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Final Fantasy Crystal Chronicles Remastered | Recensione - Un ritorno di cui non sentivamo bisogno

Una rimasterizzazione decisamente pigra per uno degli esponenti meno convincenti della decennale saga di Final Fantasy

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Informazioni sul prodotto

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Final Fantasy Crystal Chronicles Remastered
  • Sviluppatore: The Game Designers Studio
  • Produttore: Square Enix
  • Distributore: Koch Media
  • Piattaforme: PS4 , SWITCH
  • Data di uscita: 28 agosto 2020

Se la generazione di console entrante potrebbe affrancarci dall'ondata di rimasterizzazioni e riedizioni che ha invaso il mercato nell'ultimo lustro abbondante, questi mesi di transizione sono ancora territorio di caccia per tutti quei prodotti che mirano a riproporre idee e gameplay ripescati dal passato, come Final Fantasy Crystal Chronicles Remastered.

Su queste pagine abbiamo accolto spesso rimasterizzazioni assai convincenti, che hanno saputo riportare in voga titoli meritevoli caduti nel dimenticatoio per le ragioni più svariate, ma anche riproposizioni svogliate di prodotti che avrebbero fatto meglio a rimanere nell'oblio. Purtroppo per noi, l'ultima fatica Square Enix non ricade nella prima categoria.

Riappacificazioni ed esperimenti

Era il 2003 (la bellezza di diciassette anni fa, come vola il tempo!) quando Square, fresca sposa di Enix nel matrimonio che dura a tutt'oggi, dopo anni di inatteso ostracismo nei confronti di Nintendo, sotterrava l'ascia di guerra, in memoria dei bei tempi di NES e, soprattutto, di SNES, e tornava a pubblicare un suo prodotto su una console della grande N.

Il mercato era molto cambiato dalla fine della collaborazione tra le due aziende nipponiche all'imbrunire della generazione a 16-bit: Sony era entrata nel mondo dei videogiochi come un elefante in una cristalleria, sorprendendo il mercato con la sua PlayStation e relegando la concorrenza, Nintendo compresa, al ruolo di comparsa.

Considerando che la sopravvivenza stessa di Square era dipesa dalle macchine Nintendo (Final Fantasy si chiamava così perché la casa dei Chocobo era economicamente alla frutta quando lo pubblicò) e dal loro strabiliante successo, a Kyoto non presero granché bene il "tradimento" della software house di Tokyo, indiscussa protagonista degli anni d'oro della prima (e poi della seconda) console di casa Sony.

Dal canto suo, le scelte di Square Enix avevano ben donde: lo spazio e la qualità audiovisiva assicurate dal CD, supporto della nuova, scintillante PlayStation, avrebbero consentito mondi di dimensioni assai più generose, colonne sonore di maggior qualità e filmati in FMV non compressi in maniera esagerata.

https://www.youtube.com/watch?v=rG66WL0sKXM

 

Ma torniamo al 2003: invece di puntare su un episodio canonico, e contando sulle peculiarità della Nintendo Difference (GameCube e Game Boy Advance collegati con dei cavi per partite epiche in multiplayer locale), Square Enix pubblicò Final Fantasy Crystal Chronicles, uno spin-off dall'anima action che poco aveva a che spartire con gli episodi numerati.

L'accoglienza fu tiepidina: tanto la stampa specializzata quanto il pubblico premiarono da un lato il coraggio nel proporre qualcosa di diverso e le numerose possibilità offerte dal multigiocatore, ma criticarono, dall'altro, la pochezza del comparto narrativo e la semplicità del combat system.

Oggi, nonostante siano passate quasi due decadi e tre generazioni di console, nulla è cambiato: l'esile filo narrativo che lega gli eventi di Final Fantasy Crystal Chronicles Remastered rende il titolo molto leggero, adatto a neofiti e giocatori molto giovani, e probabilmente finirà con il deludere coloro i quali si sono avvicinati al brand con le recenti rimasterizzazioni di classici senza tempo come il settimo, l'ottavo, il nono ed il decimo capitolo.

Al centro della vicenda narrata ci sono i cristalli, fonte di vita capace di tenere a bada il miasma, una mefitica foschia che sta avviluppando l'intero universo di gioco: come dei novelli Re Magi, lungo il nostro viaggio saremo chiamati a portare mirra per riempire i cristalli, cosicché intere comunità possano salvarsi dallo strangolamento del miasma.

