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Pro
- Grande impatto emotivo: All Might, fragile ma determinato, regala momenti memorabili
- Colpi di scena efficaci: dal volto di Hagakure al ritorno di Stain, l’episodio sorprende e coinvolge
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Contro
- Alcune sequenze sembrano recap, spezzando la tension
- Troppi "passaggi" secondari tolgono spazio allo scontro principale
Il Verdetto di Cultura POP
My Hero Academia FINAL SEASON è disponibile dallo scorso 4 ottobre su Crunchyroll. Si tratta dell'ottava e ultima attesissima stagione dell'anime tratto dal manga fenomeno di Kohei Horikoshi edito in Italia da Edizioni Star Comics. Una delle saghe più amate dell'ultimo decennio arriva alla sua conclusione con il primo episodio intitolato Toshinori Yagi: Rising Origin mette subito in chiaro il focus della stagione: All Might, simbolo della pace, è ancora al centro della scena, pronto a combattere senza più il potere di One For All, ma armato di coraggio, ingegno e della sua eredità spirituale. L’episodio è una miscela di azione, pathos e colpi di scena, con luci e ombre che vale la pena analizzare.
My Hero Academia: dove eravamo rimasti
Alla fine della settima stagione, lo scontro tra All Might e All For One era già entrato nel vivo, mentre Deku si confrontava con Shigaraki in un duello che avrebbe deciso il destino del mondo. Gli eroi erano allo stremo, i civili ridotti alla paura e alla sfiducia, e il peso del futuro gravava su ogni singolo protagonista. All’interno della Classe 1-A, le dinamiche di fiducia e tradimento, come il caso di Yuga Aoyama, rimanevano un nodo irrisolto, così come il ruolo ambiguo di diversi comprimari. Era chiaro: la guerra finale era cominciata e non c’era più spazio per esitazioni. L’ottava stagione riparte da lì, senza concedere tregua allo spettatore.
My Hero Academia FINAL SEASON - il primo episodio
Toshinori Yagi: Rising Origin, episodio d'esordio My Hero Academia FINAL SEASON si apre immediatamente sulla battaglia più attesa: All Might contro All For One. Non c’è introduzione, non ci sono convenevoli: il pubblico viene catapultato nell’azione. Una scelta che funziona bene, perché restituisce l’idea di urgenza e di irreversibilità dello scontro.
Il cuore pulsante dell’episodio è All Might. Senza Quirk, ma con una speciale armatura e armi che richiamano i poteri dei suoi studenti, Toshinori combatte incarnando ciò che significa davvero essere un eroe: non il potere, ma la volontà.
Questa scelta narrativa ribadisce un concetto cardine della serie: il simbolo della pace vive nelle azioni e negli ideali, non solo nelle capacità concesse dai quirk. Vedere un All Might fragile ma determinato trasmette un pathos fortissimo.
Il duello tra All Might e All For One non è solo fisico, ma ideologico. Da un lato il simbolo della pace, che accetta i propri limiti e combatte con la forza del legame e dell’eredità; dall’altro il tiranno, incarnazione del potere assoluto e della sopraffazione. La loro contrapposizione va oltre i pugni: è la lotta tra due concezioni opposte del mondo dei Quirk. Ogni scambio di colpi porta con sé questo significato, e l’episodio riesce a trasmetterlo con efficacia.
Se il duello tra All Might e All For One occupa gran parte dell'episodio, non mancano momenti dedicati ai comprimari. Aoyama torna in scena con un attacco potenziato grazie all’aiuto di Toru Hagakure. È proprio in questa occasione che finalmente, dopo quasi dieci anni, viene mostrato il volto della “ragazza invisibile”: un colpo di scena che i fan attendevano da tempo e che aggiunge un inatteso valore emotivo. Non manca l’apparizione di Stain, che nel finale riaccende ulteriormente la tensione. Tuttavia, questi inserti, pur importanti, finiscono talvolta per frammentare il ritmo, diluendo l’impatto dello scontro principale.
La carica emotiva non basta a colmare un ritmo altalenante
Nonostante i momenti di grande intensità, l’episodio soffre in parte di un ritmo molto singhiozzante. Alcune sequenze riprendono passaggi già mostrati nella stagione precedente, con un effetto “recap” che spezza la tensione. Inoltre, i cambi improvvisi di prospettiva - dallo scontro principale ai comprimari - talvolta rallentano il flusso narrativo. Non si tratta di difetti gravi, ma in un episodio di apertura, in cui ogni minuto dovrebbe tenere incollati allo schermo, si avvertono.
Dal punto di vista tecnico e visivo, lo Studio Bones mantiene alta la qualità che contraddistingue la serie. Le sequenze di combattimento sono dinamiche, con animazioni fluide e ben calibrate e inquadrature spettacolari. L’uso dei colori e degli effetti energetici amplifica la tensione dello scontro, regalando momenti di puro spettacolo.
Le parti più statiche restano curate: character design pulito, dettagli nei costumi e nelle espressioni, una regia attenta a trasmettere emozione anche nei momenti di pausa.
Non mancano però piccole sbavature. Alcuni passaggi secondari mostrano cali di fluidità, e il design dell’armatura di All Might, per quanto simbolico, può apparire un po’ goffo e in contrasto con il tono drammatico. Si tratta comunque di difetti marginali: l’episodio, nel complesso, convince dal punto di vista tecnico.