a mettere in campo un po' di tutto, senza però riuscire a dare profondità alle diverse anime, che faticano a legarsi.

Per fare un esempio, il fatto che il gioco sia animato dal ciclo giorno-notte tipico dei titoli à la My Time at Portia fa in modo che esplorando la world map il tempo trascorra. Quando si farà sera, il vostro protagonista dovrà tornare necessariamente a casa e riposare per far avanzare la data, anche perché esaurirete tutta la stamina. La cosa, però, si applica anche se siete in un dungeon. Questo significa che quando ne visiterete uno, dovrete mettere in conto di tornarci più e più volte, per riuscire a venirne a capo, perché il tempo scorre e verrà il momento di teletrasportarvi a casa da uno qualsiasi dei save-point presenti.

Harvestella tiene conto di questa scelta di gameplay e in termini di level design ha fatto in modo che i dungeon fossero caratterizzati da scorciatoie sbloccabili. Questo aiuta, ma ciò non toglie che abbiamo trovato la struttura dei diversi dungeon piuttosto povera – e in alcuni casi un po' frustrante, complice una mappa non sempre di facile lettura – e doverci tornare, combattere contro gli stessi mostri sparsi per la mappa e raggiungere la scorciatoia sbloccata ieri non riesce a essere il massimo dello stimolo per l'amante dei JRPG.

Peccato, perché il gioco propone un job system che può dire la sua, dove è possibile equipaggiare diversi job e passare dall'uno all'altra rapidamente per scegliere l'approccio migliore per ogni mostro – mentre il resto del party agisce di per sé. Il combattimento è in realtà piuttosto semplice, in tempo reale e con scontri casuali visibili (e quindi evitabili) sulla mappa.

Il sistema di status indubbiamente si poteva gestire meglio – considerando che il tutorial perde informazioni per strada di tanto in tanto – ma per quanto il combat system non risulti maturo o definito per chi ha masticato tanti giochi di ruolo, dobbiamo dire che svolge il suo compito in modo accettabile. C'è anche un sistema di "rottura" della debolezza del nemico che richiama un po' quello di Octopath Traveler ma che – indovinate un po'? – non è approfondito quanto potrebbe e si perde in mezzo all'imperversare di attacchi che si susseguono in tempo reale.

Il punto, come si diceva, è che tutto questo si innesta in una struttura da life-sim in cui si sale di livello solo quando si torna a casa a dormire e in cui è necessario approfondire ricette e cucina per portare con sé oggetti utili a curarsi, ad esempio.

E purtroppo il sistema di ricette, cucina e raccolta risorse (complice lo zaino limitato che si amplia via via spendendo soldi in-game, come tipico nel genere) risulta a sua volta non stimolante quanto avrebbe potuto, accrescendo la sensazione che in Harvestella siano state messe insieme quante più cose possibili per fare massa, anziché poche e mirate che potessero giovarsi mutuamente.

Harvestella su Nintendo Switch

Ci sono due cose di Harvestella che probabilmente mettono d'accordo tutti: la prima è la sua direzione artistica. Sebbene il comparto tecnico soffra di qualche singhiozzo qua e là (abbiamo giocato su Switch OLED in modalità portatile) e sia semplicemente obsoleto, non ci sono dubbi che in termini di pure immagini, scenari, palette dei colori e design dei personaggi, Square Enix abbia svolto un lavoro davvero pregevole.

Tra campagne sterminate, città imbiancate dai ciliegi in fiore e un character design orgogliosamente vicino a quello dei grandi maestri del JRPG, Harvestella ha, dal punto di vista visivo, un'identità chiara e molto gradevole, per quanto non spalleggiata dal comparto tecnico, che somiglia a quelli di due generazioni fa.

La seconda cosa che metterà tutti d'accordo è la splendida colonna sonora (firmata da Go Shiina – che avete sentito anche in Demon Slayer: Kimetsu no yaiba, in Tekken 7 e nelle saghe Tales ofGod Eater  insieme a Junnosuke Usui) che è semplicemente una delle più belle sentite di recente in un JRPG. I motivetti che si susseguono, sebbene non siano tantissimi e tendano a ripetersi piuttosto presto, sono all'altezza di una grande produzione e danno alle vostre (tante) ore in Harvestella un'atmosfera magica e accogliente.

Versione recensita: Nintendo Switch

Voto Recensione di Harvestella - Recensione


6.8

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Colonna sonora davvero meravigliosa

  • Direzione artistica gradevole

  • La scrittura, per quanto prolissa, sa incuriosire con la campagna principale e i suoi temi

Contro

  • Loop di gioco che non convince fino in fondo

  • Propone tante meccaniche, ma senza riuscire ad approfondirle a dovere

  • Verbosità a tratti estenuante, anche per un JRPG

Commento

Toccare via via i vari aspetti di Harvestella lascia sempre addosso una sensazione di qualcosa di appena accennato, di acerbo. Se è vero che è normale che un'opera tenti di ibridare la sua formula proponendo meccaniche che si innestano sul core gameplay loop, lo è anche che in questo caso sarebbe difficile dire cosa sia core e cosa si innesti, perché tutto risulta semplicistico allo stesso modo e il ciclo giorno-notte attorciglia in modo infruttuoso le meccaniche ruolistiche. La buona notizia è che, di fronte a un combat system minimale ma con un interessante job system e alle meccaniche tipiche dei farm sim, Harvestella ne esce comunque come qualcosa di più della somma delle sue parti, capace di offrire un'esperienza dalla bella atmosfera nell'affollato panorama dei JRPG, seppur lontana dai fasti di tutti i generi che tenta di ibridare.
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