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10 fumetti perfetti per iniziare a leggere Batman

Dalle origini alle migliore saghe moderne: 10 storie cult per conoscere il Cavaliere Oscuro e iniziare a leggere le avventure di Batman a fumetti.

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Immagine di 10 fumetti perfetti per iniziare a leggere Batman
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Avatar di Domenico Bottalico

a cura di Domenico Bottalico

Staff Writer Cultura POP

Pubblicato il 28/08/2025 alle 09:00

L'estate sta finendo e, avvicinandoci al mese di settembre, inevitabilmente ci avviciniamo anche al Batman Day. Quale occasione migliore per avvicinarsi alle avventure a fumetti del Cavaliere Oscuro? Batman debuttò sulle pagine di Detective Comics, creato nel 1939 da Bob Kane e Bill Finger, cambiando per sempre il panorama dei supereroi e diventando prototipo e canovaccio per il supereroe "urbano". Oggi Batman è il supereroe più amato della cultura pop, protagonista di tantissime pubblicazioni per tutte le età ma anche di diversi adattamenti al cinema, in TV e nel mondo dei videogiochi.

Chi è Batman

Batman è il supereroe più iconico e amato della cultura pop. Creato nel 1939 da Bob Kane e Bill Finger, debuttò sulle pagine di Detective Comics. La sua identità segreta è quella di Bruce Wayne, miliardario di Gotham City che, dopo aver assistito da bambino all’omicidio dei genitori, decide di dedicare la sua vita alla lotta contro il crimine. A differenza di molti altri eroi, Batman non possiede superpoteri: la sua forza risiede nell’allenamento fisico, nell’ingegno, nella tecnologia avanzata e soprattutto in una ferrea determinazione alimentata da un rigido codice etico e morale.

Questo lo rende un personaggio complesso, umano e al tempo stesso larger-than-life. Gotham è il suo teatro principale, una città oscura e corrotta popolata da nemici leggendari: dal folle Joker alla letale Poison Ivy, dall’enigmatico Enigmista al tragico Due Facce. La sua doppia vita, divisa tra l’immagine pubblica del ricco filantropo e quella del vigilante mascherato, rappresenta uno dei nuclei tematici centrali delle sue storie. Batman membro della Justice League, ma resta sempre un eroe solitario. Il suo simbolo, il pipistrello, incarna la paura trasformata in forza: un archetipo moderno che continua a ispirare generazioni di lettori.

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Anno Uno

Dopo Crisi sulle Terre Infinite (1985), DC decise di azzerare il proprio universo narrativo, riscrivendo da capo le origini di eroi come Superman e Wonder Woman. Batman, invece, rimase sostanzialmente invariato: la sua genesi era già chiara e consolidata. Ciò non impedì però a Frank Miller di proporne una rilettura moderna e urbana in Anno Uno, pubblicata su Batman #404-407 (febbraio – maggio 1987) e illustrata da David Mazzucchelli.

In questo retelling non viene rivissuto l’omicidio dei coniugi Wayne, ma la storia si apre con Bruce già adulto che torna a Gotham dopo anni di assenza. Le tappe della sua formazione restano volutamente sfocate e saranno chiarite solo in seguito. Parallelamente, incontriamo James Gordon, da poco trasferito da Chicago come tenente di polizia: anche le ragioni del suo arrivo verranno svelate gradualmente.

Miller costruisce così una narrazione tesa e duale, alternando i punti di vista di Bruce e Gordon, due uomini agli antipodi ma mossi dallo stesso obiettivo: restituire giustizia a una città malata. Non compaiono ancora i celebri villain, ma avversari altrettanto insidiosi: la corruzione della polizia e le famiglie criminali che dominano Gotham. Mazzucchelli traduce il tutto in tavole asciutte, cupe e incisive, che restituiscono l’anima pulp e cruda della vicenda.

