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Pro
- Narrazione coinvolgente, soprattutto nella seconda metà.
- Esteticamente ispiratissimo.
- Gameplay immediato e pieno di piccole sorprese...
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Contro
- ... ma rimane fin troppo lineare.
- Per gli enigmi ci voleva qualcosa in più.
- Gestione della telecamera sofferente in diverse occasioni.
Il Verdetto di SpazioGames
Informazioni sul prodotto

- Sviluppatore: Double Fine Productions
- Produttore: Xbox Game Studios
- Distributore: Xbox Game Studios
- Piattaforme: XSX , PC
- Generi: Avventura
- Data di uscita: 17 ottobre 2025
Annunciato a sorpresa durante un Xbox Games Showcase, l’ultimo progetto di Double Fine Productions ha attirato l’attenzione del pubblico e degli addetti ai lavori fin dai primi istanti di presentazione. Vuoi per lo stile colorato e a tratti psichedelico di ciò che è stato mostrato su schermo, oppure per l’elevato numero di creature bizzarre presentate in rapida successione, non si poteva nascondere un certo e genuino interesse per Keeper.
Fin dai primi anni duemila, lo studio con sede a San Francisco è sempre stato sinonimo di creatività per il mercato videoludico, mentre con la realizzazione di Pyschonauts 2 (recensito qui) è riuscito definitivamente ad alzare l’asticella ed ambire a competere con progetti ben più blasonati anche sul fronte meramente qualitativo.
Eppure, lo voglio ribadire fin da queste prime righe, il team ha nuovamente deciso di mettersi in gioco, senza percorrere sentieri comodamente già battuti, portando invece sugli schermi di qualsiasi utente Microsoft o PC un progetto completamente nuovo.
Fresco nelle idee, ma rischioso sia dal punto di vista del mero gameplay che della narrazione. Il tutto, cercando di raccontare una storia coinvolgente senza alcuna parola, affidandosi solo a immagini e suoni.
Il risultato finale è riuscito a convincermi? In larga parte sì, e ora vi spiego il perché.
Quasi amici
La storia di Keeper getta il giocatore in una sperduta e misteriosa distesa di terra circondata dal mare, in un periodo storico non ben specificato, ma che lascia intendere che l’era dell’uomo è in qualche modo giunta al termine. La natura verde e incontrastata si è presa i propri spazzi con la forza rispetto a sparuti segni della civiltà, favorendo la proliferazione di creature bizzarre, così come esseri antropomorfi risvegliati da misteriose entità ultraterrene.
In questo luogo criptico, al tempo stesso colorato e spento, vivace e tetro, a seconda di biomi e condizioni climatiche che si alternano continuamente, il giocatore è chiamato a vivere sulla propria pelle il viaggio di un curioso uccello marino e un faro diroccato, ma rianimato da misteriosi e magici arbusti.
Il loro incontro, estremamente rocambolesco, dà il via a un viaggio segnato dalla nascita ed evoluzione di un’inconsueta amicizia; un legame che si consolida tra continui ostacoli e difficoltà, in un mondo dove un oscuro male sta silenziosamente dilaniando l’intera isola - come un parassita – rovinandone gli equilibri.
Non voglio volutamente addentrarmi maggiormente nella descrizione della storia di Keeper perché è un elemento, tanto criptico quanto affascinante, che deve essere scoperto in modo genuino con il passare delle ore su schermo.
Rimane un parziale rimpianto legato al ritmo altalenante della narrazione e dei suoi avvenimenti; estremamente lenti e a tratti goffi nella prima metà dell’avventura, per poi lasciare spazio a brusche e improvvise accelerate emotive che, forse, potevano essere gestite con maggiore cura.
Un peccato perché è evidente fin dai primi minuti di gioco lo sforzo profuso per caratterizzare ambientazioni e creature, almeno sul fronte meramente estetico, con un certo nesso logico (ti consiglio un monitor come questo disponibile su Amazon).
A conti fatti, la lore di fondo avrebbe meritato maggior respiro piuttosto che risultare quasi impercettibile, lasciata inspiegabilmente esposta solo con la descrizione dei titoli conferiti sbloccando alcuni achievement in game (disseminati in varie aree di gioco più nascoste).
Si tratta, a essere specifici, di piccoli elementi che fanno storcere un po’ il naso, ma che non minano il valore generale della storia; valorizzata da una scelta coraggiosa di rappresentazione della stessa esclusivamente con le azioni su schermo, senza alcuna frase o descrizione testuale.
Un viaggio da interpretare
Dal punto di vista del gameplay, Keeper riflette la stessa qualità descritta ampiamente per il comparto narrativo. I movimenti del faro sono lenti e grezzi per enfatizzare la vulnerabilità di una struttura che non può nascondere i segni del tempo, mentre il colorato pennuto a supporto può essere richiamato e guidato solo per il superamento di determinati ostacoli ambientali.
Ci sono alcune curiose e sagge variazioni sul tema che permettono al faro di essere più rapido, così come non mancano sezioni più platform o frenetiche che si alternano con una certa disinvoltura e sorpresa. Il risultato finale, nel suo insieme, rimane soddisfacente, ma comunque più guidato del previsto.
Tra le varie aree di gioco, segnalo la presenza di alcune zone di più ampio respiro, dove seguire un certo ordine per superare i divertenti puzzle ambientali, anche se mai davvero complessi da risolvere. Tuttavia, l’esplorazione e la sensazione di scoperta annessa ne traggono giovamento solo fino a un certo punto.
Tale elemento, in realtà, è accentuato da una gestione della telecamera praticamente assente, dove l’inquadratura cambia automaticamente senza alcuna possibilità di intervento e a seconda dell’area in cui si trova l’utente.
Una scelta obbligata considerando la necessità di sfruttare l’analogico sinistro per muovere il faro ed il destro per direzionare la sua luce a seconda dell’evenienza, ma che appesantisce gli spostamenti e rischia generare una certa frustrazione su schermo, soprattutto nella prima parte dell'esperienza.
Un vero peccato perché a seguito di alcuni avvenimenti, l’accelerata narrativa della seconda metà dell’avventura di Keeper si riflette anche in una valorizzazione del suo gameplay, con una sterzata adventure ed enigmi più soddisfacenti, con questi ultimi letteralmente più belli da vedere e da vivere pad alla mano.
Ultimo, ma non per importanza, due rapide considerazioni anche per il comparto tecnico di Keeper. Da apprezzare senza riserva musiche e suoni, a supporto di una palette cromatica così accesa e varia da risaltare ogni sfondo e regalare scorci sui quali soffermarsi a più riprese. Il livello di dettaglio di per sé, però, non è poi così eclatante, con una mole poligonale che soffre le inquadrature ravvicinate e le scene di intermezzo più dinamiche.