Portando il pesante nome Final Fantasy, Crystal Chronicles Remastered delude, quindi, dal punto di vista meramente narrativo, ma, se paragonato ad altri dungeon crawler simili, e considerata l'età del prodotto, volendo essere magnanimi si può dire che siamo in linea con la concorrenza.

Purtroppo, sono altri i campi in cui la produzione Square Enix manca in maniera decisamente più grave.

Macchina del tempo

L'overhaul promesso dal team di sviluppo in sede di anteprima del gioco, nei mesi scorsi, che avrebbe dovuto riguardare elementi cardine per l'esperienza – come la navigabilità e leggibilità dei menu e l'intelligenza artificiale nemica – si è rivelato assai meno sostanziale di quanto avremmo sperato, e ha finito con lo scalfire solo in superficie un prodotto vecchio di diciassette anni e che già all'epoca della prima pubblicazione non primeggiava particolarmente tra i suoi congeneri.

Chi volesse quindi godersi oggi Final Fantasy Crystal Chronicles dovrebbe digerire menu scomodi, un sistema di selezione degli oggetti in battaglia che definire arcaico è un eufemismo e, soprattutto, una IA nemica che si limita a caricare a testa bassa senza un minimo di strategia, spesso incurante della quantità di colpi incassati fino all'inevitabile dipartita.

Nemmeno i numerosi boss migliorano la situazione: più coriacei e rapidi delle controparti più comuni, non si segnalano comunque, con un paio di eccezioni, né per pattern di attacco particolarmente elaborati né per la necessità di studiare una strategia che esuli dal consueto "schiva ed attacca come un forsennato subito dopo", con il risultato che la noiosa pratica del button mashing accompagni il giocatore dal Sentiero Belrivo, dungeon d'esordio, fino agli istanti finali della campagna principale, completabile in una quindicina abbondante di ore.

Il fulcro dell'esperienza di gioco è rimasto immutato rispetto alla prima pubblicazione, e questo, se da un lato preserva l'opera originale, dall'altro ne impedisce il posizionamento nel mercato attuale, dove i giochi di ruolo di stampo action hanno fatto diversi passi avanti tanto dal punto di vista della complessità del combat system quanto delle possibilità offerte dal sistema di crescita dei personaggi – qui virtualmente assente, se è vero che mancano completamente i punti esperienza.

Si avvertono la mancanza di missioni secondarie di qualsivoglia tipo, che avrebbero aiutato a variegare un po' l'avanzamento e a mitigare la sensazione di ripetitività che incombe già dopo poche ore di gioco, e, di conseguenza, la quasi totale inutilità dei villaggi, privi di NPC che valga la pena ascoltare e di mini-giochi o attività opzionali.

Ci sono anche aspetti che sono rimasti accettabili nonostante i diciassette anni intercorsi dal lancio, come la buona varietà dei nemici, il sistema che consente di combinare più magie per ottenerne di nuove (e più potenti) e la relativa semplicità dell'esperienza, adatta anche a giocatori molto giovani o alle prime armi.

Ai tredici dungeon originali, il team di sviluppo ne ha aggiunti di inediti alla fine della campagna, per mettere alla prova i giocatori più smaliziati, probabilmente annoiati dal basso livello di sfida del gioco fino ai titoli finali: delle poche cose che questa rimasterizzazione porta in dote, questa ci è sembrata sicuramente la più significativa, dato che contribuisce ad irrobustire una longevità altrimenti non eccezionale, soprattutto per quanti preferissero giocare da soli.

Party di quattro (giochi)

Sputiamo subito il rospo: una delle cose che meno ci è piaciuta è rappresentata dalla totale assenza di soluzioni per il multigiocatore locale, proprio in un titolo che, sebbene con diversi se e ma, si era segnalato per la bontà dei suoi party da quattro giocatori già due lustri e mezzo or sono.

Anche su Switch, versione da noi testata, dove sarebbe bastato un paio di joy-con aggiuntivi per permettere a quattro amici (o ad una famiglia, perché no) di cimentarsi in uno dei dungeon di gioco, è necessario collegarsi alla Rete se si vuole condividere l'esperienza con altri giocatori.