Anno Uno non è solo una storia di origini, è un noir intenso che racconta la sottile linea etica e legalità. Dove finisce la giustizia e dove inizia il vigilantismo? Può un uomo farsi carico da solo di una crociata senza fine? Frank Miller risponde con una delle opere più influenti di Batman, che ha ispirato profondamente il cinema, da Batman Begins a The Batman.

Il Lungo Halloween

Gli esordi del Cavaliere Oscuro così come raccontati in Anno Uno hanno influenzato profondamente gli autori successivi, e tra questi spicca Jeph Loeb. Nel 1996 lo scrittore, affiancato dalle atmosfere cupe e chiaroscurali dei disegni di Tim Sale, firma una miniserie in 13 capitoli che prosegue idealmente le vicende di Frank Mille in Il Lungo Halloween.

La trama si apre con Batman deciso a colpire la malavita organizzata che domina Gotham, guidata dal boss Carmine “Il Romano” Falcone. Per riuscirci stringe un’alleanza fragile ma necessaria con il tenente James Gordon e il procuratore distrettuale Harvey Dent. Inaspettatamente, anche Catwoman - già reimmaginata da Miller in Anno Uno - si inserisce nella partita, rivelandosi un’alleata preziosa.

L’equilibrio del trio, tuttavia, viene sconvolto dall’arrivo di un assassino misterioso che colpisce solo nei giorni di festa. Soprannominato Holiday, il killer inizia a eliminare uomini chiave dei clan Falcone e Maroni, ma non risparmia nemmeno figure legate a Batman e Dent, generando sospetti e tensioni crescenti.

Sarà proprio in tribunale che Dent, sfigurato dall’acido, diventerà l’iconico Due Facce, incarnando la tragedia e l’ambiguità morale della storia. Gotham è segnata da una ferita insanabile: la perdita del suo campione "pubblico" nella lotta alla criminalità. Una sconfitta amara anche per Batman, costretto a riconoscere i limiti della sua crociata solitaria.

Il Lungo Halloween, profondamente ispirato a Il Padrino, è un giallo avvincente che fonde il gusto hard-boiled di Frank Miller con un affresco corale della malavita gothamita. Al tempo stesso racconta la caduta di Harvey Dent, una delle tragedie più potenti dell’universo di Batman.

Vittoria Oscura

La rivisitazione dei primi anni di attivitò del Cavaliere Oscuro da parte di Jeph Loeb e Tim Sale trova il suo culmine nel 1999 con Vittoria Oscura, sequel diretto di Il Lungo Halloween e anch’esso composto da 13 numeri. La storia si apre con un nuovo serial killer, L’Impiccato, che colpisce durante le festività ma prende di mira esclusivamente membri della polizia. In un clima già segnato dal crollo di fiducia nelle istituzioni, Batman si trova a indagare con il sospetto che dietro agli omicidi possa esserci Harvey Dent/Due-Facce, consumato dalla vendetta.

A rendere la situazione ancora più tesa è l'ingresso in scena di Sofia Falcone Gigante, figlia del boss Carmine, desiderosa di vendicarsi di Dent nonostante sia costretta su una sedia a rotelle. Intanto, Jim Gordon vede sgretolarsi la sua squadra di fedelissimi, mentre i vuoti lasciati dalle famiglie Falcone e Maroni vengono insidiati da nuovi criminali come Tony Zucco, il cui nome sarà fondamentale per il futuro di Batman. Proprio in questo contesto oscuro fa la sua comparsa Dick Grayson, giovane orfano che Bruce Wayne prenderà sotto la sua protezione, segnando la nascita di Robin.

Il mistero dell’Impiccato si dipana senza una vera risoluzione definitiva, ma lascia dietro di sé un percorso di sangue e vendetta che consolida la solitudine del Cavaliere Oscuro.

Vittoria Oscura chiude idealmente il cerchio aperto da Il Lungo Halloween, mantenendo la stessa struttura complessa e un tono cupo e crepuscolare. Meno innovativo ma altrettanto incisivo, è un noir intriso di incertezza e di dolore, mitigato soltanto dall’arrivo di Robin, che porta nuova luce nella crociata di Batman.

