Ethan e Jodie: Heavy Rain e Beyond: Two Souls - Il salone degli eroi

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a cura di SirFran Snee

Le stelle che brillano nel cielo si fanno notare, soprattutto quando sono splendenti e più grandi delle altre. Soffermiamo dunque il nostro sguardo su una costellazione piccola, ma davvero molto luminosa, di nome David Cage e composta dai suoi titoli. Nel caso specifico, vogliamo osservare da vicino quelle stelle nate prima del suo ultimo successo, Detroit: Become Human. Torniamo indietro di alcuni anni, quando avevamo a che fare con gli umani di qualche anno fa, resi forti dalle debolezze del cuore o vulnerabili dalle forze sovrumane: eccoci di fronte ai personaggi di Heavy Rain e Beyond: Two Souls, due opere che hanno spalancato le porte della narrazione videoludica fortemente realistica, che tocca temi importanti e delicati. Non ci si limita a sfiorare la sfera privata ed emotiva delle persone, ma questa nuova concezione narrativa la sfonda, la distrugge e i frammenti vengono nuovamente plasmati per generare una serie dopo l’altra di sensazioni che nel 2010 era difficile aver già vissuto con cotanto vigore.
Troviamo diversi parallelismi e contrapposizioni tra i due giochi in questione, a partire dal tema dell’infanzia, rotta e interrotta, complicata, durata troppo poco. Bambini troppo deboli e “umani” da una parte, di cui non ne vedremo la crescita e lo sviluppo, ma saremo messi a conoscenza solo di uno spaccato della loro esistenza. Dall’altra parte invece conosceremo quasi ogni fibra della protagonista, ogni suo pensiero e dolore, seppure a fasi alterne e non necessariamente in ordine cronologico. Bambini, cresciuti in contesti diversi ma con una base comune: una famiglia spezzata dal dolore, in occasioni diverse ma pur sempre difficili. Da una parte la morte accidentale di Jason e il coma di Ethan, seguiti dalla sparizione di Shaun; dall’altra la perdita dei genitori biologici di Jodie, il tentativo di ricostruzione di una famiglia ma anche stavolta “non s’ha da fare”. L’analisi introspettiva fa da padrona in entrambi i titoli, una modalità di approccio chiarita fin da subito dalla tecnica e dall’organizzazione degli spazi in cui ci ritroviamo spesso nel gioco: luoghi privati e intimi, soprattutto nelle proprie case, fino a lasciare che il nostro sguardo indugi nelle camere da letto dei personaggi. Un’analisi della sfera privata ripresa successivamente in visual novel del tipo di Gone Home o Life is Strange, dove i ricordi e gli oggetti che ci circondano sono un importante strumento di conoscenza e approfondimento delle persone con cui abbiamo a che fare.
È proprio tramite gli oggetti che cerchiamo di ricostruire la sparizione dei figli di Ethan, prima con un palloncino rosso, poi cercando tracce al parchetto, e più in generale saranno gli origami a lasciarci intendere la sorte toccata ai piccoli spariti, tutti indizi che cerchiamo con ansia e disperazione che Ethan stesso ci trasmette. Un uomo dalla vita segnata da una condizione mentale di cui non riesce a liberarsi, proprio come se ci fosse una metà di lui ancora più forte, che gli condiziona la vita in modo determinante. Esattamente come Aiden con Jodie, un’entità che prende il sopravvento sulla sua esistenza, ma con la differenza che questo essere ha una sua impulsività e forza di decisione tale da controllare non solo la ragazza, ma anche le persone intorno. Entrambi i protagonisti dei due giochi quindi vivono momenti difficili, di cui anche noi facciamo esperienza seppure in modi diversi. Il destino però ha in serbo la stessa sorte per Ethan e Jodie: lo stato particolare in cui vivono renderà la loro vita difficile, faticando ad avere relazioni serene con gli altri, fino alla fuga ed emarginazione sociale della ragazza. Jodie è l’esempio del “supereroe” dannato dalla sua identità, prigioniera di se stessa e del potere che le è capitato: Superman e la criptonite insieme, nonostante gli eventi dispieghino altri volti di questa sfaccettata vicenda e condanna, croce e delizia di una ragazza che ha vissuto senza la vicinanza e il calore di una famiglia, un ritratto opposto di quanto è toccato a Ethan, che al contrario ha scelto di crearsi una nuova vita, distrutta però dal fato e da una sequenza di scelte che fungono da pavimentazione a un percorso che lo ha condotto nel buio della sua vita.

Cosa ci insegnano questi due capolavori che tanto a fondo indagano ed esplorano le sfumature e i solchi dell’esperienza terrena (e ultimamente ultraterrena)? Il potere del raziocinio che consegna nelle nostre mani l’opportunità di scegliere. La scelta è il momento fondamentale in cui manifestiamo la nostra essenza: ne facciamo esperienza con tutti i personaggi di Heavy Rain, pressoché in ogni momento del gioco, ma la vera scelta non è tra il bene e il male, ma fra due opzioni dello stesso valore. Una verità di cui Jodie e Ethan hanno pienamente coscienza alla fine del loro viaggio: darsi un’ulteriore opportunità e tentare di riassestare i frantumi della propria vita, riunendosi a coloro che amano, o finire perduti in se stessi, ripiegandosi tra le fragilità umane e dissolversi, come origami di carta sotto la pioggia.