Certo, si potrebbe obiettare che questa stia (tristemente) diventando la norma da qualche tempo a questa parte, ma a noi è sembrato solamente un modo un po' meschino di far sì che ad ogni potenziale giocatore di Final Fantasy Crystal Chronicles Remastered corrisponda un download del gioco, disponibile nella sola versione digitale.

Sarebbe probabilmente stato meglio alzare di cinque o dieci euro il prezzo iniziale, attualmente di poco inferiore ai trenta, e concedere piuttosto a quattro giocatori di cimentarsi con la medesima copia del gioco, nel rispetto dello spirito del prodotto originario.

Quantomeno, l'implementazione del gioco cross-platform sembra essere ben fatta, anche se durante le ore di test abbiamo dovuto confrontarci con server sempre mediamente vuoti, nonostante la presenza di giocatori PS4.

Uno dei motivi di questa desolazione nei server potrebbe essere rappresentato da scelte anacronistiche come quella che impedisce, nelle partite multigiocatore, a tutti i giocatori che non siano l'host di conservare i progressi delle sessioni di gioco.

Alla luce di queste limitazioni, l'unica soluzione per condividere la storia insieme ad un paio di amici sarebbe ripetere i medesimi dungeon più volte alternando l'host, cosicché tutti godano degli avanzamenti. Una soluzione scomodissima, che, a pensarci bene, fa molto 2003, ma nei modi più sbagliati possibili.

Se il matchmaking si è dimostrato rapido ed abbastanza indolore, al netto dell'utilizzo dei sempre tediosi codici amico, abbiamo però dovuto constatare come la difficoltà del gioco, già blanda di partenza, non scali adeguatamente quando il numero di giocatori aumenta, trasformandolo in una vera e propria passeggiata di salute in presenza di anche solo un singolo amico.

A rappresentare la classica eccezione che conferma la regola, ci siamo imbattuti in un assurdo picco di difficoltà a cavallo tra la fine della campagna principale e l'endgame del gioco, a testimoniare lo scarso lavoro di bilanciamento del livello di difficoltà complessivo.

Spiace segnalare anche tempi di caricamento inspiegabilmente lunghi su piattaforma Nintendo, figli probabilmente di una mancata ottimizzazione dell'engine di gioco: stante la povertà poligonale e la quasi totale assenza di effetti speciali a schermo, non sapremmo come altrimenti spiegare attese di questa portata.

Bene, invece la colonna sonora, che non ha perso nulla del suo fascino originario: un'alternanza di melodie sognanti e di motivetti invece più trottanti scandisce sia le battaglie sia le fasi di esplorazione, ed accompagna degnamente l'azione a schermo; segnaliamo anche l'aggiunta di un doppiaggio abbastanza capillare e di discreta fattura, che prova a portare il gioco nell'era moderna, dove i giocatori sono sempre meno abituati a leggere (soprattutto se confrontati a quelli che possedevano un GameCube all'epoca).

Se volete giocare dei classici della serie Final Fantasy, potete trovare il cofanetto con Final Fantasy VII e Final Fantasy VIII Remastered su Amazon.

Voto Recensione di Final Fantasy Crystal Chronicles Remastered - Recensione


5.8

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Nuovi dungeon e nuovo doppiaggio...

  • Ideale per neofiti e giovani giocatori

Contro

  • ...ma poco altro di inedito

  • Manca la coop locale

  • Multiplayer online legato a scelte anacronistiche

  • Invecchiato male sotto molti punti di vista

Commento

Il tempo non è stato clemente con Final Fantasy Crystal Chronicles, le cui meccaniche di gioco sono invecchiate piuttosto male, tra un'intelligenza artificiale nemica deficitaria e un sistema di combattimento assai rudimentale, che impallidisce al confronto con tanti titoli contemporanei similari. Square Enix ci ha messo del suo però, non aggiornando il titolo se non dal punto di vista grafico e limitandosi ad interventi marginali tanto sul comparto narrativo quanto su quello tecnico, che denuncia il passaggio intermedio sugli schermi degli smartphone Android e iOS. L'impossibilità di cimentarsi con qualsivoglia forma di multiplayer locale rappresenta il chiodo finale sulla bara di un titolo che, probabilmente, avrebbe dovuto rimanere nel limbo di quelli parzialmente dimenticati. Consigliato esclusivamente agli amanti dei titoli da giocare online e a quelli che non temono di dover ripetere ad nauseam la stessa dozzina di dungeon.