Hush

Tra le saghe ideali per avvicinarsi al mondo dei fumetti di Batman, una spicca per l’impatto che ha avuto e continua ad avere Hush. Pubblicata nel 2002 in 12 numeri su Batman #608-619, porta la firma di Jeph Loeb ai testi e di Jim Lee ai disegni, in uno dei momenti più alti della carriera dell’artista coreano-americano.

La trama ruota attorno a una cospirazione che mira a mettere l’intera galleria di criminali di Gotham contro il Cavaliere Oscuro. La vicenda si apre con una serie di attacchi orchestrati da diversi villain storici – dal Joker a Poison Ivy, da Killer Croc a Harley Quinn – che mettono in ginocchio Gotham e trascinano Batman in una spirale di conflitti apparentemente scollegati.

Ben presto, però, il Cavaliere Oscuro si rende conto che qualcuno sta tirando i fili nell’ombra, un regista invisibile che conosce ogni suo punto debole e che sembra deciso a colpirlo non solo fisicamente, ma anche psicologicamente. Per far fronte a questa minaccia, Bruce è costretto a mettere in discussione persino le proprie alleanze: l’ambigua relazione con Catwoman si fa centrale, oscillando tra collaborazione e tradimento, mentre i fantasmi del passato tornano a tormentarlo. L’ombra della morte di Jason Todd, il secondo Robin, riemerge con forza, insieme a segreti nascosti dell’infanzia di Bruce, che porteranno alla rivelazione di un nuovo e insospettabile avversario.

Pur non essendo una storia priva di difetti – il finale fu probabilmente condizionato da scelte editoriali che portarono a successive modifiche – Hush resta una lettura imprescindibile. Il suo fascino deriva da una miscela irresistibile di azione spettacolare, atmosfera investigativa e richiami al passato del Cavaliere Oscuro. A rendere l’opera memorabile sono soprattutto i disegni mozzafiato di Jim Lee, che in queste pagine raggiunge la piena maturità artistica, dando vita a tavole di straordinaria potenza visiva.

The Killing Joke

Joker nacque dalla mente di Bill Finger, Bob Kane e Jerry Robinson, che si ispirarono alle inquietanti fattezze dell’attore Conrad Veidt nel film L’uomo che ride. Il suo debutto avvenne in Batman #1 (aprile 1940) e, a distanza di oltre ottant’anni, le sue origini restano ancora avvolte nel mistero. Nel tempo, fumetti, cinema e televisione hanno più volte tentato di raccontarne il passato, fornendo interpretazioni diverse e spesso contraddittorie.

Tra tutte, però, una storia si è imposta come la più emblematica e potente: The Killing Joke (1988), scritta da Alan Moore e disegnata da Brian Bolland. Considerata da molti fan la versione più autorevole delle origini del Principe Pagliaccio del Crimine, questa graphic novel mette in scena la connessione morbosa tra Batman e il suo più grande nemico.

La trama parte da una nuova fuga dall’Arkham Asylum. Il Joker vuole dimostrare la sua teoria: chiunque può diventare come lui, basta una sola giornata terribile. Per provarlo, rapisce il Commissario Gordon e aggredisce brutalmente sua figlia Barbara che, colpita da un colpo di pistola, rimarrà paralizzata. Mentre Batman corre per fermarlo, la narrazione alterna flashback che mostrano un passato segnato dal fallimento: un comico senza successo, spinto dalla disperazione a intraprendere una carriera criminale. L’inevitabile caduta in una vasca di sostanze chimiche sancirà la sua trasformazione definitiva: pelle bianca, capelli verdi e una mente piegata alla follia.

Il climax arriva con un confronto atipico: Batman tende una mano al Joker, offrendogli una possibilità di redenzione. Ma il Clown del Crimine rifiuta, scegliendo di condividere con lui solo una barzelletta. I due ridono insieme, in una delle scene più disturbanti e ambigue della storia del fumetto.

