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The Predator Recensione del film di Shane Black

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a cura di Marcello Paolillo

Senior Staff Writer

Quando uscì il primo Predator, nell’ormai lontano 1987, furono in molti a credere che il guerriero alieno sarebbe diventato di lì a poco un’icona in grado di rivaleggiare con un secondo franchise sci-fi molto in voga in quegli anni, ossia quello di Alien. Diretto dal regista John McTiernan e con il protagonista umano che aveva le fattezze nientemeno che di Arnold Schwarzenegger, il capitolo originale della saga di Predator fu un vero successo, essendo stato realizzato con un budget di soli 15 milioni di dollari ed avendone incassati ben 98 alla fine della fiera. Nel 1990 il regista Stephen Hopkins ne diresse il seguito, Predator 2, ambientato stavolta nella “giungla urbana” di Los Angeles, mentre solo nel 2010 vide la luce Predators, terzo capitolo prodotto da Robert Rodriguez e diretto da Nimród Antal (sì, sappiamo bene che nel mezzo vi furono anche i due Alien vs. Predator, ma preferiamo evitare di parlare di cross-over slegati dalla serie originale).

 Se può essere ferito, può essere ucciso.

Ora, anno del signore 2018, i tempi per un nuovo lancio al cinema del leggendario guerriero delle stelle sono più che maturi. Ecco quindi che dietro la macchina da presa troviamo Shane Black (proprio uno dei soldati speciali mandati al macello nel primo film dell’87), l’uomo incaricato di portare sul grande schermo il nuovo The Predator, quello che a conti fatti dovrebbe essere il primo capitolo di una nuova trilogia dedicata al personaggio. La trama è, poco sorprendentemente, legata a doppio filo a una minaccia aliena modificata geneticamente, ancora più cattiva e aggressiva di prima. Ciò metterà ovviamente in difficoltà il team di esseri umani intervenuti ad arginare la situazione, tra cui spicca il soldato Quin McKenna (Boyd Holbrook), l’uomo giusto al momento sbagliato, accompagnato dalla scienziata di turno interpretata dalla sempre impeccabile e bellissima Olivia Munn. Citazione a parte per il giovane figlio autistico del personaggio interpretato da Holbrook, in grado di decifrare messaggi alieni e proprio per questo causa di grossi guai per i terrestri.

I rimanenti saranno solo carne da cannone per il vero protagonista (o sarebbe meglio parlare dei protagonisti) della pellicola, vale a dire il Predator. Black e lo sceneggiatore Fred Dekker hanno però optato per una lettura parziale del personaggio, un bel po’ distante da quello che siamo stati abituati a vedere in anni di film, videogiochi e fumetti. Un guerriero alieno ora somigliante più a un inarrestabile Hulk senza controllo, piuttosto che a uno spietato ninja della giungla in grado di mimetizzarsi con l’ambiente circostante. Per il resto, la mole di rimandi al film del 1987 è presente a secchiate, cosa questa che cercherà di distrarre il fan incallito dall’evidente cambio di registro, in grado spesso e volentieri di strizzare l’occhio ai buddy movie tanto cari al regista di The Nice Guys. Non che questo sia necessariamente un male (dopotutto, sono trascorsi ben 31 anni dal primo film), bensì è come se si fosse perso di vista il fil rouge che legava il personaggio alle varie generazioni, tra gli anni ’90 e i 2000.

Nel film non viene infatti mai percepita una reale minaccia, tanto che negli ultimi venti/trenta minuti il tutto prende una piega così surreale e a tratti grottesca che il tutto non potrà non spiazzare lo spettatore, scosso anche dalle numerose morti e squartamenti presenti (il prodotto, al netto del suo R-rated, non è assolutamente un lungometraggio che si nega alte dosi di violenza a tutto schermo). Shane Black ha quindi messo sul piatto un film tanto rispettoso del materiale d’origine (e pieno zeppo di strizzatine d’occhio), quanto capace di “rinnegarlo” in una manciata di ciak. Quello che ne esce fuori è prodotto sensibilmente differente ma sicuramente originale (specie se visto all’interno della continuity della saga), lontano dall’idea di riscriverne la mitologia (come invece ha tentato di fare il suo celebre “collega” Xenomorfo con Prometheus e Alien: Covenant). Se ciò sia un bene o un male,  lo deciderà solo lo spettatore.

Il ritorno di Predator

Buon mix tra umorismo e azione

Personaggio principale a tratti snaturato

Ultima mezz'ora imbarazzante

7.9

The Predator è un film nato per riscrivere nel profondo le origini e l’essenza del personaggio nato al cinema nel 1987, senza dimenticare una gran bella dose di humor e il consueto litro di sangue a schermo. Il nuovo film del regista di The Nice Guys e Kiss, Kiss, Bang, Bang è quindi sicuramente un modo piuttosto singolare per riportare sul grande schermo il ben noto predatore alieno. Nell’eventualità che i sequel prendano forma, ci auguriamo che la mitologia del cacciatore spaziale si trasformi ulteriormente, verso qualcosa in grado di farci rabbrividire tutti, ma proprio tutti. Questo perché: “Laggiù c’è qualcosa in agguato… e non è un uomo.”

Voto Recensione di The Predator Recensione del film di Shane Black - Recensione


7.9

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Il ritorno di Predator Buon mix tra umorismo e azione

Contro

  • Personaggio principale a tratti snaturato Ultima mezz'ora imbarazzante

Commento

The Predator è un film nato per riscrivere nel profondo le origini e l'essenza del personaggio nato al cinema nel 1987, senza dimenticare una gran bella dose di humor e il consueto litro di sangue a schermo. Il nuovo film del regista di The Nice Guys e Kiss, Kiss, Bang, Bang è quindi sicuramente un modo piuttosto singolare per riportare sul grande schermo il ben noto predatore alieno. Nell'eventualità che i sequel prendano forma, ci auguriamo che la mitologia del cacciatore spaziale si trasformi ulteriormente, verso qualcosa in grado di farci rabbrividire tutti, ma proprio tutti. Questo perché: "Laggiù c'è qualcosa in agguato... e non è un uomo."