Dopo boicottaggio dei giocatori per dichiarazioni anti-abortiste, CEO di Tripwire si dimette

Il CEO di Tripwire si era espresso in favore della legge anti-abortista del Texas e la reazione dei giocatori non si è fatta attendere.

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

La sera di domenica, l'industria dei videogiochi ha assistito alle esternazioni di John Gibson, CEO e co-fondatore di Tripwire Interactive, che era intervenuto nell'onda di recenti commenti per l'approvazione di una stringente legge anti-abortista in Texas, che premia anche con una taglia da $10.000 chiunque segnali una persona intenzionata ad abortire e che non ammette eccezioni nemmeno in caso di stupro o incesto.

Gibson aveva deciso di prendere la parola per spiegare di essere «fiero della Corte Suprema USA che ha confermato la legge del Texas che impedisce l'aborto per bambini che abbiano già un battito cardiaco. Come intrattenitore non faccio spesso commenti politici. Eppure, con così tante voci dall'altra parte di questo problema, sentivo fosse importante essere registrato come uno sviluppatore pro-vita».

Al di là dei dettagli della legge, per cui non è questa la sede più consona per qualsiasi discussione – anche se vale la pena notare che le sei settimane concesse dal Texas non sono certo sufficienti né per accorgersi di una gravidanza e prendere una decisione in merito, né per avere alcun cuore di cui rilevare il battito –, le dichiarazioni di Gibson avevano scatenato l'immediata reazione dei giocatori e di tantissimi addetti ai lavori dell'industria.

Tra questi si evidenziano soprattutto Cory Barlog e Alanah Pearce di Sony Santa Monica (God of War), ma anche Cliff Bleszinski, Rami Ismail e numerosi altri.

I giocatori avevano quindi deciso di agire: sotto lo stesso tweet di Gibson, avevano condiviso come nascondere del tutto i giochi di Tripwire da Steam, così da non correre il rischio di comprarne mai più uno in futuro, per non supportare le visioni di Gibson.

Anche il team Shipwright Studios, che aveva un accordo con Tripwire che gli faceva da publisher, aveva diffuso subito una nota ufficiale facendo sapere di ritenere risolti tutti i contratti in essere con la compagnia e di non voler avere niente a che fare con il suo CEO e le sue visioni legate a una legge molto discussa.

Così, in un mondo dove si è liberi di dire in qualsiasi modo la si pensi ma in cui si è altrettanto liberi di scegliere di non comprare mai più qualsiasi cosa prodotta dalla persona che esterni quel pensiero, ecco che Tripwire stessa si è vista costretta ad agire e ha annunciato oggi che Gibson farà un passo indietro e sarà sostituito da un nuovo CEO.

La notizia arriva dopo che anche Torn Banner, team di sviluppo del recente Chivalry II – pubblicato proprio da Tripwire – aveva dichiarato che le visioni di Gibson non riflettessero le proprie, e immaginiamo che abbia causato anche molti tumulti dietro le quinte, tra sviluppatori e investitori.

In una nota comparsa sul suo sito ufficiale, evidentemente a fronte delle reazioni dell'industria e soprattutto di quelle dei giocatori che a migliaia promettevano di boicottare la compagnia – e anche perché Gibson parlava a nome della sua compagnia, citando di essere uno sviluppatore "pro-life" – Tripwire ha così spiegato:

I commenti di John Gibson danno espressione alla sua opinione e non riflettono quella di Tripwire Interactive come compagnia. I suoi commenti non hanno tenuto in conto i valori del nostro intero team, dei nostri partner e della nostra ampia community. Il nostro team di leadership qui in Tripwire è profondamente dispiaciuto ed è unito a voi nel compito di compiere delle azioni che favoriscano un ambiente più positivo.

Con effetto immediato, John Gibson si è dimesso da CEO di Tripwire Interactive. Il membro co-fondatore e attualmente vice presidente, Alan Wilson, prenderà il ruolo di CEO ad interim. Alan è stato con la compagnia fin dalla sua fondazione nel 2005 come guida attiva, sia per gli studi che per gli affari legati allo sviluppo. Lavorerà con il resto del team alla guida di Tripwire per compiere dei passi sia con i dipendenti che con i nostri partner, per rassicurare le loro incertezze. La sua comprensione sia della cultura della nostra compagnia che della visione creativa dei nostri giochi porteranno il team attraverso questa transizioni, con il pieno supporto di tutti i leader di Tripwire.

Il fatto che la nota sottolinei come Tripwire debba rassicurare tanto i suoi partner commerciali quanto i suoi dipendenti evidenzia come anche all'interno del team ci siano stati degli sviluppatori che volessero prendere le distanze dai commenti di Gibson, rendendo ulteriormente necessaria una presa di posizione ufficiale a fronte delle polemiche.

Gibson si era già fatto notare anche qualche giorno prima quando, sempre sul suo profilo Twitter, aveva condiviso una foto in cui posava senza mascherina sotto un cartello che indicava l'obbligo di portarla, nella cornice del PAX West.

Un ultimo aspetto da notare della vicenda è come molti dei gruppi che spesso invocano che i videogiochi o i rappresentanti dei videogiochi non debbano calarsi in esternazioni politiche non abbiano, in questo caso, trovato alcunché da appuntare al fatto che Gibson prendesse posizione sui suoi canali: si tratta di una visione di cui discutemmo in un articolo qualche tempo fa, in cui facemmo notare come si identificasse come contenuto "politico" solo qualcosa di aderente a determinate filosofie piuttosto che ad altre.

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