The Killing Joke è un’opera cardine che riflette sulla sottile linea tra razionalità e follia, suggerendo che Batman e Joker siano davvero due facce della stessa medaglia. Nata come storia autonoma, ebbe un impatto tale da entrare stabilmente nella continuity di Batman, segnando per sempre il destino di Barbara Gordon e ispirando anche celebri adattamenti cinematografici, da Batman (1989) di Tim Burton a Il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan.

Arkham Asylum 

Per anni Batman ha catturato i suoi nemici per poi rinchiuderli nel famigerato manicomio di Arkham, luogo oscuro e inquietante che ospita alcuni dei criminali più pericolosi di Gotham. Ma cosa si nasconde davvero dietro le mura di questa struttura? A rispondere è Grant Morrison, che nel 1989 firma Arkham Asylum, graphic novel destinato a diventare una delle opere più influenti e reinterpretate dell’intera mitologia dell’Uomo Pipistrello.

La storia si apre con un’emergenza: i pazienti dell’Arkham, guidati da Joker, hanno preso il controllo dell’edificio e sequestrato il personale. Per liberarli, Batman è costretto a partecipare a un folle gioco psicologico imposto dal suo nemico di sempre. In solitaria, dovrà attraversare il manicomio e resistere agli assalti dei suoi avversari più temibili, muovendosi in un ambiente che sembra riflettere la follia stessa dei suoi prigionieri. Parallelamente, Morrison inserisce flashback che raccontano la tragica vicenda di Amadeus Arkham, fondatore dell’istituto, segnato dalla malattia mentale della madre e da un destino inevitabilmente oscuro.

A differenza del realismo cupo che caratterizzava i fumetti di Batman negli anni 80, Morrison propone un’opera visionaria e profondamente psicologica, dove la follia viene trattata con un taglio quasi junghiano e venature lovecraftiane. Un approccio che trova la sua massima espressione nelle illustrazioni pittoriche e surreali di Dave McKean, che trasforma le tavole in un’esperienza visiva disturbante e onirica, perfettamente in sintonia con la narrazione.

La Corte dei Gufi

Quando si vuole consigliare una run di Batman, cioè un ciclo di storie scritte e disegnate da un unico team creativo, è importante valutare due aspetti: accessibilità e organicità. In questo senso, una delle più significative e moderne interpretazioni del Cavaliere Oscuro è senza dubbio quella realizzata da Scott Snyder ai testi e Greg Capullo ai disegni, avviata nel 2011 con il rilancio New 52.

Approfittando della ripartenza dal numero uno, Snyder costruisce la sua gestione su due direttrici chiare: da un lato l’intreccio profondo fra Batman, le antiche famiglie di Gotham e la città stessa, dall’altro l’ossessivo rapporto con il suo eterno avversario, Joker. Le atmosfere sono cupe, spesso venate di horror, e il racconto alterna sequenze spettacolari d’azione a momenti corali che coinvolgono l’intero universo dei personaggi di Gotham.

A dare forza visiva alla narrazione sono le tavole potenti e dinamiche di Greg Capullo, che in questa occasione raggiunge una piena maturità artistica. Il suo Batman è moderno, solido e riconoscibile: un personaggio che prende ispirazione da cinema, videogiochi e serie TV, ma che trova una sintesi efficace e personale nel linguaggio del fumetto.

Il Batman di Snyder e Capullo raggiunge il suo culmine in due archi narrativi ormai classici, La Corte dei Gufi e Morte della Famiglia. Qui il Cavaliere Oscuro è un eroe resiliente ma non infallibile, costretto a confrontarsi con nemici che minano le sue certezze più profonde e con scelte personali che pesano tanto quanto la lotta al crimine. In particolare, la rappresentazione del Joker – inquietante, quasi sovrannaturale – segna una delle sue versioni più disturbanti e memorabili, capace di colpire Batman nel suo punto più vulnerabile: il legame con i suoi alleati.

