Call of Duty Warzone va in tribunale, ma il motivo non è quello che pensate

Call of Duty Warzone dichiara guerra ai cheater, anche per vie legali.

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a cura di Francesco Corica

Staff Writer

Activision ha dimostrato in più di un'occasione di non avere più intenzione di tollerare i casi di cheating su Call of Duty Warzone, decidendo di intervenire anche con misure drastiche.

Il publisher aveva infatti deciso di intervenire con l'implementazione di un nuovo sistema anti-cheat, sia per Call of Duty Vanguard che per il suo iconico battle royale free-to-play.

L'anti-cheat Ricochet riesce infatti ad analizzare più attentamente i comportamenti degli imbroglioni, lasciando dunque i fan storici più tranquilli di giocare senza vedersi le loro partite rovinate da utenti antisportivi.

Questo non sembra però aver scoraggiato i produttori di trucchi dal fermare la loro attività, al punto che Activision ha deciso di alzare il livello dello scontro e di intervenire tramite vie legali.

Come riportato da PC Gamer, Activision ha fatto causa a EngineOwning, uno dei più popolari siti attivi nella vendita di cheat e sistemi per imbrogliare sui giochi multiplayer più popolari, tra i quali c'è anche Call of Duty Warzone.

L'intento del publisher è quello di fermare «una condotta illegale di un'organizzazione che distribuisce e vende per profitto numerosi prodotti software malevoli» e disegnati per dare un vantaggio sleale ai giocatori.

Il sito offre perfino iscrizioni in grado di offrire contemporaneamente bundle con i cheat più popolari in un'unica soluzione, come aimbot, wallhack e diversi strumenti per provare a ingannare i tool contro i trucchi.

La richiesta di Activision è quella di ottenere i profitti di EngineOwning o, in alternativa, 2.500$ per ogni violazione effettuata dal sito, oltre al ricoprire le imminenti spese legali.

Vedremo come si risolverà questa vicenda, che conferma in ogni caso il chiaro intento degli sviluppatori di non lasciare a piede libero nessun imbroglione su Call of Duty Vanguard e Warzone.

La vicenda legale non ha dunque nulla a che vedere con lo scandalo che ha travolto la compagnia negli ultimi mesi, con accuse estremamente gravi di discriminazione sul posto di lavoro.

Il caso della «skin invisibile» che sta facendo infuriare i giocatori non è inoltre, naturalmente, parte di questa causa: in quel caso, pur dando un vantaggio ingiusto, si tratta semplicemente di un bug da sistemare.

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