L’unico punto debole della gestione di Snyder è forse rappresentato dai finali: spesso aperti o eccessivamente ispirati a modelli letterari, come accade in Morte della Famiglia, dove il riferimento a Sherlock Holmes di Arthur Conan Doyle risulta piuttosto evidente.

Batman and Robin di Peter J. Tomasi & Patrick Gleason

Nella sua complessa ricostruzione sincretico-filologica, Grant Morrison non poteva esimersi dall’omaggiare il Batman televisivo di Adam West. Nel mezzo della sua run, lo scrittore scozzese lancia la serie Batman and Robin, in cui Damian Wayne affianca il “nuovo” Batman, Dick Grayson, subentrato a Bruce Wayne dopo gli eventi di Crisi Finale. Il risultato è un inedito Dinamico Duo dalle tonalità più leggere, in cui il temperamento ribelle e spavaldo di Damian contrasta con l’atteggiamento più classico e riflessivo di Dick. Tuttavia, questo esperimento narrativo, pur affascinante, rimane per Morrison un tassello funzionale nella sua visione d’insieme.

Il vero salto di qualità arriva con il passaggio della testata nelle mani di Peter J. Tomasi e Patrick Gleason. Ripartendo dall’intuizione di Morrison, il duo creativo pone al centro il rapporto tra il redivivo Bruce Wayne e suo figlio Damian. Qui il tono cambia radicalmente: non più semplice collaborazione tra eroe e spalla, ma un legame intimo e tormentato tra padre e figlio. Damian, cresciuto dalla Lega degli Assassini per diventare un’arma perfetta, deve ora confrontarsi con i principi morali incrollabili del Cavaliere Oscuro. Ne nasce una tensione costante, fatta di conflitto e ricerca di equilibrio, che rende questa iterazione di Batman e Robin profondamente diversa da tutte le precedenti.

Accolto inizialmente con diffidenza dai fan, Damian trova finalmente dignità narrativa grazie a Tomasi, che lo trasforma da macchietta arrogante a personaggio complesso e tridimensionale. Le sue fragilità e il suo desiderio di approvazione paterna emergono pagina dopo pagina, creando momenti di sorprendente intensità emotiva.

Il tutto è reso possibile anche dai disegni di Patrick Gleason, che con il suo tratto dinamico e l’uso sapiente del chiaroscuro cattura l’energia dei combattimenti e le sfumature dei rapporti umani. Le sue tavole, potenti e mai ridondanti, hanno contribuito a consacrarlo come uno dei disegnatori di punta dell’era moderna di Batman.

Batman and Robin non è solo una tappa obbligata per conoscere Damian Wayne, ma un tassello fondamentale per comprendere l’evoluzione del Cavaliere Oscuro nel XXI secolo.

Batman di Neal Adams & Denny O'Neil

Uno dei momenti più determinanti nella storia editoriale di Batman è rappresentato dal lavoro congiunto di Neal Adams ai disegni e Denny O’Neil ai testi. Senza il loro contributo, il successivo approccio di Frank Miller sarebbe stato probabilmente impensabile. La loro visione rifonda il personaggio, riportandolo alle radici oscure ma con una sensibilità moderna, più vicina al pubblico degli anni Settanta.

Un esempio lampante è la Original Demon Saga (Batman #232, 235, 240, 242-244 - data di copertina giugno 1971/settembre 1972), dove il Cavaliere Oscuro assume i tratti di un eroe muscolare e agile, a metà tra Bruce Lee e James Bond, impegnato in missioni internazionali che lo vedono affrontare minacce globali. In queste avventure fanno il loro debutto Ra’s al Ghul e sua figlia Talia, destinati a diventare figure centrali nel suo mito.

Parallelamente, a Gotham si sviluppano storie come La vendetta in cinque atti del Joker!, che restituisce al Clown Principe del Crimine una ferocia spietata, e La notte della mietitrice!, in cui il passato oscuro della città riemerge attraverso la presenza di rifugiati nazisti. Gotham torna così a essere un luogo cupo, minaccioso e imprevedibile.

Il lavoro di Adams e O’Neil segna una vera rinascita. Il primo ridefinisce l’iconografia visiva di Batman con un segno nervoso, realistico e vibrante, mentre il secondo, dopo l’era televisiva di Adam West, restituisce al personaggio storie dure, drammatiche e viscerali.

Il Ritorno del Cavaliere Oscuro

Tra le molte avventure di Batman, una in particolare affronta l’idea della sua fine ed è, allo stesso tempo, la più celebre della sua storia editoriale: Il Ritorno del Cavaliere Oscuro di Frank Miller, pubblicato nel 1986.

Nel pieno del revisionismo supereroistico, Miller piega le suggestioni psicologiche del fumetto britannico (Alan Moore, Jamie Delano, Grant Morrison) a una riflessione sociopolitica aspra e abrasiva. Una strada che pochi altri percorreranno: Howard Chaykin, alcuni autori underground e, in seguito, Warren Ellis.

La vicenda si svolge in un futuro non meglio definito, intriso di estetica anni Ottanta. Bruce Wayne, ormai uomo di mezza età, ha smesso da tempo i panni di Batman. Ma quando Gotham è travolta dal caos a causa della violenza della gang dei Mutanti, decide di indossare nuovamente il mantello. Intanto, vecchi nemici come Due Facce e Joker vengono “riabilitati” con eccessiva facilità, mentre sul piano geopolitico esplode una crisi tra Stati Uniti e Unione Sovietica, sull’isola di Corto Maltese. Superman sventa la detonazione di un missile nucleare, ma l’impulso elettromagnetico che ne consegue getta Gotham nel blackout, preludio allo scontro epico tra l’Uomo d’Acciaio e il Cavaliere Oscuro.

Il Ritorno del Cavaliere Oscuro mette in scena alcuni temi centrali della modernità: il vigilantismo illegale, la contrapposizione insanabile tra Batman e Superman, il ritorno tragico dei villain e la costante minaccia nucleare. Miller costruisce un universo dominato da un nichilismo attivo, evidente già dalla prima pagina.

Il Superman descritto da Miller è l’incarnazione della cieca fedeltà alle istituzioni, ridotto al ruolo di “soldato” governativo. In contrasto, Batman diventa il simbolo di una moralità alternativa, dura e autentica, che rifiuta i falsi valori di buonismo e permissivismo. Una visione che molti critici hanno definito reazionaria e destrorsa, tanto estrema da sfociare quasi in un movimento circolare, vicino ad alcune opere di John Milius, Sam Peckinpah e, più tardi, Clint Eastwood.

La forza del racconto si riflette nel comparto visivo. La struttura delle tavole introduce l’uso innovativo degli inserti, tecnica che restituisce la frammentazione della modernità fatta di mille voci contrastanti. L’orizzontalità domina la griglia, dilatando il ritmo e creando la cosiddetta “gabbia di sospensione”.

Il tratto di Miller, ancora in evoluzione, preannuncia la sintesi che diventerà sua cifra stilistica. L’alternanza tra pieni e vuoti tipica del bianco e nero trova una nuova energia nelle chine spesse e incisive di Klaus Janson e nella colorazione cupa e materica di Lynn Varley.

Ucronico, distopico, brutale e sorprendentemente realistico, Il Ritorno del Cavaliere Oscuro è un capolavoro assoluto del fumetto mondiale. Reinventa la parabola classica del ritorno dell’eroe, mescolando suggestioni dell’epica e influenze della letteratura giapponese tanto amata da Miller. Ma soprattutto, offre una riflessione organica e feroce sulla società, sui media e sulla politica contemporanea. Un’opera imprescindibile, che ha ridefinito per sempre il mito di Batman.

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